Chissà cosa scriverebbe Daphne Caruana Galizia se sapesse che un altro magistrato ha lasciato il processo contro i tre presunti assassini. Da Malta arriva la notizia del rinvio per la seconda volta dell’udienza preliminare a carico dei tre uomini formalmente incriminati per l’omicidio della giornalista maltese ammazzata il 16 ottobre scorso in un attentato. La magistrata incaricata ha infatti ricusato se stessa perché personalmente menzionata dalla giornalista blogger nel quadro dei suoi post sulle nomine di esponenti Laburisti ad incarichi interni al settore della Giustizia.
La richiesta di ricusazione era stata avanzata dai legali della difesa degli imputati, Alfred Degiorgio, il fratello George e Vince Muscat. Ma per il legale della famiglia della vittima, tali richieste equivalgono semplicemente ad un tentativo di perdere tempo ed assicurarsi che non venga fatta giustizia. La settimana scorsa, il primo magistrato assegnato all’incarico aveva annunciato che si sarebbe fatta da parte dopo che i legali della difesa avevano lamentato la sua lontana parentela con una delle sorelle di Caruana Galizia, cosa che rischiava di sollevare questoni di imparzialità. Ora un nuovo magistrato verrà estratto a sorte.
L’incriminazione per i tre uomini è stata formalizzata il 6 dicembre dopo gli arresti di dieci persone sospette. Si tratta dei fratelli Alfred e George Degiorgio e di Vince Muscat, tutti molto conosciuti negli ambienti della criminalità e noti alla polizia. La polizia dell’isolaaveva anche sequestrato una barca: è da lì che gli assassini avrebbero inviato l’sms che ha fatto esplodere la bomba piazzata sull’auto della cronista. Gli investigatori – scriveva il Times of Malta – sono convinti che l’sms sia stato inviato da George Degiorgio (noto come Ic-Ciniz) dopo aver avuto il via libera dal fratello Alfred (il-Fulu) che si trovava davanti all’abitazione di Galizia.
L’operazione di polizia era stata illustrata alla stampa in modo quantomeno irrituale appena poche ore dopo le dichiarazioni rilasciate al The Guardian dai membri della delegazione del Parlamento Europeo. Inviati in missione da Bruxelles dopo l’omicidio di Caruana Galizia, i sette europarlamentari hanno raccontato di aver avuto sull’isola “la percezione dell’impunità“. Per collaborare alle indagini sull’isola sono arrivati anche agenti dell’Fbi, della polizia finlandese e di quella olandese. Sono stati gli uomini del Federal Boreau ad aver trovato le prove sui dieci presunti assassini: hanno ricostruito il traffico telefonico incastrando quelli che sono materialmente gli esecutori dell’omicidio.
Per togliere di mezzo Caruana Galizia – uccisa nell’esplosione della sua Peugeot 108, trasformata in autobomba – gli assassini hanno fatto ricorso al metodo di solito riservato ai trafficanti di petrolio: hanno trasformato in autobomba il veicolo che la giornalista aveva preso a noleggio. Una strage compiuta in pieno giorno che somiglia da vicino agli eccidi targati Cosa nostra degli anni ’80 e ’90. Per ammazzare la giornalista maltese, infatti, è stato utilizzato un particolare tipo di esplosivo al plastico, il Semtex, molto difficile da reperire a Malta: in passato è stato usato in una delle stragi più oscure della storia italiana, quella di via d’Amelio, a Palermo, dove il 19 luglio del 1992 venne ucciso il giudice Paolo Borsellino.