La calendarizzazione del ddl Ranucci (dal nome del senatore Pd che l’ha firmata) è una sorpresa, visto che non ce n’era traccia nell’ultima agenda redatta solo la settimana scorsa da Palazzo Madama. Porrà un limite (tre mandati) ai vecchi dinosauri che popolano da decenni le Federazioni. E per la stessa ragione garantirà una possibilità per l'attuale presidente
Subito dopo la protezione dei testimoni di giustizia, prima dello Ius soli che chissà se sarà votato, al posto dei vitalizi che non saranno mai aboliti: nel calendario dei lavori del Senato spunta all’ultimo momento il ddl sui mandati Coni. Quello che finalmente porrà un limite ai vecchi dinosauri che popolano da decenni le Federazioni. E consentirà a Giovanni Malagò di rimanere a capo dello sport italiano fino al 2025, se ne avrà voglia.
La calendarizzazione del ddl Ranucci (dal nome del senatore Pd che l’ha firmata) è una sorpresa, visto che non ce n’era traccia nell’ultima agenda redatta solo la settimana scorsa da Palazzo Madama. Ma fino a un certo punto: le pressioni per condurlo in porto prima della fine della legislatura sono state molto forti, a livello istituzionale, sportivo e politico. La legge prevede l’introduzione di un limite di massimo tre mandati per tutti i presidenti delle Federazioni sportive (con un quadriennio “extra” per quelli in carica al momento dell’entrata in vigore che avrebbero già superato il tetto): una novità attesa da anni dal mondo dello sport, che avrebbe però anche l’effetto collaterale di regalare una terza elezione al presidente del Coni, Giovanni Malagò, per cui già esiste un limite di due.
I più maligni sostengono che sia soprattutto per questo che la legge stia particolarmente a cuore al capo del Comitato olimpico, e al ministro dello Sport, Luca Lotti, che con lui ha un ottimo rapporto. Sta di fatto che dopo l’approvazione di settembre alla Camera, quando l’accordo politico era stato trovato anche con Forza Italia e Lega Nord e il più sembrava fatto, il ddl si è arenato al Senato. Arrivati a inizio dicembre al governo si sono accorti che forse non ce l’avrebbero fatta ad approvarlo in via definitiva. E così sono iniziati i tentativi disperati di recuperarla.
Il ministro Lotti ha provato in un primo momento ad infilare il provvedimento di nascosto nella legge di bilancio, come aveva già fatto un anno fa con i fondi per la Ryder Cup. Un tentativo maldestro rivelato da Il Fatto Quotidiano e respinto dalla Commissione bilancio di Montecitorio, che ha dichiarato inammissibile la norma. Poi al Coni e a Palazzo Chigi avevano pensato addirittura di provare con un emendamento ad personam, che fosse solo per Malagò: il testo era stato pure preparato, ma alla fine non è stato presentato. Sarebbe stata una forzatura troppo grossa, lo stesso presidente del Coni ha preferito evitarla. Alla fine si è tornati alla soluzione di partenza, la più naturale: resuscitare il vecchio ddl. E gli sforzi di Lotti e Malagò sembrano essere stati premiati, visto che la legge è comparsa all’improvviso nel calendario dei lavori del Senato, l’ultimo prima della fine della legislatura. Il ddl Coni trova posto prima dell’arrivo della manovra, quindi in posizione potenzialmente utile per essere approvata: secondo le stime degli uffici, dovrebbe essere discussa sabato 23 dicembre. Per Malagò sarebbe davvero un bel regalo di Natale.
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