Bentornati a Ten Talking Points, l’unica rubrica che mangia Wasabi Peas. Altre considerazioni.
1. Ho controllato e compulsato gli archivi della storia del calcio. Ebbene: non era mai accaduto prima che una squadra, conscia della propria superiorità, perdesse deliberatamente in casa per dare agli altri l’illusione che lo scudetto fosse cosa aperta. Una simile generosità dimostra quanto l’Inter sia straordinaria e quanto il Marchiano Luciano risulti magnanimo. #amala
2. Non senza un qual certo paradosso, l’Inter ha perso la prima partita della stagione quando non se lo meritava. Alla fine ha giocato meglio, ma ha perso. E ha provato sulla sua pelle quel che quasi tutte le sue avversarie, fino a sabato, hanno provato al fischio finale.
3. Le tre inseguitrici, per far felice l’Inter, hanno vinto tutte. C’è chi lo ha fatto con sicumera oltremodo crassa e chi con cupidigia invero flebile. Appartiene al secondo filone la Roma, che ha conquistato i tre punti grazie al gol di Duilio Var al 117’. Sabato c’è Juve-Roma. Sia come sia, c’è del culo saltuario e più ancora della bravura smargiassa nel percorso del sempre fosco Di Francesco. Daje.
3 bis. Senza il delirio manesco di De Rossi contro il Genoa, la Roma sarebbe potenzialmente prima. Ma coi “se” non vai lontano. Lo dimostra il fatto che, se Johnny Depp avesse la faccia di Nardella, a quest’ora non farebbe l’attore ma venderebbe mietibatti a Tegoleto.
4. Siam sempre lì: quando una squadra batte la Juve, i bianconeri reagiscono con sadismo livido e ne vincono ventotto di fila. Al contrario, quasi che dovesse scontare una punizione divina, chi ha osato batterla si smarrisce come un neurone nel cervello sfitto di Gasparri. Pensate alla Samp: un mese fa maramaldeggiava, ora vive il calvario. La vita è solo dolore.
5. Quella del Che Gue Sarri contro Farinacci Mihajlovic, reduce dall’overdose di sfinteri fortunosi all’Olimpico di una settimana fa, non è stata solo una vittoria: è stata la resurrezione del Che in Bolivia. È stato il flashforward della Rivoluzione d’ottobre cent’anni dopo. È stato il proletariato che spacca il culo ai passeri del capitalismo. È stato Matteotti che si vendica in contumacia, regalando cure medievali alle camicie nere. Non so dirvi se un giorno lontano arriverà il sol dell’Avvenire. So però dirvi che, quando l’Avvenire incontra il Che Gue Sarri, prima gli dà del voi. E poi, deferente, gli chiede l’autografo.
6. “Potere al popolo” non è il movimento neonato di Ingroia e Chiesa: è il nome che i nativi d’America hanno dato al Che Gue Sarri. Tex è “Aquila della Notte”, Zagor è “Lo Spirito della Scure”. E il Che Gue Sarri è “Potere al popolo”. Il primo ha la Colt, il secondo la scure. E il terzo le bestemmie.
7. Tre anni fa ho conosciuto Oddo. È un ragazzo intelligente e con le idee chiare. Se avrà un po’ di fortuna, si toglierà qualche soddisfazione. L’unico consiglio che gli do, essendo ex rossonero, è di non andare mai ad allenare il Milan con la scusa lisa del “Milan ai milanisti”: ormai, da Seedorf a Inzaghi a Brocchi a Gattuso, è un’ecatombe che neanche a Spoon River.
8. Parlare del Milan di Gattuso è inutile. La sua stagione, nata in partenza all’insegna dell’afflizione, è morta col gol di Brignoli a Benevento. Tutto sarà martirio inesausto. Sconcerti ha scritto che il Milan ha una rosa da sesto posto e lì arriverà: no, probabilmente arriverà più giù. Alla prima difficoltà il gruppo si scioglie, Kalinic si è trasformato in una chiavica senza pari e Montolivo è tornato Montolivo. Sabato, senza Romagnoli e Suso, l’Atalanta disseminerà di sangue rossonero il selciato. Staccate la spina.
9. Spettacolo tra Atalanta e Lazio, due tra le massime generatrici di bel gioco in Italia. Pesantissime vittorie di Crotone, Sassuolo, Spal e Verona. Il Genoa gioca malino. Seicentesimo pareggio per la Viola. Gli improperi dei tifosi cagliaritani li ha sentiti anche Beethoven.
10. Voi siete scettici, ma i navajo ci guardano davvero: i nativi americani sono persone meravigliose e amano interessarsi di tutto. Seguono persino la nostra politica. La Picierno, per loro, è “Balla Con Gli Scontrini”. Andrea Romano è “Porro Querulo”. Matteo Renzi è “Fagiolo Bolso Che Parla Alla Luna”. E Genny Migliore è “L’Uomo Che Sta Sui Coglioni Anche Ai Suoi Coglioni”.
A lunedì.