Così ad occhio ci sembra che Antonia sarà un tantinello più impulsiva dell’allievo di Marchesi. Severa e ferma lo sembra già. Giusta ed equa lo vedremo presto. La sua carriera è già bella ricca dopo nemmeno quindici anni di esperienza
“Nella mia cucina sono equa ma sento di dover responsabilizzare maggiormente le donne che lavorano con me”. Signore e signorine attenzione. Antonia Klugmann vi guarda. E vi assaggia. Le concorrenti di Masterchef Italia 7 sono avvisate. Lo chef giudice che ha preso il posto di Carlo Cracco non avrà di certo un occhio di riguardo per le questioni di genere, anzi. Antonia, 39 anni da Trieste, capelli a caschetto anni sessanta alla Caterina Caselli e fiero cipiglio alla Angela Merkel, studio d’avvocato chiuso a chiave nel passato e i fornelli a fuoco alto sempre accesi nel presente, è colei che dovrà imprimere la prima vera svolta di senso al talent di Sky che inizierà il 21 dicembre prossimo. Niente più sguardo tenebroso e silenzio d’attesa alla Cracco.
Così ad occhio ci sembra che Antonia sarà un tantinello più impulsiva dell’allievo di Marchesi. Severa e ferma lo sembra già. Giusta ed equa lo vedremo presto. Carriera già bella ricca dopo nemmeno quindici anni di esperienza. Ogni volta il percorso della Klugmann si arricchisce di località e ristori tra il Ridotto e il Venissa, ma i momenti clou della rapida ascesa sono l’incidente d’auto che mentre era studentessa di giurisprudenza la costringe a rimanere bloccata in casa e che sfocia in una passione inattesa per la cucina; la tanta gavetta, quindi a lavare anche i piatti per almeno cinque anni di apprendistato; l’apertura nel 2014 dell’Argine di Vencò, a Dolegna del Collio (Gorizia), a 150 metri dal confine sloveno, una stella Michelin conquistata dopo un anno e la fila fuori per prenotare uno dei sei tavoli per le circa 15 persone che si possono ospitare a sera.
Antonia dice che il richiamo del cibo per gourmet è arrivato quando ha cominciato a sentire “i sapori nella testa”. Poi spiega di proporre una cucina “tecnicamente semplice” non solo per commensali iperpreparati. Infine punta tutto sulle gemme del suo orto che sta lì a due passi dal villone dell’Argine, casale che ha voluto costruire mattone per mattone su una sua idea, come sulla miscela ardita e poco conosciuta di un territorio di confine dal quale proviene e che, almeno per le sue ricette, ha già mischiato suggerimenti e radici di nonni di origine ebraica, ferraresi e pugliesi. A Masterchef 5 apparve come ospite in finale con un suo piatto non proprio facilissimo – Animelle latte, limone e caffè – da copiare. Andò benino. E lei fu anche piuttosto buffa e simpatica nell’istruire i concorrenti. Oggi la Klugmann lavora soprattutto su accostamenti più immediati – citiamo i cannelloni cime di rapa e baccalà, un must –, spazia tra carne e pesce senza un vero e proprio zenit riconoscibile, e non sembra una persona che va in brodo di giuggiole quando le si urla “si chef”. Se i concorrenti di Masterchef 7 potessero ancora ascoltarci suggeriremmo di sorprendere il nuovo giudice chef con la preparazione a sorpresa di un Rigojancsi. La scorza da dura e impossibile potrebbe racchiudere un cuore caldo e dolce.