Ormai in tutti i Comuni d’Italia è scaduta l’ultima rata della tassa dei rifiuti, l’augurio è che sia l’ultima volta che paghiamo indipendentemente da quanti rifiuti produciamo. Pochi sanno, infatti, che l’Italia ha davanti a sé l’occasione di diventare la nazione migliore al mondo per raccolta differenziata.

Gli ultimi dati ci collocano con il 52% di raccolta differenziata tra i primi 10 nel mondo, ma se prendessimo il Nord Italia saremmo al 64% più di Austria o Germania. Saremmo già i migliori del mondo, anche se molti comuni del Sud Italia hanno segnato dei veri e propri exploit.

La Provincia di Benevento ad esempio arriva al 71% e la Campania, ad esempio, con il suo 51,6% supera regioni come il Lazio, la Liguria, la Puglia o la Toscana, regioni frenate dalla politica delle discariche e degli inceneritori, che obbliga gli amministratori a rinunciare a riciclare i rifiuti per sfamare questi mega impianti.

Ed è proprio questo il punto di svolta, il fatto di essere partiti in ritardo con la costruzione degli inceneritori in confronto con i paesi dell’Europa Centrale, ci consente oggi di scegliere un futuro senza rifiuti, massimizzando il riciclo e il recupero di materie seconde, attraverso l’applicazione della tariffazione puntuale.

L’Europa ci considera, quindi, un’avanguardia attribuendoci addirittura un riconoscimento ufficiale, come capitato la scorsa settimana, quando sono stato a Vienna con Alessio Ciacci per ricevere il premio europeo “Innovazione nella politica”, proprio per la tariffazione puntuale e il percorso verso Rifiuti Zero intrapreso dal Comune di Capannori, di cui Alessio Ciacci, da assessore all’Ambiente, è stato principale artefice a partire dal 2012.

Tale riconoscimento mi obbliga quindi a specificare meglio in che cosa consiste la tariffazione puntuale, quali risultati stia apportando e quali prospettive potrebbe aprire rispetto allo sviluppo dell’economia circolare.

A Capannori sono stato il progettista tecnico insieme ad Attilio Tornavacca, abbiamo studiato le sperimentazioni avviate dagli anni 90, in Italia in Nord Est e all’estero in Germania, e sviluppato un piano che oggi è considerato una best practice internazionale. Da una parte i bidoni e i sacchi distribuiti alle utenze hanno un microchip collegato al codice fiscale, dall’altra i camion di piccola dimensione hanno dei sistemi di lettura a bordo che leggono ogni sacchetto di rifiuti indifferenziato.

È necessario ovviamente che sia una raccolta a porta a porta, evitando di mescolare i sacchetti nei cassonetti stradali, perché il sistema deve essere affidabile per la bollettazione dell’utente. Si misura il volume dei sacchetti in termini di litri, visto che non si può misurare il peso perché è difficile farlo con precisione e poi perché è corretto che si paghi ogni volta che si espone il sacchetto e si richiede il prelievo dell’operatore.

A un meccanismo tutto sommato semplice corrisponde però una vera e propria rivoluzione. Si paga quanto s’inquina: la terra se il sacchetto va in discarica, l’aria se va in inceneritore. Si stabilisce finalmente un contatore dei rifiuti, perché produrre rifiuti vuol dire consumare ambiente. È proprio un cambiamento di mentalità che serve a responsabilizzare le persone sulle conseguenze dei propri gesti. Ben presto il concetto viene assimilato alle altre utenze domestiche, prevedendo così un costo ogni volta che apro il rubinetto dell’acqua, accendo la caldaia a gas oppure utilizzo il servizio di raccolta dei rifiuti.

A volte mi è stato sottoposto il problema delle famiglie più numerose che ovviamente producono più rifiuti. In questi casi vale la pena considerare che la tariffa puntuale può prevedere una parte fissa e una parte variabile come capita in tutti i contesti in cui è stata applicata.

A Parma, ad esempio, il 92% delle persone ha speso meno e solo un 8% ha visto aumentare la sua tariffa, in casi estremi di cinque volte. La cosa, però, non ha destabilizzato più di tanto, perché è come quando lasciamo accesa la luce tutto il giorno e la compagnia elettrica ci manda una bolletta più alta. Con la tariffazione puntuale si guadagna in consapevolezza, spesso in termini monetari, sempre come effetti sull’ambiente.

Dagli ultimi dati ufficiali a Capannori siamo all’86%, a Trento il 78%, a Parma e a Formia oltre il 70%: sono le città in cui ho contribuito personalmente alla progettazione tecnica del sistema di raccolta differenziata puntuale.

In questo momento, in cui non ci sono inceneritori in costruzione in Italia, anche se con il decreto Sblocca Italia si prevede un maggiore uso degli stessi, possiamo fare dell’Italia lo Stato mondiale del riciclo. Non dobbiamo sfamare a tutti i costi questi mega impianti e possiamo costruire velocemente un sistema nazionale di gestione dei rifiuti votato alla raccolta differenziata e alla tariffazione puntuale. Ne gioverebbe anche l’economia circolare perché ci consentirebbe di raggiungere posizioni d’avanguardia anche in questo settore, chiedendo alle aziende di sperimentare dei prodotti che possano essere riciclati totalmente proprio per non far crescere la tariffazione puntuale.

L’Italia così scoprirebbe una sua antica vocazione, visto che siamo un paese povero di materie prime e che dal 1200, ad esempio, ricicliamo la carta.

È l’augurio che faccio a tutti gli italiani invitandoli a chiedere agli amministratori locali di essere puntuali e di non ritardare neppure di un anno questa semplice rivoluzione.

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