Sul sentiero del lago che ha i riflessi dell’acqua pallida dell’inverno, il profumo del bosco intorno, le basse montagne sull’orizzonte vicino, con poca neve perché anche qui le antiche fioccate non ci sono più, Harry estrae dallo zaino una padella, incendia un paio di braci e ci mette un po’ di incenso. E altre essenze profumate. E poi con la padella fumante celebra un piccolo, antico rito pagano, con un percorso in circolo. Lo fanno tutti da queste parti, di solito nelle case, il capofamiglia. E’ una tradizione a ridosso del Natale. Porta bene, allontana, credo, le cose negative, o aiuta a esaudire desideri. Insomma una di quelle cose che hanno il potere di rilassarti. Forse ti mette in contatto con l’universo. Harry, al secolo Harald Löffel, è un bel personaggio, affascinato dalle discipline orientali, conosce le pratiche di rilassamento e meditazione del Tai Chi e del Qi Gong e il modo di caricarsi di energia. E questo sembra sia uno dei luoghi più energetici della regione. Non so se mi sono sentito rigenerato, ma certamente coinvolto nella poesia di un piccolo luogo speciale. La padella dell’incenso sarà pure dell’Ikea, ma la magia resta.
Il lago è un minuscolo lago, grigio nella stagione grigia e blu intenso d’estate, che si chiama Hechtsee. E’ poco lontano da un piccolo paese, una cittadina che si chiama Kufstein. E siamo in Tirolo, a metà strada tra Innsbruck e Salisburgo. L’Austria più a ridosso della Baviera. Kufstein non ha neppure ventimila abitanti è il secondo centro tirolese ma naturalmente è schiacciato dalla fama preponderante di Innsbruck, il capoluogo che di abitanti ne ha quasi 130mila ed è la capitale della storica Principesca Contea del Tirolo. E appena arriva l’inverno diventa uno sfavillante turbinio di luci e colori. Di gente, di folle arrivate da tutte le parti. Kufstein è un’altra cosa. Calmo, pacato, rilassato oltre che rilassante. Sei quasi tentato di essere deluso quando ci arrivi per la prima volta. Poi le soprese, la scoperta di cose che non ti aspetti. Una dopo l’altra. Piano, piano, perché questo è lo stile.
La fortezza, per cominciare. Un gigantesco complesso appoggiato sulla collina a ridosso del centro una delle più importanti baluardi di difesa medievali austriache. Un manufatto che nel Medioevo era inespugnabile, lo si cita nei testi già operante nel 1205, e oggi suggestivo simbolo di un passato di fasti, guerre e difese del territorio. L’hanno rimaneggiata nel corso dei secoli ma conserva tutto il suo imponente fascino. Ci hanno aggiunto anche un ascensore per salire fin lassù, perchè qualche concessione a modernità e comodità è inevitabile, e anche un organo. Anzi un organo da record mondiale. L’Heldenorgel, che significa Degli Eroi, un “mostro” da 4.948 canne e 65 registri. Le canne più lontane sono collocate nella torre, la console dell’organista quasi 200 metri più in basso in linea d’aria in una costruzione appositamente realizzata. Un microfono sulla torre rimanda il suono con un altoparlante all’organista in basso che sente quel che suona in diretta senza il ritardo dovuto alla distanza. Fai un “do” e prima che arrivi sulla torre passano secondi. Sarebbe praticamente impossibile suonare.
Il resto è il fascino di tutti i castelli e fortezze. Le stradine di accesso (che sono meglio dell’ascensore), i saloni, le torri, le celle dei prigionieri, il grande spiazzo centrale (altra chicca: con un geniale e complesso sistema può essere coperto in caso di pioggia con un enorme “ombrello”) e gli alloggi dei soldati, la casamatta, cioè dove si piazzavano i cannoni a difesa. Dove si tiene il mercatino di Natale forse più particolare del mondo. Invece dei cannoni bancarelle. Con le solite cose che si vendono nei mercatini di Natale, certo, ma con una magnifica vista. Quella che si vede dall’alto è una valle stretta e la striscia di azzurro che serpeggia a fondovalle è l’Inn. C’è anche una locanda, la Festungswirtschaft. Naturalmente menù tipicamente tirolese. Un altro mercatino di Natale si tiene anche giù, nel parco cittadino, piccolo, quasi domestico, qualche bancarella di artigianato locale, soprattutto molte bancarelle gastronomiche con tutto il paese che si raduna a gruppetti di amici intorno ai tavolini all’aperto a gustarsi specialità tirolesi come gli zillertaler krapfen o i kiachln da buttare giù a tazze di vin brulé. Non è un mercatino che provoca code autostradali da servizi sui telegiornali come succede con quelli più celebri, ma naturalmente è meglio così. Sicuramente è meglio così.
