La settimana difficile del Pd con l’infuocato dossier banche, il ruolo della sottosegretaria alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi, il fallimento di una possibile coalizione con il Campo Progressista di Giuliano Pisapia, potrebbe aver inciso sulla perdita di un punto netto per i dem. I dati sono stati elaborati da Nando Pagnoncelli per il Corriere della Sera. La flessione è dell’1% e porta il partito, guidato da Matteo Renzi, a livello più basso degli ultimi 5 anni cioè al 23,4%, almeno nelle intenzioni di voto. Le formazioni minori, che potrebbero essere alleate del Pd, conquistano il 2,8%.
La rinuncia di Angelino Alfano a ricandidarsi e il divorzio fra le due anime del partito non aiuta Alternativa popolareche scende al 2%. Rispetto alla settimana scorsa Liberi e uguali, guidato dal presidente del Senato Piero Grasso, è stabile e raccoglie il 6,6%. Anche il centrodestra, con la leadership attualmente di Silvio Berlusconi, resta al 36% con Forza Italia sempre più del 2,4% rispetto alla Lega di Matteo Salvini. Con il 28,2% il M5S, guidato da Luigi Di Maio, si conferma il primo partito con una flessione dello 0.9% rispetto alla settimana precedente.
In questo quadro non sorprese l’intervista del ministro della Giustizia Andrea Orlando sulla necessità di ragionare chi può portare più voti. Argomento del colloquio, sempre sul quotidiano di via Solferino, è Maria Elena Boschi che per il Guardasigilli ha “i titoli per ricandidarsi” e la vicenda Etruria non deve “precluderlo”. Ma sottolinea Orlando “ognuno di noi deve valutare che contributo può dare alla campagna elettorale. Penso che sia giusta una valutazione del partito per stabilire chi può portare più voti o meno voti”. Sulla possibilità di Renzi ancora premier il ministro risponde: “A dir la verità non si immagina premier lui stesso, visto che ne cita diversi altri. Se ci fossero chance, non lo ostacolerei. Ma non vedo come, mi pare davvero complicato in un quadro di coalizione“.