Quattro mezze cartelle, proposta numero 16. Buona lettura e buon Natale, se non dovessi postare da qui al 24. Per informazioni su come inviare estratti di romanzi, racconti o poesie (no saggistica) leggete questo post, grazie.
Dall’Australia a Zero. Una raccolta di storie mal cominciate
di Raffaella Zinelli
Incipit
Quello che segue è un inventario di uomini, un esercizio d’ironia per alleggerire un po’ tutta questa caterva di storie sfigate del mio passato e magari riuscire a capirci qualcosa, semmai fosse possibile. L’idea è nata in un pomeriggio di quasi estate con un’amica, all’ennesimo nome strampalato che ho tirato fuori dal mio repertorio. Perché la cosa che salta subito agli occhi – è veramente assurda ma anche comica – è che questi uomini hanno più o meno tutti dei nomi tremendi, oppure dei cognomi imbarazzanti dove è tutta questione di accenti mal riposti, vuoi per la provenienza geografica vuoi per il karma familiare, e tutto questo da quando ho quindici anni. Incredibile. Mi piacerebbe molto trascriverli tali e quali, ma dubito sia possibile. Non sia mai che un domani uno di questi svitati si rigiri il libro tra le mani e mi denunci. Se invece taccio sul nome potrebbe rassegnarsi a pensare che mi sto probabilmente riferendo a qualcun altro.
P.s.: Sono buffi gli uomini, a volte sembra abbiano il ciclo al posto nostro. Comunque hanno il merito di farci ridere e riflettere. Come se non ci arrovellassimo già abbastanza il cervello. Ma andiamo con ordine, anzi in ordine alfabetico.
P.s. bis: Qualcosa è vero al cento per cento, qualcosa è vero solo al cinquanta, e qualcosa è inventato di sana pianta. Buona lettura.
Brano scelto
L’australiano
È il primo che apre questa lista in quanto la A è la prima lettera dell’alfabeto. Non ci sono altri motivi, né di ordine temporale né di importanza. Lo stesso criterio vale per tutti gli altri. Innanzitutto la stranezza di questa storia è che l’australiano, di Sydney, decise di trasferirsi proprio qui, in una città di mare microscopica con strade larghe al massimo per un camion. Ma è anche vero che qui vive il padre, conosciuto a malapena quando era piccolissimo.
Fisicamente era affascinante, alto e piazzato. Un gran parlatore, purtroppo però solo in inglese, quindi ho fatto una fatica bestia per instaurare con lui dei discorsi che avessero un senso e che andassero al di là del cosa fai nella vita e che tempo fa. Era un notevole bevitore. Mi raccontava che prima di uscire con me puntualmente si era già scolato una bottiglia di vino. Amava il bianco, ma anche con il rosso non scherzava. Sembrava sempre di buon umore (e te credo a forza di bere) e che stesse volentieri in mia compagnia.
Avevamo fatto qualche uscita romantica e mi aveva portato in posti che non conoscevo. Tra di noi ci sono stati solo baci e chiacchierate, a volte davvero fluide, quando la mia parlata di punto in bianco prendeva il decollo e mi sentivo con l’inglese nel Dna, impressione un tantino azzardata, lo so, ma questa situazione mi galvanizzava, era una cosa figa.
Mi piaceva pensare che non fosse rilevante parlare tutti e due la stessa lingua, che importanza aveva, si arriva ugualmente a capirsi. Ma ho cambiato idea molto presto. Mi sono resa conto di come fosse impossibile comunicare tutte quelle sfumature che colorano i discorsi, mi sono sentita imbrigliata in un linguaggio limitato e in argomenti stretti. Mi mancava la libertà di usare la meraviglia delle parole come avrei voluto.
Quarta di copertina
Una raccolta di storie con uomini strampalati raccontate in prima persona e sotto forma di rubrica. Si procede infatti in ordine alfabetico, dalla A alla Z (l’australiano, il bassista, il cinofilo, il direttore d’albergo ecc ecc). “Aveva poi la tendenza a parlare in continuazione e a dire sempre le stesse cose. Le solite frasi sul mondo, la pace, la povertà e le donne. Non so perché lo ascoltavo. Forse perché ogni volta mi illudevo che aggiungesse qualcosa di nuovo, e invece no. Se poi parlavo io, la sua attenzione durava pochi secondi stecchiti e m’interrompeva”.
Tra ironia e spunti di autoriflessione, una rassegna di uomini strambi, inventati o realmente esistiti. La conclusione, con Zero, lascia in sospeso perché è l’unica situazione che non si sa come andrà a finire. Più o meno tutti i protagonisti delle storie sono accomunati dal fatto di sparire senza dare spiegazioni.
L’autore
Mi chiamo Raffaella Zinelli, ho 37 anni e vivo a Livorno. Sono un’educatrice precarissima che ha ritrovato la voglia di scrivere nel momento in cui ha scoperto il buddismo, sette anni fa. Questo è il mio terzo romanzo, inedito come tutti gli altri (il quarto è in corso). Ma non mollo. Scrivere mi fa sentire viva e in questo terzo libro mi sono voluta prendere una rivincita su tutti gli uomini sconclusionati del mio passato.
raffazine@hotmail.it