L'unico produttore autorizzato è la Settantallora srl, guidata da una ex candidata locale de La Destra di Storace, che in cambio versa 13 euro di royalties per capo. Tutte destinate alla ricostruzione. E sempre loro producono anche t-shirt coi motti del sindaco Pirozzi. Ma la prima azienda che si era inventata le maglie - 14 anni fa - era amatriciana
Da simbolo della rinascita di una comunità a bandiera per una candidatura politica. Nella Amatrice di Sergio Pirozzi si è passati in breve tempo dal “popolo della felpa” alla “guerra delle felpe”. Le immagini del Comune del centro Italia, il più colpito dal terremoto del 24 agosto 2016, e del suo sindaco – ad oggi candidato alla presidenza della Regione Lazio per una coalizione civica di destra – sono divenuti quasi inscindibili nell’immaginario collettivo. Così come le felpe “alla Salvini” (il leader della Lega è suo amico e sostenitore) indossate dal carismatico primo cittadino nei tragici giorni post-sisma. Un simbolo diventato così famoso da arrivare a creare una sorta di merchandising solidale: le felpe, ma anche magliette, tazze, cappellini e perfino tutine per neonati. Il brand è sempre lo stesso: il nome e il logo del paese d’origine della pasta all’amatriciana.
Tutti possono produrre questi prodotti? In realtà no. L’unica autorizzata – con direttiva comunale – a realizzare e vendere articoli ufficiali di Amatrice (direttamente o all’ingrosso per altri punti vendita anche a Roma) con tanto di logo del Comune, è la Settantallora srl, una piccola società di abbigliamento che, particolare non da poco, si trova a Rieti. Da circa un anno, la ditta guidata da un’imprenditrice ed ex candidata locale de La Destra di Storace, Monia Bartolomei, può fregiarsi del titolo di produttore ufficiale in cambio di royalties piuttosto elevate – circa 13 euro su una felpa che ne costa 48 – che finiscono direttamente su un conto corrente del Comune amatriciano destinate alla ricostruzione (al momento sono stati raccolti 35mila euro). “La percentuale è altissima – spiegano dal Comune amatriciano – e la cifra è molto importante. In pratica a Settantallora resta solo il rimborso dei costi di produzione. Chi vuole fare lo stesso deve almeno pareggiare le royalties proposte”. Secondo quanto affermano dal Comune di Amatrice – è bene sottolinearlo – la signora Bartolomei non ci guadagna un euro. IlFattoQuotidiano.it ha provato a contattare Settantallora Rieti, ma i responsabili ci hanno riferito che non rilasciano dichiarazioni alla stampa sull’argomento.
Tuttavia, la necessità di raccogliere fondi oggi si scontra con la nuova figura di Pirozzi candidato governatore, contrapposizione che diventerebbe ancora più netta se la coalizione di centrodestra dovesse decidere di convergere sull’ex allenatore del Trastevere Calcio. Fra i prodotti venduti nel negozio ebay di Settantallora Rieti, infatti, non si trovano solo quelli con logo e nome di Amatrice, ma anche felpe e t-shirt riportanti i motti di Pirozzi: “Guai ai vinti”, “Non perdo mai, o vinco o imparo” oppure “#toccavince” con tanto di hashtag. La stessa felpa è stata esposta anche durante la presentazione a Roma del libro del sindaco, ‘La scossa dello Scarpone’, avvenuta alla presenza di Matteo Salvini e della sua compagna Elisa Isoardi, durante la quale Pirozzi ha reso per la prima volta pubbliche le sue intenzioni di candidarsi al governo regionale. Ma c’è di più. Settantallora ha anche un negozio a Fonte Nuova, a pochi chilometri da Roma sulla direttrice Nomentana, che collabora molto attivamente con Orma Eventi. Questa associazione culturale è legata agli ambienti di destra e, in passato, vantava simpatie per il consigliere regionale Pietro Di Paolo – vicino a Gianni Alemanno – una delle menti politiche alla base della candidatura di Pirozzi; Orma Eventi, tra le altre cose, ogni estate organizza il Fairylands, manifestazione di cultura celtica le cui magliette ufficiali vengono realizzate, appunto, da Settantallora.
Così, accade che nella cittadina che sta faticosamente provando a rialzarsi dopo la tragedia non tutti abbiano preso bene questa scelta. Alcuni piccoli produttori amatriciani stampano e vendono lo stesso le felpe, ma senza il logo ufficiale. In fondo “Amatrice siamo noi, non quelli di Rieti, siamo noi i sopravvissuti che devono ripartire”, ci racconta la signora Simona. Per loro sarebbe indispensabile cavalcare questa visibilità, “ma non ce ne viene data la possibilità” e si trovano a quasi a sentirsi “venditori abusivi di un prodotto taroccato”. Senza dimenticare che le felpe ufficiali sono ormai vendute in tutto il mondo e indossate da personaggi noti: una pubblicità da cui i rivenditori amatriciani, i più colpiti dal sisma, sono stati di fatto esclusi.
Fra questi, c’è Alex Abbigliamento Amatrice, che – raccontano gli amatriciani – quelle felpe se le è inventate (e le ha registrate) ben 14 anni fa. Il terremoto ha distrutto il negozio, la titolare è riuscita a recuperare alcune di quelle casacche dalle macerie e ne ha anche regalata una a Papa Francesco “in segno di speranza e rinascita” nei giorni in cui il Pontefice si è recato nelle zone colpite dal sisma. Le felpe di Alex le indossava anche Sergio Pirozzi alcuni mesi prima del sisma, quando la sua amministrazione andò in crisi, lui diede le dimissioni e poi le ritirò sulla spinta popolare proprio de “Il popolo della felpa”. Su quelle casacche, però, la scritta “Amatrice” aveva un font leggermente diverso, mentre sulla manica c’era uno scudo tricolore al posto dell’attuale bandierina. La titolare, Alessandra Salpini, contattata da IlFattoQuotidiano.it, ha preferito non rilasciare dichiarazioni. C’e’ invece un post su Facebook sintomatico della tensione su questo argomento: “Chi sta vendendo le felpe a ‘Rieti’ – scrive polemicamente Sonia sul gruppo Casa delle Donne di Amatrice e Frazioni – lo sta facendo non da parte di Alex. Potete contattarla telefonicamente, presto vi faremo sapere anche il sito online su cui acquistarle”. Ma, evidentemente, non è la stessa cosa.