Cosa c’è dentro la moschea più chiacchierata d’Italia? Siamo a Torpignattara, il quartiere multietnico di Roma: il Centro culturale islamico Masheed e Rome è stato spesso sotto i riflettori delle telecamere per il sovraffollamento di fedeli che il venerdì occupavano i marciapiedi durante la preghiera. Ma ora, assicura l’Imam, in dieci anni di presenza sul territorio il rapporto con il quartiere è cambiato. “Abbiamo aperto di venerdì, il 7 luglio del 2006. All’inizio è stato un po’ più difficile: quando abbiamo cominciato con la nostra sala preghiera e con la scuola coranica, gli abitanti del quartiere non capivano cosa facessimo”, racconta a ilfattoquotidiano.it l’Imam Mizanur Rahman. “Piano piano è stato più semplice e ora non ci sono problemi: siamo tranquilli in questo quartiere”. Lui stesso assicura di sentirsi ormai italiano: “Sento il profumo della terra. Questo è il mio paese”, dice. Il 16 dicembre la moschea ha aperto le sue porte per la prima volta al quartiere grazie alle Passeggiate Fotografiche Romane organizzate dal ministero dei Beni culturali . Un’iniziativa che ha portato a Torpignattara “White Faces, reframing memory”, una performance per raccontare la memoria perduta del popolo curdo in Irak dell’artista curdo-irakeno Yagdar Bakir, con la regia della fotografa Linda Dorigo. Yagdar Bakir ricostruisce, attraverso un racconto in curdo e la partecipazione del pubblico, le foto della propria infanzia. “Quelle foto che sono state perdute da tutte le famiglie curdo-irachene durante la repressione da parte di Saddam Hussein, negli anni ottanta”, spiega l’artista. “Abbiamo pensato che il progetto si dovesse inserire in uno spazio che andava aiutato dal punto di vista della condivisione”, spiega Linda Dorigo. “E ho pensato alla moschea. Sono mondi che corrono paralleli, che spesso si incontrano solo dal bengalese che ti vende l’ortofrutta. Mi sono detta: vediamo cosa succede a farli incontrare”. “La relazione con la comunità musulmana è la classica relazione autogestita”, dice Claudio Gnessi del Comitato di Quartiere di Torpignattara. “Si prova a trovare equilibrio con il buonsenso. In questo quartiere sono 25 anni che non si fanno investimenti. Abbiamo problemi con i trasporti, con i servizi, con i rifiuti. C’è un malessere diffuso che determina automaticamente la necessità di trovare un colpevole. Ed è automatico, spesso, quando ce l’hai vicino e di un’altra cultura”. Ora le moschee sono aumentate, il Centro Culturale Masheed è frequentato da quasi 500 persone ed i fedeli musulmani nel quartiere sono circa 10mila. I conflitti culturali sono acuiti dalla costante emergenza terrorismo. “I terroristi?” Un musulmano che prega e ha paura di Dio non può essere terrorista”, dice l’Imam. “Il nostro profeta dice che non possiamo neanche strappare una foglia senza motivo. Come si fa a uccidere?”
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