NAPOLI VELATA di Ferzan Ozpetek. Con Giovanna Mezzogiorno, Alessandro Borghi, Anna Bonaiuto. Italia 2017. Durata: 113’. Voto: 1,5/5 (AMP)
“Sei circondata da cadaveri” asseriva la megera. “Sì, ci lavoro tutti i giorni” rispondeva l’anatomopatologa. Sembra una barzelletta, invece è una delle battute più rivelatrici di Napoli velata, il nuovo lungo by Ferzan Ozpetek, evidentemente innamoratosi dell’intensa e misteriosa metropoli partenopea dopo le feconde ispirazioni salentine. Fatalmente attratto dall’arcaico rito del parto maschile messo in scena dai “femminielli” dietro a un velo che li separa dal pubblico, il regista turco elabora ancora una volta la mutazione di una donna in seguito a un evento traumatico. Adriana è la donna in questione, cui presta corpo e volto Giovanna Mezzogiorno già “musa” di Ozpetek ne La finestra di fronte. Il suo universo è l’alta borghesia napoletana alternata ad anonimi obitori ove perpetua autopsie: ma basta una notte di sfrenata passione con un aitante sconosciuto (Borghi) e un’inattesa sorpresa che lo riguarda a trasformarle l’esistenza che improvvisamente va popolandosi di fantasmi, di ossessioni, di ricordi rispetto a un’infanzia drammatica. Fuori genere se non nell’ozpetek-genre, Napoli velata può sfiorare il mistery nero mescolato al melò, ma tanta è la voglia di Ferzan di illustrare il caos-mai-calmo di un’urbe unica al mondo – sopra e sotto viscere – che inevitabilmente si perde, smarrendo ritmo e densità narrativi, tornando ancora una volta nella spirale del proprio autocompiacimento piuttosto che in quella assai promettente della prima inquadratura. Ma quelle sarebbero state vertigini da Hitchcock. Dal 28 dicembre nelle sale.