Forse vale la pena raccontarlo. Sono in fila sabato 9 dicembre alla Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria di Roma, dopo mezz’ora arrivo alle casse, pago, entro per visitare la mostra e seguire la presentazione di Renzusconi, Paper First, di Andrea Scanzi.

La mostra è interessante e il libro fa riflettere e diverte. Esilaranti i ritratti degli “Undici piccoli renziani”; e poi ha ragione l’autore, basta con la storia dei vecchi da mandare a casa, “De Mita è più giovane di Renzi”: li ascolti in Tv e “di colpo, distintamente, capisci che tra i due quello giovane non sia Renzi”. Belle le pagine sul “Silenzio degli intellettuali”. Argomenta con ironia, Scanzi, e aiuta a capire. Testo stimolante. Ma risulta utile – non sembri strano – anche la mezz’ora di fila; gli argomenti dominanti, tra i giovani che mi stanno accanto, sono i fascisti di Como e la piazzata dell’ultradestra romana nella sede di Repubblica. Smetto di sfogliare il giornale e ascolto.

Ho idee precise sul tema: la violenza contro un’Associazione, un giornale, è insopportabile; giusta la manifestazione di Como, mostra la tenuta del Paese, la capacità di ricompattarsi di fronte al fascismo. Ascolto con interesse i giovani soprattutto quando sorge una disputa che non prevedo. Insomma, ho sempre pensato che reagire compatti al neofascismo sia un valore. Ma il giovane che ho di fronte dice che su questo principio – opporsi all’ultradestra – “Renzi gioca sporco”. Dice proprio così, accalorandosi con argomenti e letture fatte al liceo (“il fascismo degli antifascisti”). Sto per intervenire; per dirgli che esagera, che forse non è così, che forse sbaglia. Per fortuna taccio. E la discussione va avanti, fino a quando una ragazza trova l’argomento forte: “Certo che è giusto opporsi all’estrema destra, il punto è che il cappello sull’antifascismo non possono metterlo Renzi e la Boschi che hanno disprezzato l’Anpi”.

La battuta tocca un tema importante: la credibilità. Sì alle manifestazioni antifasciste. Ovvio. “L’ignobile aggressione di Forza Nuova a Repubblica è l’ultimo episodio di una rilegittimazione dell’immondo ventennio a cui da tempo bisognava dire basta” (Flores d’Arcais). Bene quindi il sit-in antifascista e perfette le parole di Tommaso Cerno: “Non è con le leggi speciali che si ferma la violenza speciale”. Si tratta di capire, tuttavia, se tre mesi prima delle elezioni, l’antifascismo possa rappresentarlo politicamente – dopo aver deriso partigiani e Cgil – Matteo Renzi.

Insomma, nelle parole dei giovani c’è un’idea precisa: il Pd ha perso centralità; i sondaggi dicono di una lotta tra Berlusconi e M5S; il “giocatore d’azzardo” (è questa l’espressione usata), utilizza la Resistenza per riconquistare – attraverso lo schema fascismo/antifascismo – una centralità perduta. Sono ragazzi, penso, ma pongono problemi seri; uno dice che per il Pd i neofascisti sono manna caduta dal cielo o da chi sa dove. Perché sono così presenti proprio adesso? Certo è che in Italia – ormai è Storia – i servizi segreti sono stati attivi.

Intanto arriviamo alle casse della Fiera, paghiamo, e il gruppo si disperde. Io mi avvio verso la sala dove Scanzi presenterà Renzusconi e nell’attesa rileggo qualche pagina del libro. Da qualche tempo Renzi tenta di separare la propria immagine da quella di B. Non sopporta, tra l’altro, di essere definito un bugiardo seriale. Si smarca (“non faremo governi con Berlusconi”). Ma è l’ennesima bugia, ha ragione Scanzi: “I due si cercano. Si attraggono, si respingono. Si somigliano. Si pigliano. E talora si perdono, ma solo perché il ritrovarsi risulti ancora più bello”. L’impressione è che i giovani di cui ho detto si muovano dentro questo “comune sentire”: dei bugiardi seriali non ci si può fidare neanche quando fanno gli antifascisti. Questo dicono. “Renzi è la brutta copia di Berlusconi”.

Il libro di Scanzi conferma questa tesi con lucidità e ironia: una goduria, un divertimento, tutti gli spiriti democratici dovrebbero leggerlo. B. e Renzi credono (ancora) di avere il potere in mano: una risata li seppellirà. 

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