Il “dolce inverno del Kufsteinerland” è lo slogan coniato dall’ufficio marketing, e riassume tutto. Insomma niente stress da queste parti. Code, affollamento, traffico. Anche perché, volendo, si lascia l’auto a casa e si arriva con un treno comodissimo, fin qui, alla stazione proprio sulla riva del fiume. (Poi in un paio di minuti a piedi si arriva all’Arte Hotel, vicino al municipio, proprio in centro). Non si fa sci da discesa, ma di fondo, giusto per restare in tema relax, perché siamo troppo bassi di quota, ma ci si rilassa. Anche volendo c’è una sola piccola seggiovia che fa tenerezza paragonata ai mostruosi impianti di risalita moderni, vintage, a un posto, come si usava negli Anni ’70, perfino chiusa d’inverno,.. che d’estate però porta su verso le malghe seminate in mezzo alle montagne. Finito l’inverno qui diventa tutto verde e liscio, vellutato, e il cielo e i laghi diventano blu. “Colazione in malga” si chiama un programma, sempre opera del marketing. Rende l’idea.
Poi scopri che Kufstein non vive da solo, ma in simbiosi con altri 7 minuscoli villaggi seminati lungo l’Inn, tutti insieme fanno la Kufsteinerland, appunto, pochi chilometri uno dall’altro e lo stesso spirito. Una specie di città orizzontale, allungata sulle rive dell’Inn. Quasi fossero piccoli quartieri di una città ariosa fatta di grandi spazi. Da Bad Haring a Langkampfen, da Schwoich a Thiersee, da Niederndorf a Niederndorferberg, da Ebbs a Erl. Con la solita sorprendente sorpresa dietro l’angolo. A cominciare da Erl, appunto. Da Kufstein sono pochi chilometri di strada praticamente senza traffico che d’estate si affolla di ciclisti, quattro case tipiche a forma di malga, che magari sono proprio malghe, e in mezzo ad un grande prato (ma qui tutto è un grande prato) compare una grande cosa spigolosa, enorme, puntuta, provocante. Capisci che dietro c’è il solito architetto o, peggio, un connubio di architetti. La vedresti bene nella Berlino ricostruita, in un sobborgo di Stoccolma, a Parigi o nella prossima Expo universale che si terrà da qualche parte. Ma qui, in questa valle che odora di pascoli, in una magnifica, verde solitudine un po’ ti sconcerta. E’ un teatro bellissimo e inaspettato, perfino importante, più importante di tanti teatri nell’Austria più classica e snob. Si chiama Festpielhaus Erl, costruito nel 2012, e ha un programma di concerti, di opere liriche, teatro, danza da invidia anche per molti teatri più famosi. Qui “in un posto più conosciuto per le mucche che per altro” parole dette con soddisfazione, mi pare, da un presidente regionale del Tirolo. Affascinante per le forme fuori, efficiente all’interno. Con una disposizione della platea geniale e un’acustica perfetta ottenuta foderando l’immensa sala con un sapiente mix di legni. Insomma una messa in scena architettonica imponente. Non basta, appena fuori c’è un’altra costruzione futuristica, il Passionsspielehaus, un altro teatro, che se è avveniristica oggi si ci può immaginare come doveva apparire nel 1958 quando venne costruito. E sta per essere ultimata un’altra costruzione che dovrà servire ad ospitare artisti, e tutto il personale che ruota intorno alle manifestazioni culturali. Anche questa modernissima, anche questa persa in un grande prato verde. E il contrasto con le case tradizionali con i balconi di legno e i gerani è formidabile. Il sapore tirolese che uno si aspetta, architettonico, gastronomico, di atmosfera naturalmente non manca. A Ebbs, bisogna infilarsi nella trattoria super-tirolese Zur Schanz, per dire. Ma a Ebbs c’è un altro monumento alla tradizione