Oltre alla pena anche un anticipo di risarcimento al ladro che si era introdotto nella sua proprietà per rubargli l’auto. Walter Onichini, macellaio di Legnaro, per la legge è andato oltre la legittima difesa. L’uomo è stato condannato a 4 anni e 11 mesi per tentato omicidio volontario: nella notte tra il 21 e il 22 luglio 2013, quando si accorse del tentativo di furto nei pressi della sua villetta sparò a un giovane albanese, ferendolo e poi abbandonandolo sanguinante in un campo. Il tribunale di Padova ha anche stabilito una provvisionale di 24.500 euro che l’imputato dovrà versare all’uomo. Dopo la pronuncia della sentenza, in aula molti presenti hanno protestato contro magistrati e contro la politica, gridando ‘vergogna’. Una reazione che descrive il clima esasperato che si respira in tutto il Paese e che sembra rispondere direttamente a una sentenza pronunciata a pochi giorni dal patteggiamento di Giuseppe Chiarini, 40enne di Calcinatello (Brescia) che nel gennaio 2016 esplose alcuni colpi di fucile e ferì un 20enne romeno che aveva appena fatto saltare un bancomat. Il 5 dicembre scorso Chiarini ha patteggiato una pena per tentato omicidio di quattro mesi più alta rispetto a quella del ladro. Anche la politica, del resto, ci mette del suo, con le dichiarazioni del senatore della Lega Roberto Calderoli: “Io tra Abele e Caino sono sempre dalla parte del primo e mai del secondo”. Solo che in quel caso, testi alla mano, fu Abele a ferire e abbandonare il fratello. La verità è che tra cronaca, sentenze, norme e riforme è sempre più difficile orientarsi.

LA SENTENZA DI PADOVA Nel luglio 2013 Onichini sparò a un gruppo di ladri che era appena entrato nel suo giardino, ferendo Nelson Ndreaca, 24 anni. Lo caricò in auto e lo lasciò in un campo a più di un chilometro di distanza, dove venne ritrovato solo all’alba da un passante. Dopo quella notte al giovane è stata asportata la milza. Il macellaio ha sempre dichiarato di aver aggredito il ragazzo perché convinto che il gruppo avesse rapito il figlio di 20 mesi. Il pm Emma Ferrero aveva chiesto una condanna a cinque anni e due mesi di reclusione. Ndreaca, che è stato poi condannato a sua volta per quel furto a oltre tre anni ed è tuttora ricercato, si è costituito parte civile nel processo. E ora Onichini dovrà pagare, oltre alla provvisionale, anche le spese di patrocinio e le spese legali per un totale di altri 10mila euro. E questo in attesa che si decida, in sede civile, sul risarcimento di 324mila euro chiesto dall’albanese al macellaio.

LA PROTESTA E IL CLIMA – Al momento della pronuncia della sentenza, accanto a Onichini c’erano anche la moglie e una cinquantina di indipendentisti veneti. Altri erano fuori dal tribunale, dove hanno protestato con striscioni contro la sentenza e la richiesta di risarcimento dell’albanese. Il macellaio ha ribadito di aver agito per difendere il figlio e ha annunciato che ricorrerà in Appello. A sostenerlo anche il vice presidente del Senato Roberto Calderoli: “Un commerciante padovano condannato a quattro anni e undici mesi per aver sparato ad un ladro introdottosi nella sua villa? Io tra chi difende la propria casa e la propria famiglia – ha dichiarato – e chi invece la aggredisce sto sempre dalla parte del primo mai del secondo”. I giudici, però, non hanno avuto dubbi: quanto accaduto all’albanese, pur tenendo conto delle sue responsabilità, va oltre la legittima difesa.

I PRECEDENTI – Solo pochi giorni fa aveva fatto molto discutere il patteggiamento di Giuseppe Chiarini che la sera del 29 gennaio 2016, dal balcone di casa, esplose alcuni colpi di fucili e ferì il 20enne romeno Cristian Filimon, che aveva appena fatto saltare un bancomat con altri complici e stava caricando una cassaforte su un furgone. Chiarini ha patteggiato una pena di quattro mesi più alta rispetto allo stesso malvivente per tentato omicidio . “Purtroppo questa è l’Italia” aveva commentato lo stesso Chiarini, al quale ancora Roberto Calderoli non aveva fatto mancare il suo appoggio: “Così si fa passare un messaggio negativo, quasi un invito ai delinquenti a venire qui a rapinare, tanto qui si rischia pochissimo”. Tutt’altro epilogo, invece, per Francesco Sicignano, il pensionato di Vaprio d’Adda (Milano) che nell’ottobre del 2015 sparò ed uccise Gjergj Gjoni, 22 anni, che era entrato nella sua abitazione. Come chiesto dalla Procura, il gip di Milano Teresa De Pascale ha archiviato l’inchiesta per omicidio volontario.

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