Descritti sulla rivista dell’Accademia delle Scienze Usa (Pnas), sono fossili di batteri intrappolati in formazioni rocciose dell’Australia occidentale
Quando è nata la vita sulla Terra? A questa domanda potrebbe esserci una nuova risposta. Perché sono stati scoperti i fossili più antichi mai rinvenuti sulla Terra: spostano indietro le lancette dell’orologio della vita fino a 3,5 miliardi di anni fa. Descritti sulla rivista dell’Accademia delle Scienze Usa (Pnas), sono fossili di batteri intrappolati in formazioni rocciose dell’Australia occidentale.
Coordinati da William Schopf e John W. Valley, i ricercatori delle Università Usa della California-Los Angeles e del Wisconsin-Madison, hanno sottoposto a complesse analisi chimiche le rocce di Apex Chert, già note da decenni per essere tra le più antiche e meglio conservate al mondo. Sono, così, riusciti a individuare le impronte chimiche di 11 specie microbiche appartenenti a 5 diversi gruppi. Alcune sono molto simili a microrganismi ancora viventi sulla Terra, gli archeobatteri, forme microbiche molto antiche che vivono in condizioni ambientali estreme, ad esempio senza ossigeno sfruttando il metano. Proprio come sulla Terra agli albori della vita.
Descritte per la prima volta nel 1993 dallo stesso gruppo di ricercatori Usa, le formazioni rocciose fossili, che hanno una struttura filamentosa e cilindrica simile a piccoli vermi, avevano inizialmente sollevato dubbi sulla loro reale natura. Molti studiosi le consideravano, in realtà, strutture minerali simili a forme viventi. Le ultime analisi, invece, per Schopf non lasciano dubbi: “Sono microfossili di natura biologica e confermano che la vita è comparsa presto sulla Terra, anche se non sappiamo ancora quanto presto”.