Palazzo Madama ha approvato il testo con 79 sì, nessun contrario e nessun astenuto. "Si riconosce lo statuto del testimone di Giustizia - spiega in Rosy Bindi, presidente della Commissione antimafia - superando l’impropria sovrapposizione con i collaboratori di giustizia"
Il Senato lo ha votato all’unanimità – 179 sì, nessun contrario e nessun astenuto – e il ddl che tutela i testimoni di giustizia, già approvato dalla Camera, ora è legge. La norma “amplia le misure a tutela e garanzia di questa particolare categoria di soggetti, rafforzando il rapporto di fiducia con le Istituzioni e rende ancora più incisiva l’attività di contrasto alla criminalità organizzata”, il commento del ministro dell’Interno Marco Minniti.
“Con questa legge si riconosce lo statuto del testimone di Giustizia – spiega in una nota Rosy Bindi, presidente della Commissione antimafia – superando l’impropria sovrapposizione con i collaboratori di giustizia e si rende più garantista, trasparente e personalizzato il sistema di tutela dei testimoni e si riconosce la loro fondamentale funzione”.
Con la nuova legge “si avranno caratteri più stringenti nella definizione di chi sia il testimone – spiegano i parlamentarti del Movimento 5 Stelle in Commissione antimafia Giulia Sarti e Francesco D’Uva – deve rendere dichiarazioni di fondata attendibilità, non essere condannato per delitti connessi e non aver tratto profitto dall’essere venuto in relazione con il contesto criminale su cui testimonia. Inoltre fondamentale l’istituzione della figura del referente che, sarà il tramite con le istituzioni preposte alla sua tutela, così da chiudere quel vuoto tante volte lamentato dai testimoni che rimanevano abbandonati a se stessi”.
“Un importante riconoscimento per chi decide di stare dalla parte dello Stato e della legalità – scrive su Twitter il ministro della Giustizia Andrea Orlando – grazie a chi si è battuto per questo obiettivo e a @mattiellodavide per la determinazione nel chiederne l’approvazione”. Esultano anche le associazioni: per Luigi Ciotti, presidente nazionale Libera, si tratta di “un giusto e doveroso riconoscimento verso quelle persone che si sono messe in gioco per il bene di tutti, scegliendo di non tacere di fronte a fatti molto gravi di cui sono state testimoni”.