Le nuove tutele si applicano ai figli economicamente non autosufficienti della vittima di un omicidio commesso dal coniuge (anche se separato o divorziato), dal partner di un’unione civile o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva e stabile convivenza. Condanna e patteggiamento comportano automaticamente l’indegnità a succedere
Via libera dall’Aula del Senato al disegno di legge che tutela gli orfani di femminicidio. Il provvedimento, passato con 165 sì, 5 no e 1 astenuto, diventa legge. La Camera lo aveva già approvato a marzo. L’esame a Palazzo Madama non è stato indolore. Dopo l’ostruzionismo di FI e di Idea in commissione Giustizia, anche in Aula i tempi del dibattito si sono allungati a dismisura per gli interventi fiume di Carlo Giovanardi e di altri esponenti forzisti come Giacomo Caliendo e Francesco Nitto Palma, che alla fine ha lasciato l’Aula per protesta.
Le nuove tutele si applicano ai figli minorenni e maggiorenni economicamente non autosufficienti della vittima di un omicidio commesso dal coniuge (anche se separato o divorziato), dal partner di un’unione civile (anche se cessata) o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva e stabile convivenza.
L’omicidio del coniuge, del partner civile e del convivente viene equiparato a quello dei genitori o dei figli e rientra pertanto nella fattispecie aggravata per la quale è prevista la pena dell’ergastolo. Reclusione invece da 24 a 30 anni se la vittima è divorziata o l’unione civile sia cessata. Gli orfani di crimini domestici potranno accedere al gratuito patrocinio a prescindere dai limiti di reddito. Lo Stato si farà carico delle spese tanto nel processo penale quanto in quello civile, compresi i procedimenti di esecuzione forzata.
A tutela del risarcimento del danno a favore dei figli della vittima, il pm che procede per omicidio ha l’obbligo di richiedere il sequestro conservativo dei beni dell’indagato. Agli orfani costituiti parte civile, in sede di condanna (anche non definitiva), spetta a titolo di provvisionale una somma pari al 50% del presumibile danno che sarà liquidato in sede civile. A tal fine è prevista la conversione del sequestro in pignoramento già con la condanna in primo grado.
Nei confronti del familiare per il quale è chiesto il rinvio a giudizio per omicidio viene sospeso il diritto alla pensione di reversibilità. Durante tale periodo (e fino a quando vi siano i requisiti di legge) la pensione, senza obbligo di restituzione, sarà percepita dai figli della vittima. In caso di proscioglimento o archiviazione, la sospensione viene meno e lo Stato, salvo vi sia stato subentro dei figli, dovrà corrispondere gli arretrati. La condanna e il patteggiamento comportano automaticamente l’indegnità a succedere (sarà direttamente il giudice penale a dichiararla, senza necessità di un’azione civile da parte degli eredi). Peraltro, fino ad archiviazione o proscioglimento, resta sospesa la chiamata all’eredità.
A decorrere dal 2017 il Fondo per le vittime di mafia, usura e reati intenzionali violenti viene esteso anche agli orfani di crimini domestici con una apposita dotazione aggiuntiva di 2 milioni di euro all’anno per borse di studio e reinserimento lavorativo. Ai figli delle vittime è assicurata assistenza medico-psicologica gratuita fino al pieno recupero psicologico ed è attribuita la quota di riserva prevista per l’assunzione di categorie protette. Se il cognome è quello del genitore condannato in via definitiva, il figlio può chiedere di cambiarlo.
La senatrice del Pd Francesca Puglisi ha detto che “siamo i primi in Europa a dare una legge che tutela bambine e bambini, ragazze e ragazzi che hanno avuto la vita sconvolta dal dramma dell’uccisione della propria madre per mano del padre. Sono i cosiddetti “orfani speciali”, 1600 circa dal 2000 al 2014 nel nostro Paese, come rilevato dalla ricerca “Switch off”, che hanno bisogno di attenzioni speciali, risposte speciali, tutele speciali e diritti violati da ripristinare. Sono spettatori silenziosi di crimini efferati e le conseguenze di ciò che vivono sono sia di natura fisica che psicologica”. Secondo Bruno Tabacci, il presidente nazionale di Centro Democratico la cui responsabile giustizia Anna Maria Busia ha scritto il testo e con l’onorevole Roberto Capelli primo firmatario lo ha presentato alle Camere, è “uno dei lasciti al Paese più seri di questa legislatura”.