WONDER di Stephen Chbosky. Con Julia Roberts, Jacob Tremblay, Owen Wilson. USA 2017 Durata: 113’. Voto: 3,5/5 (AMP)
“Non puoi essere normale se sei nato per distinguerti”. Per questo il piccolo August “Auggie” Pullman non molla mai, anche quando il suolo sembra franare sotto il peso del suo fragile corpo di decenne. Sopra il collo il bimbo si porta addosso un volto deforme, risultato di svariati interventi chirurgici per ovviare a una malformazione al cranio dalla nascita. Geni impazziti ed effetti “plastici” permanenti. Ma il cervello di Auggie funziona alla grande, anzi, “prodigiosamente”, anche grazie alla cura di una famiglia straordinaria che da sempre ha tentato di farlo sentire “normale”. Produzione coraggiosa sull’acclamato bestseller di R.J. Palacio, Wonder è solo in apparenza il classico romanzo di (de)formazione americano con “l’aggravante” legata al protagonista dal volto monstre. Si tratta, infatti, di un oggetto piacevolmente mutevole nell’incedere del suo svolgimento che – essenzialmente – deve la sua forza alla scrittura solidissima di una struttura non scontata, e a un casting perfetto, specie nel piccolo Jacob Tremblay (il bimbo di Room). Se è vero che Auggie è “il sole attorno cui ogni membro della famiglia è un pianeta orbitante” ogni personaggio vive e cresce di una sua identità profonda, di un proprio punto di vista sia rispetto a se stesso che al rapporto col bimbo-prodigio, mini Elephant Man dall’ironia tagliente e dalla simpatia contagiosa. Lo spettatore “scivolerà” con naturalezza nell’universo complesso e composito di un individuo “normalmente diverso” altrimenti detto “diversamente normale”. Nella somma delle sue parti, Wonder celebra con sensibilità e intelligenza temi eternamente caldi (l’accettazione della diversità sia dal proprio che altrui punto di vista, ma anche della solitudine, il valore dell’amicizia) quanto alcuni profondamente attuali come il bullismo infantile.