Un gruppo di studiosi dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia analizza una situazione da brividi: "Nell’area possibili esplosioni freatiche senza precursori evidenti". E da YouTube sono stati rimossi i video con le registrazioni del convegno. Il Fatto.it chiede dei video: nessuna spiegazione. Resta la polemica sulla telefonata in cui due ricercatori rimarcavano l'allarme ora al vaglio della Procura di Napoli
Gli studiosi non escludono il pericolo, ma allo stesso tempo cercano di non generare allarme. Eppure sui Campi Flegrei e sull’attività sismica dell’area qualche perplessità c’è. “C’è il rischio di esplosioni freatiche, in maniera improvvisa e senza precursori evidenti”. Questo è quanto rivela una ricerca elaborata da un gruppo di studiosi dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) presentata a Napoli a fine novembre, nel corso di una tre giorni dedicata alla situazione dell’area flegrea e dell’isola d’Ischia. Un convegno che si è svolto tra il 27 e il 29 novembre presso la sezione dell’INGV di Napoli (Osservatorio Vesuviano). Ma, al di là del contenuto della ricerca in questione, sono stati diversi gli interventi di studiosi con toni tutt’altro che rassicuranti. A riportare quanto è stato detto nel corso della tre giorni è il Corriere del Mezzogiorno secondo cui “quella delle eruzioni freatiche improvvise è una preoccupazione sottolineata durante il convegno napoletano” e, tra l’altro, non sarebbe l’unica, dato che “c’è la consapevolezza di avere a che fare nell’area flegrea con una caldera – spiega il quotidiano – una tipologia di vulcano che non consente previsioni accurate e attendibili sulle modalità e i tempi di una eventuale (non auspicabile) eruzione”.
IL CONVEGNO E I VIDEO – Ma c’è di più. Mentre fino a qualche giorno fa erano disponibili su YouTube i video con le registrazioni audio e le slide presentate alla tre giorni, in un secondo momento – fa notare il quotidiano – i contenuti sono stati rimossi. Ilfattoquotidiano.it ha chiesto lumi all’Ingv. Nessuna risposta in merito ai video, che non è dato sapere chi abbia pubblicato, ma sulla situazione dei Campi Flegrei e su quanto si è detto nel corso del convegno, l’Istituto ha diramato una nota nelle ultime ore. “Per quanto riguarda i Campi Flegrei – si legge – non sono emerse indicazioni di allarme imminente, ma tantomeno è stato possibile rassicurare sull’inesistenza del pericolo”. Lo stesso istituto spiega che nel corso del convegno ci sono state “circa cinquanta presentazioni in cui è stato esposto il lavoro di oltre duecento ricercatori dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e dei suoi associati di ricerca” e si sono svolte approfondite discussioni sui diversi temi napoliaffrontati. “L’incontro – spiegano dall’istituto – è stato trasmesso in diretta streaming a tutto il personale ma, proprio per il carattere interno e particolarmente tecnico della discussione scientifica, non ne era prevista la diffusione all’esterno”.
LA RICERCA – Nel corso del convegno è stato presentato da Roberto Isaia dell’Ingv anche uno studio elaborato da un’équipe internazionale e pubblicato sul Bulletin of Vulcanology lo scorso settembre. L’ipotesi è che in caso di forte agitazione del sottosuolo o per il passaggio di un’onda sismica “la quantità totale di gas diffuso può aumentare notevolmente”, creando così un effetto di sovrapressione che non riesce ad essere smaltita. Gli effetti? “In aree sismicamente attive, uno scenario simile non è improbabile e potrebbe portare a un’esplosione improvvisa e localizzata senza preavviso”. Diversi gli interventi di studiosi sulla situazione dei Campi Flegrei. Tra i massimi esperti anche Giovanni Chiodini, dirigente di ricerca dell’Ingv, che ha sottolineato come i flussi delle emissioni nella Solfatara “sono variati da 7-800 tonnellate al giorno agli inizi degli anni 2000, fino a oltre tremila tonnellate al giorno misurate nel 2011”. Morale: “Quello che succede adesso – ha detto lo studioso al convegno – non lo so e non lo sa più nessuno, perché inspiegabilmente sono finiti quei progetti di ricerca che hanno permesso di fare queste campagne, per cui quello che farà nel 2017 o nel 2018 lo saprà Dio…”.
LA PREVENZIONE CHE NON C’È – E mentre Giuseppe Mastrolorenzo della Protezione civile ha suggerito “non vi basate sulle nostre indicazioni, sulla previsione, ma sulla prevenzione” c’è da ricordare che nell’area flegrea si attende ancora l’aggiornamento del piano di evacuazione fermo al 1984 . Dal 2012 il Dipartimento della Protezione Civile mantiene il livello “giallo” di attenzione per l’area. E, intanto, l’Ingv assicura che “informerà tempestivamente le autorità di protezione civile qualora venissero ravvisate modificazioni significative dei parametri monitorati”. E ricorda, a questo proposito, un incontro pubblico sullo stato dei Campi Flegrei tenutosi proprio a Pozzuoli lo scorso 15 novembre. Un incontro svoltosi per tranquillizzare la popolazione della zona rossa, dopo le polemiche e i timori sorti con la pubblicazione, da parte del Corriere del Mezzogiorno, di una telefonata tra due ricercatori allarmati per la situazione del sottosuolo. Conversazione, al vaglio della Procura di Napoli, nel corso della quale venivano denunciate anche carenze organizzative e di strumenti di ricerca. Poi smentite dall’Osservatorio Vesuviano.