L’ex amministratore delegato di Unicredit Federico Ghizzoni ha confermato quanto Maria Elena Boschi ha negato in questi mesi o, come sostengono sui social dirigenti e simpatizzanti del Pd, l’ha assolta e ora vincerà pure la causa civile contro il giornalista Ferruccio de Bortoli? Vediamo.

Tutto parte dalle frasi del libro dell’ex direttore del Corriere della Sera, pubblicata il 7 maggio 2017:

L’allora ministra delle Riforme, nel 2015, non ebbe problemi a rivolgersi direttamente all’amministratore delegato di Unicredit. Maria Elena Boschi chiese quindi a Federico Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria. La domanda era inusuale da parte di un membro del governo all’amministratore delegato di una banca quotata.

E ancora: 

Ghizzoni, comunque, incaricò un suo collaboratore di fare le opportune valutazioni patrimoniali, poi decise di lasciar perdere.

I renziani dicono: la ricostruzione di de Bortoli si è rivelata falsa perché lasciava intendere al lettore che la Boschi chiese a Ghizzoni di salvare Etruria con Unicredit e il banchiere, vista la richiesta, aprì il dossier, forse per cortesia, forse per soggezione, e poi lo chiuse, mentre ora sappiamo che le cose sono andate diversamente.

Nella sua audizione di oggi Ghizzoni ha ricostruito nel dettaglio cosa è successo. A settembre 2014 Mediobanca propone a Unicredit di rilevare Etruria. Nel giro di un giorno il gruppo guidato da Ghizzoni risponde che non è interessato. A fine ottobre 2014 sono i vertici di Etruria a chiedere un incontro con Ghizzoni, “fu menzionato che dell’incontro erano al corrente organi istituzionali, io, la vigilanza, perché sapevamo che Bankitalia era interessata a ricercare un investitore per Banca Etruria”. Il 5 novembre il direttore generale di Unicredit Roberto Nicastro manda una mail a Ghizzoni: pure lui è stato contattato dal presidente Rosi e dal direttore generale Bronchi di Etruria per l’operazione, informa il suo capo, cioè Ghizzoni, che non è favorevole.

Proprio il giorno prima della mail, cioè il 4 novembre, Ghizzoni incontra Maria Elena Boschi alla celebrazione milanese dei 15 anni di Unicredit. La ministra gli dice “vediamoci nelle prossime settimane”. Fissano un incontro per il 12 dicembre. Perché? Per parlare di Etruria, scopriremo. Ripetiamo: negli stessi giorni in cui i vertici di Etruria stanno cercando di convincere Unicredit a salvare la banca, la viglia del vicepresidente di quella banca dice all’ad di Unicredit che deve parlargli e lo convoca a largo Chigi. Chiaro? Andiamo avanti.

Arriva il 12 dicembre, Ghizzoni viene a Roma e incontra la Boschi a largo Chigi. E’ un incontro a due, questa volta. La Boschi non parla dei guai del padre, usa l’argomento delle conseguenze sul territorio di una crisi della banca (ricordiamo che tra aprile e maggio la Boschi si era spesa per spiegare al presidente Consob Giuseppe Vegas la sua contrarietà alla possibile scalata di PopVicenza che avrebbe penalizzato gli orafi aretini, concorrenti di quelli veneti). Ghizzoni risponde che le imprese del territorio, a cominciare dagli orafi di cui si è tanto parlato, non hanno da preoccuparsi, se hanno titolo di avere credito, una banca disposta a finanziarli la troveranno. Ghizzoni: “Condividevo l’aspetto nel breve dell’impatto negativo ma pensavo che le banche sane avrebbero preso le posizioni abbandonate da quelle in difficoltà”.

