Il giorno dopo la pubblicazione degli ultimi sondaggi che danno i dem ancora in calo e alla vigilia delle nuove audizioni sul caso Etruria, interviste incrociate per il segretario Pd e la sottosegretario. Che ammette: "Ho parlato più volte della crisi dell'Etruria e di altri istituti con il vicedirettore di Bankitalia, Fabio Panetta"
Da una parte Matteo Renzi che ammette che “il suo consenso è in calo perché il Pd è al governo”, dall’altra Maria Elena Boschi che si dice pronta ad andare in commissione parlamentare di inchiesta sulle banche se convocata. Il lunedì mattina del post sondaggi in picchiata e pre settimana di nuove audizioni sul caso Etruria per i due volti noti del Partito democratico è all’insegna delle interviste incrociate. Il segretario ha scelto il Corriere per fare un debole mea culpa su quei sette punti persi da maggio scorso nei consensi e per ribadire la sua fiducia alla sottosegretaria: “E’ evidente che il mio consenso personale non è più quello del 2014”, ha ammesso, ma “il miracolo di questi anni è stato reso possibile dal Pd”. In contemporanea sul Messaggero, è la Boschi stessa a difendersi dalle accuse: “Vogliono far credere che il problema delle banche sia io. Ma è una strumentalizzazione tanto meschina quanto evidente”. E rivela: “Perché non ho lasciato dopo la sconfitta al referendum? Gentiloni mi chiese di restare”. Oltre ad ammettere di aver incontrato, oltre a Vegas, anche il vicedirettore di Bankitalia Fabio Panetta per parlare sia di Etruria sia “della crisi di altre banche. Ma “senza fare “alcuna pressione, solo il necessario scambio di informazioni”.
Renzi, nella sua lunga intervista al Corriere, parla a lungo della crisi dei consensi che agita il Partito democratico: “L’elemento preoccupante non è l’ ultima settimana, ma i trend. Da maggio a oggi il Pd ha perso quasi sette punti. Stiamo pagando il fatto che gli altri sono in campagna elettorale mentre noi dobbiamo sostenere la responsabilità del governo e passiamo il tempo a litigare all’ interno”. Renzi riconosce che i sondaggi danno il suo partito in calo. Ma si dice anche sicuro che “quando inizierà la campagna elettorale, finiranno le polemiche interne e il Pd potrà riprendere a parlare al Paese” e “sarà il primo partito”. Il ‘brand’ Renzi è in calo, gli fanno notare. E lui ammette: “È evidente che il mio consenso personale non è più quello del 2014” ma “se è vero che il grafico del mio gradimento è sceso, è altrettanto vero che è salito il grafico degli occupati, del Pil, della fiducia, degli investimenti” e “il miracolo di questi anni è stato reso possibile dal Pd”: “siamo una squadra forte”. Replica quindi al ministro Orlando che, solo ieri, aveva chiesto un ragionamento sia sul ruolo dello stesso Renzi che sulla candidatura della Boschi: “Fossi Andrea mi preoccuperei di darci una mano a cercare i voti anziché alimentare le polemiche”.
Renzi risponde poi sulla Commissione banche: “Non solo non mi sono pentito, ma – afferma – lo rifarei domattina. Dobbiamo dividere i risultati del lavoro della Commissione dalla mistificazione che ne viene fatta da una parte delle opposizioni e da alcuni media”. Quindi la difesa della Boschi: “Demagogia è prendere un problema complesso e presentarlo in modo fuorviante ai cittadini indicando un facile capro espiatorio. Nel linguaggio barbaro di Cinque Stelle e di parte della stampa sembra che il problema delle banche italiane siano Banca Etruria e Boschi”, aggiunge. La sottosegretaria doveva fare un passo indietro? “La Boschi è oggetto di un’attenzione spasmodica che copre i veri scandali di questi anni”, risponde: “A gennaio, comunque, gli organi del partito decideranno: la mia opinione è che si debba candidare, senza alcuna incertezza. I colpevoli li giudicano i giudici. I politici li giudicano gli elettori”.
Quando alla Boschi invece, nella sua intervista al Messaggero nonostante le accuse la difesa rimane la stessa: “Vogliono far credere che il problema delle banche sia io. Ma è una strumentalizzazione tanto meschina quanto evidente. Sono un volto facile da colpire. Ma dopo due anni di ricerca ossessiva nessuno ha potuto smentire ciò che dissi in Parlamento sulle banche. E nessuno parla più di pressioni o favoritismi”. La richiesta di audizione in Commissione banche da parte delle opposizioni? “Deciderà il presidente della Commissione. Se riaprono le audizioni, io sono a disposizione”, risponde. E replica anche lei a Orlando: “Sarà il Pd a decidere se e dove candidarmi. E’ una regola che vale per tutti nel nostro partito”. “Viene usato il mio nome, e la vicenda di Etruria, come paravento per non andare ad indagare sui veri scandali. Ma le persone perbene non hanno paura della verità. Il governo a guida Pd – torna a dire la sottosegretaria – ha penalizzato la mia famiglia, non l’ha aiutata”. Parlando dell’audizione del presidente della Consob, Boschi afferma: “I ricordi di Vegas mi sono sembrati stranamente selettivi”. E aggiunge: “Non cancello spesso gli sms. Ne ho quindi molti in memoria, anche con altri esponenti del mondo del credito e del giornalismo. Non solo quelli con Vegas. Dal momento che mi sembrò insolita la richiesta di vederci a casa sua alle 8 del mattino, chiesi che l’incontro si svolgesse al ministero o in Consob. Non sta a me dire perché Vegas lo propose, certo io non accettai. Quanto alla serietà istituzionale di Vegas ricordo che già indicato come capo dell’Autorità di vigilanza partecipò al voto di fiducia al governo Berlusconi. E non aggiungo altro”.