Il manager è chiamato a dire la propria sulle presunte pressioni esercitate secondo l'ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli dall'allora ministro delle Riforme Maria Elena Boschi affinché l'istituto da lui diretto valutasse l’opzione di una possibile acquisizione di Banca Etruria
Oggi è il turno di Federico Ghizzoni. L’ex numero uno di Unicredit è atteso a Palazzo di San Macuto dinanzi alla Commissione bicamerale di inchiesta sulle banche. Il manager è chiamato a dire la propria sulle presunte pressioni esercitate secondo l’ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli dall’allora ministro delle Riforme Maria Elena Boschi affinché l’istituto da lui diretto valutasse l’opzione di una possibile acquisizione di Banca Etruria.
“L’allora ministra delle Riforme, nel 2015, non ebbe problemi a rivolgersi direttamente all’amministratore delegato di Unicredit – ha scritto il giornalista nel libro Poteri Forti (o quasi) – Maria Elena Boschi chiese quindi a Federico Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria. La domanda era inusuale da parte di un membro del governo all’amministratore delegato di una banca quotata. Ghizzoni, comunque, incaricò un suo collaboratore di fare le opportune valutazioni patrimoniali, poi decise di lasciar perdere”.
«La storia di Banca Etruria viene ciclicamente chiamata in ballo per alimentare polemiche – era stata la prima reazione della Boschi – non ho mai chiesto all’ex Ad di Unicredit, Ghizzoni, né ad altri, di acquistare Banca Etruria. Ho incontrato Ghizzoni come tante altre personalità del mondo economico e del lavoro ma non ho mai avanzato una richiesta di questo genere. Sfido chiunque e ovunque a dimostrare il contrario”.
Intanto martedì è stato il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, a presentarsi davanti alla Commissione. Anche il numero di palazzo Koch si è soffermato sul caso della banca aretina, affermando che dalla Boschi non ci furono mai pressioni su Bankitalia per intervenire a favore della banca di cui il padre era vicepresidente. Il vicedirettore generale di Bankitalia, Fabio Panetta, “fu la persona che parlò con la ministra – ricorda Visco – gli disse niente? No, perché dissi a Panetta che non si parla di questioni di vigilanza riservate”.
Visco, ricorda lo stesso governatore, oppose un rifiuto allo stesso Matteo Renzi. L’allora presidente del Consiglio si rivolse a lui nell’aprile 2014 – a due mesi dall’insediamento a Palazzo Chigi – in un clima di normali rapporti Bankitalia-Governo per domandargli “perché quelli di Vicenza volevano prendersi Arezzo e parlò degli orafi. Io non risposi e la presi come una battuta e forse lo era”. Secondo Visco, comunque, Renzi “non era preoccupato di niente”. Un clima ‘divertente’ mentre in un’altra occasione nella quale “parteciparono Padoan e Delrio mi chiese ‘perché non ci parla delle banche in difficoltà’ e io dissi che di banche in difficoltà parlavo solo col ministro dell’Economia. Non ci fu nessuna tentazione per me di rispondere, ma lui certamente la domanda la fece“.