No ai trasformismi, basta cambi di casacca, un codice di condotta, ma anche un ruolo maggiore delle commissioni parlamentari che renderanno più veloci i percorsi delle leggi. E’ la sintesi della riforma del regolamento del Senato approvato oggi con la maggioranza assoluta dall’Aula di Palazzo Madama. Un risultato possibile con l’accordo delle principali forze rappresentate in Parlamento. In tutto sono stati modificati circa 70 articoli del regolamento. Il regolamento nasce da un “decalogo” presentato dallo stesso Grasso e poi elaborato da un consiglio di saggi dove sono coinvolti i rappresentanti dei partiti principali: il dem Luigi Zanda, Annamaria Bernini di Forza Italia, Roberto Calderoli della Lega Nord e Maurizio Buccarella dei Cinquestelle.
La norma anti-trasformismo
L’articolo 1 introduce il principio in base al quale ciascun gruppo deve rappresentare un partito o un movimento politico che abbia presentato alle elezioni del Senato propri candidati con lo stesso simbolo. Resta il limite minimo di dieci senatori per formare un gruppo, tranne le minoranze linguistiche, che potranno avere 5 componenti. Ma soprattutto sarà impossibile creare nuovi gruppi durante la legislatura, a meno che non si accorpino due o più gruppi già esistenti. Quindi il parlamentare che vorrà abbandonare la propria componente avrà come unica destinazione il Misto.
Non solo: per disincentivare al massimo i cambi di casacca (in questa legislatura ne sono stati registrati 231 solo a Palazzo Madama) viene introdotta anche la decadenza automatica dall’incarico di vicepresidente o segretario d’Aula nel caso in cui si lasci il gruppo in nome del quale si è stati eletti. Lo stesso vale se si è nell’Ufficio di Presidenza. Tutto questo non vale se si tratta di scioglimento o di fusione dei gruppi.
Il codice di condotta
Durante la discussione in Aula è stato approvato anche un emendamento – firmato da Luis Alberto Orellana (ex M5s, ora nel gruppo Autonomie) – che introduce il codice di condotta. Oltre a norme sull’integrità e la responsabilità dei singoli senatori, vi sono quelle sulla disciplina dell’attività di rappresentanza degli interessi, la trasparenza della situazioni finanziarie dei senatori anche rispetto a potenziali conflitti di interessi. Sono previste, in caso di inadempimento, anche sanzioni pecuniarie, che possono essere decise dal consiglio di presidenza, mentre l’ammonizione sarà direttamente applicabile dal presidente del Senato.
Le informative in commissione
Anche le informative del governo, ad eccezione di quelle del presidente del Consiglio e salvo occasioni straordinarie, si svolgeranno in Commissione.
Due settimane al mese dedicate alle sole commissioni
L’articolo 3 prevede l’introduzione di sedute uniche con la riserva di due settimane di lavori al mese dedicate esclusivamente alle Commissioni.
L’astensione non sarà più intesa come un No
Mini-rivoluzionaria sarà la trasformazione dell’astensione che non sarà più ritenuto, come fino ad ora, equivalente al voto contrario. In questo modo si considereranno presenti solo i senatori che esprimono voto favorevole e contrario. L’astensione varrà ai fini della verifica del numero legale.
Il voto segreto e la corsia preferenziale per le leggi popolari
Criteri più restrittivi saranno previsti per il ricorso allo scrutinio segreto. Le votazioni avvengono di regola con procedimento elettronico. Restano ad alzata di mano quelle squisitamente procedurali. Le leggi di iniziativa popolare avranno una corsia preferenziale. L’esame in commissione si deve concludere entro 3 mesi dall’assegnazione. Decorso tale termine il testo è iscritto d’ufficio nel calendario dei lavori d’Aula.
Il turbo per l’esame delle leggi
Secondo le nuove norme, se otterranno il via libera dell’Aula, i ddl si assegneranno di regola in sede deliberante o redigente, salvo eccezioni come ad esempio testi costituzionali, decreti e riforme elettorali. Questo significa che: o sarà direttamente la commissione ad approvare il provvedimento senza passare dall’Aula (deliberante) oppure sarà la commissione a votare sugli articoli del testo e l’assemblea si esprimerà solo per il voto finale (redigente).
Nel caso in cui un ddl venga assegnato in sede referente (la procedura ordinaria per cui si esprime prima la commissione e poi l’assemblea), la Capigruppo dovrà fissare un termine per la conclusione dell’esame e la commissione Bilancio avrà 15 giorni di tempo per esprimere il parere su disposizioni che implichino nuove entrate o spese.
Ddl con un terzo di firme? All’odg il prima possibile
Se sottoscritti da un terzo dei senatori, i disegni di legge e gli atti di sindacato ispettivo (interrogazioni, interpellanze, mozioni) sono inseriti di diritto all’ordine del giorno subito dopo quelli il cui esame è cominciato, con un rapporto di uno ogni 3 mesi. L’ok alla dichiarazione d’urgenza comporta l’iscrizione di diritto nel programma dei lavori. Per quanto riguarda i decreti, le pregiudiziali potranno essere presentate da ogni gruppo entro 5 giorni dall’annuncio della presentazione. Ciascun gruppo potrà presentare una sola pregiudiziale e sospensiva che dovrà essere posta all’odg entro 7 giorni dall’assegnazione.
Gli strumenti anti-ostruzionismo
Il taglio arriva fino ai tempi di parola: non più 20 minuti, ma 10, che il presidente potrà ampliare a 30 solo a un oratore per gruppo. Sui richiami al regolamento i minuti saranno 5 (non più 10). L’illustrazione del complesso degli emendamenti potrà essere svolta da un senatore per gruppo per non più di 10 minuti. E sono 10 anche i minuti di intervento per le dichiarazioni di voto. Chi si dissocia ne avrà a disposizione 3.
Ma non è il solo intervento per bloccare l’ostruzionismo: non si potrà chiedere la verifica del numero legale nel caso in cui occorra la votazione per alzata di mano del processo verbale.
E, sorpresa, sparisce il parere del Cnel…
E infine si sopprime la norma che prevede la richiesta di pareri al Cnel, l’organo che sempre Renzi con il referendum voleva abolire: la Costituzione li rende ancora possibili, ma se il provvedimento sarà approvato non saranno più possibili per Palazzo Madama.