tirolese, l’Haflinger, che è un cavallo, quel pacioso quadrupede biondo, piccolotto e potente, dalla lunga criniera che fa parte dell’iconografia classica di queste parti. In Alto Adige si traduce in Avelignese, ma agli allevatori puristi di qui non piace, chiamiamolo Haflinger. E’ il Fohlenhof Ebbs il centro equestre e più importante, dicono con orgoglio, di questa razza. Ha un centro di addestramento, un’arena per show ed esibizioni e un museo sulle origini e la storia della razza. Ha più di cento purosangue dai quali parte un allevamento e una selezione che hanno portato ad esemplari sempre più puri e imponenti. Insomma l’avelignese, scusando il termine, piccolotto attaccato all’aratro nei campi dell’Alto Adige comincia ad appartenere al passato. Gli stalloni del Fohlenhof sono magnifici e possenti animali cresciuti almeno di parecchi centimetri al garrese. Ma ancora biondi e pacifici come sono da secoli. Teatri modernissimi, cavalli antichi.
Anche lo stesso Kufstein non è da meno in fatto di contrasti. La fortezza medievale che sovrasta, la vecchia Unterer Stadtplatz con il vecchio municipio, la casa Egger uno dei più classici esempi di art nouveau, il Marienbrunnen, un pozzo in stile gotico unico rimasto dei tre pozzi pubblici della città, il centro classico. Ma appena giri l’angolo ecco spuntare il genio di qualche altro architetto: è il Kultur Quartier, un piccolo quartiere dove, come dice il nome, incrociano le loro idee artisti e pensatori locali fatto di costruzioni ancora una volta modernissime. Insomma, niente a che fare con le tradizionali case decorate del resto. Se poi si scende giù alla fine della piazza fin sulla riva dell’Inn un altro monumento moderno. Anche questo inaspettato, una chitarra elettrica grande come un nostro Giuseppe Garibaldi, piazzata sopra un basamento, proprio come Garibaldi, e la scritta “Kufstein unlimited”. Doveva essere un’opera provvisoria per pubblicizzare un festival Pop-Rock ma è diventato un monumento fisso: tutti gli anni, musicisti che arrivano da tutto il mondo si danno appuntamento qui. Gente seria, di solito almeno una cinquantina di gruppi che infuocano i pacifici angoli della città per una rumorosa tre giorni verso la mezza estate sui vari palchi distribuiti ovunque. Senza limiti. La Traviata di Erl e i rockettari di Kufstein che convivono sui prati tirolesi. E non è un’altra sorpresa questa?
E poi c’è il bar da Guinness dei primati. Mentre si aggiungevano forsennatamente canne su canne all’organo dei record della fortezza qualcuno cominciava a comprare gin, di ogni marca e di ogni provenienza fino ad avere una collezione di 800 bottiglie, cosa che nessuno sembra avere. Sono tutte lì da vedere, ben allineate e protette da inferriate. Si chiama Stollen 1930 ed è il gin bar più spettacolare del mondo, non solo per tutto quel gin ma anche per la location. E’ esattamente sotto la fortezza, scavato dentro la collina, in una specie di sotterraneo-grotta inquietante ma affascinante. Musica a palla e tutti i giovani del paese ad affollarsi intorno al bancone. Mentre appena fuori il Tirolo della tradizione si raduna intorno ai tavoli dell’Auracher Löchl, forse il ristorante più antico di Kufstein. In una perfetta, staccata, convivenza.
Contatti e informazioni
Per sapere tutto sui programmi sul “dolce inverno” e le altre dolci stagioni del Kufsteinerland, perché la regione non “chiude” mai si deve fare riferimento all’efficiente Ufficio turistico e a Sabine Rainer-Lanthaler, Unterer Stadtplatz 11 – 6330 Kufstein
T +43-(0)5372-62207-22
s.rainer-lanthaler@kufstein.com
http://www.kufstein.com