Niente riforma del regolamento della Camera per il “niet” di M5s e Forza Italia. Che mercoledì avevano invece sostenuto una modifica analoga del regolamento del Senato, approvata a larga maggioranza. La notizia del definitivo fallimento dell’accordo è stata data alla presidente della Camera Laura Boldrini da Pino Pisicchio, presidente del Gruppo Misto e coordinatore del gruppo ristretto che lavorava alle modifiche del Regolamento. “Resta da capire – ha commentato Boldrini – con quale coerenza abbiano agito quelle forze politiche che, nelle stesse ore in cui si dichiaravano indisponibili alla Camera, davano il via libera ad un analogo progetto di riforma al Senato”.
Il pentastellato Danilo Toninelli ha spiegato che “il Pd proponeva le modifiche all’iter delle leggi che ricalcavano la riforma Boschi e che a noi non piacevano e ha invece posto il veto sulle nostre proposte antiframmentazione dei gruppi. A quel punto non se ne è fatto nulla”. Al Senato però l’intesa è stata raggiunta proprio sulla modifica dell’iter delle leggi.
La riforma, che puntava a snellire le procedure legislative, era stata approvata dalla Giunta per il Regolamento a gennaio 2014, ma era stata messa nel cassetto in attesa della Riforma costituzionale. Fallita quest’ultima, con la bocciatura del referendum del 4 dicembre 2016, la Boldrini aveva sollecitato i gruppi a riaprire il dossier incaricando un gruppo ristretto di cui faceva parte un rappresentante di ogni gruppo. Pisicchio, che lo coordinava, ha ricordato che prima Fi ha chiesto di attendere l’approvazione della nuova legge elettorale ma poi, con Elio Vito, non ha dato l’assenso a proseguire. Mentre l’M5s si è detto disponibile a rivedere solo la disciplina sui gruppi, con il divieto di formarne di nuovi con le scissioni come prevede anche il nuovo Regolamento del Senato.
Inutile la proposta di approvare modifiche circoscritte che avrebbero comunque snellito i lavori, oggi farraginosi in alcuni passaggi. Nella prossima legislatura potrebbe quindi andare in scena un’inversione dei ruoli tra Camera e Senato: quest’ultimo è stato il “porto delle nebbie” per moltissime leggi, mentre assicurerà lavori snelli nella prossima legislatura. L’anello debole diventerà Montecitorio.