Le carte delle indagini - Vernici, farmaci, guaine catramate, filtri dell'olio motore finivano in discarica come immondizia trattata. Invece dalla Lonzi Metalli, secondo i pm quartier generale dell'associazione a delinquere, i camion entravano ed uscivano con tempi record, anche solo un minuto. Da una parte la non curanza delle leggi, dall'altra le aziende "fornitrici" (per continuare ad avere quei prezzi così bassi) dovevano sottostare alle regole per non farsi scoprire
Il trucco era lo stesso dei camorristi, il girobolla che trasforma rifiuti pericolosi in scarti inoffensivi. Le stesse aziende, più che capannoni per trattare la spazzatura, sembravano le ville inespugnabili dei capiclan. Gli arrestati di Livorno non c’entrano niente con le attività mafiose della Terra dei Fuochi, ma ne avevano replicato il know-how. Anche la Toscana, e da tempo, ha scoperto che la monnezza è oro. Basta falsificare le carte e saltare le prescrizioni, con mosse collaudate che nel caso della Lonzi Metalli, che da decine di anni è uno dei centri maggiori di raccolta di Livorno, erano la regola. Proprio la Lonzi, secondo l’inchiesta della dda di Firenze e della Procura di Livorno (che ha portato a 6 arresti, 5 interdizioni e a due imprese sequestrate), era il fulcro di un sistema criminale specializzato nella gestione illecita dei rifiuti. Segnato dalla stessa noncuranza delle regole e del bene comune a cui ci hanno abituato le cronache giudiziarie sui Casalesi, unita a una certa indolenza del carattere livornese: nelle intercettazioni non si contano i M’importa una sega, uno di questi è dedicato perfino ai bambini di una scuola. “I bambini si ammalano? Che muoiano, m’importa una sega a me se si sentono male”. M’importa una sega: non me ne frega niente.
video diffuso dai carabinieri forestali
“L’importante è che sulla carta sia tutto a posto”, ripetono gli indagati nelle intercettazioni. Un sistema che ha fatto arrivare in due discariche tra le colline e il mare dell’alta Maremma qualcosa come 200mila tonnellate di rifiuti pericolosi mai trattati. I danni ambientali sono incalcolabili e le responsabilità, dice a ilfattoquotidiano.it chi ha effettuato le indagini, vanno cercate anche nei sistemi di controllo: “E’ netta la sensazione che siano inadeguati”. Tanto che le irregolarità riguardano anche una discarica di proprietà interamente pubblica, quella di Scapigliato, che si trova a Rosignano, a sud di Livorno, e l’Aamps, l’azienda di raccolta rifiuti del Comune di Livorno (al momento non indagata).
Come Fort Knox
Rifiuti “non troppo chanel”
Il girobolla, “come Ciccio Bello”
A quel punto i camion carichi di monnezza pericolosa, a volte tossica, si avviavano verso due discariche in provincia di Livorno gestite da società a partecipazione pubblica: il sito di Scapigliato di Rea Impianti, nel comune di Rosignano Marittimo, o quello di Piombino di Rimateria, nonostante quei rifiuti, chiarisce il gip, fossero “inidonei al conferimento in discarica”, perché non trattati e non recuperati. “Tale comportamento non sarebbe attuabile se non con la piena complicità delle discariche alle quali vengono conferiti i rifiuti che accettano indistintamente gli stessi senza mai controllarli o effettuando dei controlli a campione concordati” nonostante gli obblighi di legge, aggiunge il gip. Così, i mezzi della Ferdeghini di La Spezia facevano la stessa cosa concessa a un’altra società, la Fbn di Prato, attraverso il suo collaboratore chiamato dagli interlocutori “Ciccio Bello”: “Poi con lo stesso camion riparte e va in Rea”, dicono in una conversazione intercettata due della RaRi. Proprio come nella Terra dei fuochi, spiega ancora a ilfatto.it chi ha svolto le indagini, “l’aggiramento delle regole di corretta gestione dei rifiuti è ormai perfettamente operativo anche in Toscana”. Stando alle carte dell’inchiesta, da Ra.Ri alcuni carichi andavano anche alla discarica di Bulera, in provincia di Pisa, sul cui progetto di ampliamento – controverso –ilfattoquotidiano.it ha scritto più volte nei mesi scorsi.
“Se uno comincia a selezionare, rifiuti non se ne trova eh?”
Irregolarità anche da Aamps
Un’inchiesta che, ci tiene a precisare Squillace Greco, “conferma il patrimonio di professionalità ed esperienza rappresentato dalla Forestale. Una ricchezza accumulata negli anni che sarebbe un peccato se andasse dispersa”. E presto nel registro degli indagati, dove sono iscritti oltre 50 soggetti, potrebbero finire altre aziende che portavano i rifiuti a Lonzi Metalli e RaRi. Possibile che non sapessero niente di quello che avveniva una volta oltrepassate le mura di “Fort Knox”? Credibile che non si siano mai chieste il perché di quei prezzi così vantaggiosi? La gestione illecita dei rifiuti, scrive il Gip, ha interessato “anche una serie di altre compagini per le quali è necessario tuttavia acquisire ulteriori dati documentali”. Le irregolarità hanno interessato per esempio l’Aamps, al cento per cento del Comune di Livorno.
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
“Siamo a completa disposizione degli inquirenti che stanno portando avanti questa indagine in Toscana. A noi interessa che sia fatta piena luce sull’intero ciclo dei rifiuti – sottolinea l’amministrazione comunale di Livorno -. Da parte nostra siamo tranquilli, perché Aamps effettua controlli puntuali delle ceneri e delle scorie secondo il piano di analisi stabilito dall’AIA (autorizzazione integrata ambientale ) e a questo si aggiungono i controlli realizzati da Arpat. Non solo: fino ad ora Aamps ha conferito le ceneri leggere presso la RaRi per farle inertizzare, dopodiché questo rifiuto viene smaltito definitivamente in un impianto fuori dalla Toscana. Impianto che effettua ulteriori controlli in ingresso. Non abbiamo mai ricevuto segnalazioni o contestazioni sulla qualità di questi rifiuti. Siamo certi dunque che le indagini della magistratura accerteranno la correttezza dell’operato della nostra azienda dei rifiuti”.
Comune di Livorno