E la parte cruciale: “Alla fine Boschi mi chiese se era pensabile per Unicredit valutare un’acquisizione o un intervento su Etruria stressando di nuovo gli effetti della crisi” sulla Toscana. “Le risposi che per le richieste di questo genere non ero in grado di dare risposta positiva e negativa”, le dissi che avrebbe valutato la banca e “avremmo dato una risposta in totale autonomia e indipendenza”. I renziani si appellano a questo passaggio: la Boschi si informa su un possibile intervento, ma non condiziona in alcun modo Ghizzoni che già per i fatti suoi stava valutando il dossier Etruria, su input dei banchieri aretini, di Mediobanca, di Bankitalia, al netto della Boschi. E che la decisione di chiedere al vice direttore generale Marina Nartale di studiare l’acquisizione era precedente e non successiva all’incontro tra Boschi e Ghizzoni. E dovuta al fatto che i vertici di Etruria avevano prospettato l’ipotesi di rilevare solo la good bank, cioè la parte sana dell’istituto, invece che l’intera banca, come nel piano (già rigettato) avanzato da Mediobanca un paio di mesi prima.

Tutto vero. Ma questo alleggerisce la posizione della Boschi o la aggrava? Da quanto è emerso la ministra era sempre perfettamente consapevole di tutto quello che accadeva ad Arezzo, si attivava fin dal 2013 per discutere con tutti gli interlocutori i destini dell’istituto in cui lavoravano suo padre e suo fratello. Risulta difficile che nel dicembre 2014 non sapesse che Unicredit stava valutando l’operazione. O dobbiamo credere che era informata del progetto di scalata di PopVicenza con dettagli sufficienti da discuterne col presidente Consob ma non sapeva nulla della richiesta di Mediobanca e del capo di suo padre a Unicredit? Difficile. Quindi la Boschi si attiva dopo che già i vertici di Etruria avevano esposto le loro ragioni a Ghizzoni e Nicastro. E l’unico risultato del suo incontro con Ghizzoni il 12 dicembre 2014 è che l’ad di Unicredit se ne va da Roma sapendo che la Boschi, cioè il ministro più vicino all’allora premier, gradirebbe un’operazione di Unicredit a sostegno di Etruria.

A conferma che c’è in corso un tentativo di condizionare la scelta dei vertici di Unicredit, c’è la mail di Marco Carrai, che Ghizzoni riceve il 13 gennaio 2015, a meno di un  mese dal commissariamento dell’istituto toscano: “Solo per dirti che su Etruria mi è stato chiesto nel rispetto dei ruoli di sollecitarti se possibile”. Carrai, che è un imprenditore attivo su tanti fronti ma di cui non si registrano interessi diretti su Etruria, si accredita direttamente come ambasciatore che non porta pena: “Mi è stato chiesto”. E non avanza un suggerimento, ma perora una causa: “di sollecitarti se possibile”.

Questi i fatti. La sintesi possibile è una sola: quando a Etruria resta un’ultima possibilità di salvarsi dal commissariamento, cioè l’acquisizione totale o parziale da parte di Unicredit, si muovono due dei più stretti collaboratori dell’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi, la Boschi e Carrai. La prima esprime le sue preoccupazioni e parla dell’ipotesi di fusione, il secondo addirittura la “sollecita”. Alla fine Ghizzoni non cede, Unicredit non si prende Etruria che era decotta e viene commissariata. Poi Ghizzoni perde il posto e, solo dopo l’uscita di Renzi da palazzo Chigi, ottiene gli sconti fiscali che le erano stati promessi. Ma anche senza cercare un nesso causale tra questi ultimi eventi, i fatti sono chiari.

Se un giudice stabilirà che le differenze tra quanto accertato dalla commissione banche (e non smentito dalla Boschi o da Carrai) e la ricostruzione di De Bortoli sono così rilevanti da determinare un cospicuo risarcimento monetario per la Boschi, giuro che ci faremo titoloni a tutta pagina sul Fatto Quotidiano e ammetterò di essermi sbagliato qui sul blog. Ma tendo a dubitare che dovrò mai pormi la questione.

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