Nei dintorni dello stabilimento i tassi di divorzio sono molto più bassi che nel resto della Basilicata: merito della stabilità regalata dal lavoro nella fabbrica di auto, almeno a leggere le 200 pagine di report commissionato dal gruppo. E pazienza se i lavoratori sono in cassa integrazione e se sul futuro non ci sono certezze
In Italia i matrimoni aumentano, i divorzi pure. Ma se siete tradizionalisti, e tenere unita la famiglia è un punto d’onore, trasferitevi in Lucania. Magari mandate pure il curriculum a FCA per lavorare a Melfi, dove felici produrrete Fiat 500X e Jeep Renegade, oltre a una manciata di Punto (ancora per poco). Perché? E’ presto detto: nei dintorni dello stabilimento i tassi di divorzio sono molto più bassi che nel resto della Basilicata. Merito della stabilità regalata dal lavoro nelle catene di montaggio.
Ce lo fa sapere il Censis, che proprio per conto di FCA ha firmato una ricerca: un faldone di 200 pagine per raccontare come vivono gli operai nella nuova El Dorado dell’auto italiana. Una sorta di cattedrale nel deserto dal punto di vista geografico, ma a quanto pare “accessoriata” con tutti i comfort che si possano desiderare: comodi turni di lavoro (tre al giorno, a volte pure il sabato), premi produzione, salari di livello. E, non ultima, solidarietà intergenerazionale: giovani che lavorano a braccetto, spesso investiti da ruoli di responsabilità, con cinquantenni che ne accettano le direttive di buon grado. Spinti da orgoglio e senso di appartenenza a una realtà che produce auto destinate ai mercati di tutto il mondo. Chapeau.
Anche se poi, a ben vedere, i pendolari che vengono a lavorare qui sia dalla Basilicata che dalle limitrofe Puglia e Campania sono parecchi: chissà perché in tanti hanno deciso di non prendere la residenza nei dintorni. Mistero buffo, forse è vero che in quest’Italia 4.0 si sta bene a casa da mammà. Ma fa niente, perché da quelle parti non è solo l’integrità della famiglia ad essere tutelata. Secondo il Censis, tutti gli indicatori economici trasudano salute: prodotto interno lordo e tasso di occupazione su tutti. E ci mancherebbe pure, visto che al di là di un posto in fabbrica c’è ben poco che quel territorio possa offrire.
Sempre che duri. Per gli 800 operai addetti alla linea di montaggio della Punto sarà infatti un Natale di cassa integrazione, che va ad aggiungersi a quella a singhiozzo già patita nei mesi scorsi dai loro colleghi che producono suv. E lo stesso futuro dell’utilitaria Fiat è fumoso: ad oggi non è previsto un modello che la sostituisca e la sua produzione cesserà nel 2018. Speriamo che il nuovo piano industriale di FCA (svelato presumibilmente a marzo prossimo) risolva il problema. Nel frattempo, sindacati e lavoratori della El Dorado lucana sono molto preoccupati. Chissà se lo hanno detto al Censis.