La giurista milanese Stefania Bariatti è la candidata del Tesoro alla presidenza di Banca Mps. Il nome è stato presentato all’assemblea dei soci dopo che venerdì Alessandro Falciai, che il ministero dell’Economia avrebbe voluto confermare, ha fatto sapere di non essere più disponibile perché indagato in un’inchiesta sui cantieri navali Mondomarine. Falciai, che ne è stato presidente ed è tuttora azionista di maggioranza, ha ricevuto un avviso di garanzia per reati societari.
I cantieri Mondomarine attraversano da tempo difficoltà economiche e Falciai li ha affittati a un operatore italiano per garantire la continuità aziendale. Lui stesso ha inoltrato ai magistrati un’analisi commissionata a Pwc per una verifica contabile. La società di consulenza ha però messo in luce diverse ombre nell’operato di alcuni amministratori. L’inchiesta è coordinata dalla procura di Savona ed è condotta dalla Guardia di Finanza che, nei giorni scorsi, ha fatto diverse perquisizioni nei cantieri di Savona e di Pisa e negli uffici di Milano. “Ho fatto un passo indietro da Mps per senso di responsabilità”, ha detto Falciai. “L’indagine che mi riguarda si riferisce a fatti che nulla hanno a che vedere con la banca Mps, ma ritengo che sia meglio non rischiare di creare inutili e pericolose strumentalizzazioni“. Di qui il cambio in corsa di via XX Settembre, socio di controllo di Mps con il 68,2%, che ha indicato la docente di diritto internazionale all’Università Statale di Milano e avvocato dello studio Chiomenti nonché già membro del cda dell’istituto.
Intanto i sindacati Fabi, First Cisl Cgil Fisac, Uilca e Unisin di Siena contestano la decisione del cda della banca di deliberare, lo scorso 13 dicembre, “la promozione di 49 nuovi dirigenti”: “Assolutamente inopportuna alla luce dei sacrifici richiesti quotidianamente ai lavoratori e alla stringente politica di taglio dei costi imposta alla banca dalle autorità europee”, scrivono. “Inopportuna appare” anche la contestuale decisione di distribuire a parte del personale gratifiche economiche” in modo “totalmente discrezionale“. Sono interventi che “mal si conciliano con la ricapitalizzazione operata dallo Stato e rappresentano un vero affronto alle migliaia di lavoratori della banca che da anni contribuiscono ai piani di risanamento con giornate di solidarietà, decurtazione del Tfr e uscite dal lavoro tramite il fondo esuberi“.
Per i sindacati la decisione del cda “appare, oltre che sbagliata, anche assolutamente sospetta nei tempi”: “Tali delibere sono state assunte da un cda in scadenza, nel corso della sua ultima riunione prima dell’assemblea dei soci che decreterà il rinnovo dei componenti; un cda, oltretutto, che ha visto il proprio presidente, ing. Falciai, ritirarsi nella giornata dalla corsa per la ricandidatura, a seguito delle vicende giudiziarie che lo vedono coinvolto”. Secondo i sindacati lo Stato, azionista di Mps al 68%, deve “prendere posizione rispetto a quanto accaduto che rappresenta, a tutti gli effetti, un ‘colpo di coda’ del Cda uscente”.