Dovranno essere tutti in plastica biodegradabile e compostabile, ma solo usa e getta e sempre a pagamento. La legge non dice quanto dovranno costare i sacchetti, ma ipotesi circolate in questi mesi parlano di una cifra compresa tra i 2 e i 5 centesimi
Sostenibilità sì, ma solo a metà. Dall’1 gennaio 2018 i sacchetti che al supermercato usiamo per frutta e verdura dovranno essere tutti in plastica biodegradabile e compostabile, ma solo usa e getta e sempre a pagamento. Per gli alimenti sfusi, infatti, le buste riutilizzabili sono bandite. A mettere nero su bianco il divieto è una lettera con cui il ministero dell’Ambiente ha risposto ai dubbi della grande distribuzione: ambientalisti e persone attente al portafogli dovranno mettersi l’animo in pace. Alternative non ce ne sono a quello che a tutti gli effetti appare l’ennesimo balzello a carico dei consumatori, nonostante in Europa ci siano supermercati in cui i sacchi riutilizzabili sono ammessi e incentivati anche per frutta e verdura.
NO SACCHETTI RIUTILIZZABILI PER L’ORTOFRUTTA – La lettera del ministero, inviata ai responsabili degli uffici legali di Coop, Conad e dell’associazione di categoria Federdistribuzione, è chiara: “Non viene contemplata la possibilità di sostituire con borse riutilizzabili le borse fornite a fini di igiene come imballaggio primario per alimenti sfusi”, scrivono dagli uffici del ministro Gian Luca Galletti. Così, se al posto delle buste per la spesa in bioplastica alla cassa si possono usare borse riutilizzabili portate da casa, questo non vale per i sacchi per confezionare gli alimenti sfusi nei reparti del fresco.“Anche per un coordinamento con le regole di sicurezza alimentare e igiene degli alimenti”, è la motivazione addotta dal ministero. Se è vero che per carne, pesce e latticini l’uso di sacchi riutilizzabili potrebbe creare problemi, per frutta e verdura la posizione del ministero è più difficile da comprendere. Basta pensare ai mercati, dove in molti casi frutta e verdura non vengono insacchettate per tipo e finiscono tutte insieme in un’unica busta.
SACCHETTI RIUTILIZZABILI PERMESSI IN SVIZZERA – A chiedere all’Italia di ridurre l’uso di sacchetti in plastica tradizionale è l‘Europa. Ma davvero non ci sono alternative alle bustine usa e getta, seppur biodegradabili e compostabili? Nelle Fiandre, in alcuni punti vendita delle insegne principali della grande distribuzione, è stato lanciato dall’associazione dei commercianti un progetto pilota sull’introduzione di sacchetti riutilizzabili e nella Coop svizzera in tutti i punti vendita i clienti sono incoraggiati a fare a meno dei sacchetti in plastica. “Dal 6 novembre mettiamo a disposizione un sacchetto a rete realizzato in fibra di cellulosa, lavabile e riutilizzabile. Permettiamo anche ai nostri clienti di portare il proprio sacchetto o contenitore per l’acquisto di ortofrutta. L’unico presupposto è che esso sia trasparente, in modo da permettere al personale di cassa di vederne il contenuto. I clienti possono anche mettere diversi tipi di ortofrutta nelle stesso sacchetto apponendo più etichette”, spiega Guido Fuchs della Coop Svizzera a ilfattoquotidiano.it.
“OCCASIONE MANCATA PER RIDURRE I RIFIUTI”- Per ridurre l’uso di bicchieri usa e getta, la Coop elevetica ha anche sviluppato una tazza termica per le bevande vendute nei propri punti vendita e ristoranti: “L’adozione di queste tazze che sono in vendita ad un prezzo vantaggioso viene premiata con un piccolo sconto sul prezzo della bevanda”, aggiunge Fuchs. E proprio nell’ottica di riduzione dei rifiuti, la scelta italiana di bandire i sacchetti riutilizzabili per l’ortofrutta viene vista da alcuni come un’occasione mancata. “Purtroppo, nonostante le normative europee ci spingano a cambiare stili di vita e di consumo e a ridurre i rifiuti, leggi nazionali come questa vanno, aldilà delle buone intenzioni, in tutt’altra direzione”, spiega dall‘associazione dei Comuni Virtuosi la responsabile Campagne Silvia Ricci, che dal 2010 con l’iniziativa “Mettila in rete” propone alla grande distribuzione di affiancare ai normali sacchetti per l’ortofrutta anche delle borse riutilizzabili.
NO DEROGHE E PROROGHE – La lettera del ministero agli operatori della grande distribuzione sgombra il campo anche da altri dubbi. Prima di tutto chiarisce “il divieto di distribuzione a titolo gratuito” delle nuove borse ultraleggere in bioplastica, senza deroghe né esenzioni. Non importa, spiegano dagli uffici del ministro Galletti, qual è il tipo di alimento sfuso, oppure se a confezionarlo sia un commesso o direttamente il consumatore. La legge non dice quanto dovranno costare i sacchetti, ma ipotesi circolate in questi mesi parlano di una cifra compresa tra i 2 e i 5 centesimi. Inoltre, non è chiaro cosa succederà se i supermercati decideranno di sostituire le buste in plastica trasparente con altre di carta: in quel caso i consumatori dovrebbero pagarle? Contattati da IlFatto.it, dal ministero non rispondono alla domanda. La lettera poi dice no a possibili proroghe: il divieto dei sacchettini in plastica trasparente scatterà dall’1 gennaio 2018 e sarà totale. Le scorte accumulate dai supermercati non potranno essere smaltite, ma dovranno essere subito tolte dalla circolazione: questa eventualità, scrive il ministero, “vanificherebbe l’obiettivo della norma volta alla riduzione effettiva del consumo delle borse” in plastica fossile.