FERDINAND di Carlos Saldanha. Animazione Blue Sky/20th Century Fox. Usa 2017. Durata: 100’. Voto 3,5/5 (DT)
Dopo non aver più visto tornare il padre dalla Plaza de Toros, il vitellino Ferdinand scappa dall’allevamento di tori per la corrida, trova riparo e cresce robusto come nessun’altro a casa della piccola Nina dove il padre contadino coltiva prati e fiori. Pur arrivando a pesare 900 chili, scopre che il suo sogno è vivere sotto un albero annusando fiori e contemplando l’orizzonte. Nemmeno la sua violenta cattura, il ritorno forzato tra tori adulti nell’allevamento di quando era vitello, lo fanno “rinsavire” anzi. È proprio lì, assieme a un gruppo di porcospini, una capra “calmante”, e agli altri compagni tori, che fugge nuovamente dalla corrida e dall’incombente lugubre macello sulla collina che figurativamente ricorda i campi di sterminio. Fino ad un avventuroso finale tra le strade di Madrid dove la folla dell’arena sbeffeggia finalmente il torero e prende le parti del toro. Dal regista di Ice Age e Rio, una favola animata e animalista dal buffo messaggio antispecista che spiazza per gioiosità e spirito di ribellione. Tratto dal libro La storia del toro Ferdinando, scritto nel 1936 dall’americano Munro Leaf e illustrato da Robert Lawson, sorta di manifesto pacifista e antifranchista, messo al macero perfino dai nazisti, Ferdinand è una di quelle favole ‘alla Pixar” – qui producono i concorrenti Blue Sky Studios e Twentieth Century Fox Animation – dove la facciata fanciullesca e ludica per piccoli si amalgama armoniosamente con un convinto contenuto politico per i grandi. Meccanicità dei movimenti degli esseri umani volutamente rallentata e vagamente idiota, accelerazioni comiche animali da urlo (la crescita di Ferdinand, l’arrivo dei porcospini, l’assoluta e deflagrante presentazione dei vanesi cavalloni contro i puzzolenti tori, la sequenza del toro…nella cristalleria!) per l’esposizione felice di una metafora dello sfruttamento senza limiti e rispetto sul più debole che accomuna uomo e animale.