Sospendere la pena a Marcello Dell’Utri, detenuto nel carcere romano di Rebibbia dove deve scontare una condanna definitiva a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa. È la richiesta avanzata dalla procura generale di Caltanissetta. Il fondatore di Forza Italia, dunque, rischia di ricevere un dolcissimo regalo di Natale. Un dono che arriva grazie al precedente rappresentato dal caso di Bruno Contrada: una sentenza, quella sull’ex poliziotto, che rischia di fare aprire le porte del carcere anche a Dell’Utri.
Questo almeno l’obiettivo dei legali dell’ex senatore che hanno presentato l’istanza nel corso del giudizio di revisione avviato su richiesta della difesa dell’imputato davanti alla corte d’appello di Caltanissetta. Nei giorni scorsi i legali dell’ex senatore si sono visti respingere dal tribunale di sorveglianza di Roma un’istanza di differimento della pena per il loro assistito per motivi di salute. Da tempo, però, sostengono che il caso Dell’Utri sia assolutamente sovrapponibile al caso Contrada e che anche la condanna dell’ex manager di Publitalia, alla luce del verdetto della corte di Strasburgo di tre anni fa, sia illegittima.
Tutto è appunto legato alla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che ha dichiarato illegittima la condanna inflitta, per lo stesso reato, a Contrada. Era l’aprile del 2015 quando la Corte Europea dei diritti umani aveva stabilito che l’ex numero due del Sisde non andava condannato per concorso esterno perché all’epoca dei fatti contestati (che vanno dal 1979 al 1988) il reato “non era sufficientemente chiaro“. Lo sarebbe diventato solo nel 1994 con la sentenza Demitry, che tipizzava per la prima volta quella inedita fattispecie nata dall’unione dell’articolo 110 (concorso) e 416 bis (associazione mafiosa) del codice penale. A “inventarsi” quel reato al tempo del pool antimafia di Palermo era stato Giovanni Falcone: occorreva un modo, infatti, per perseguire i colletti bianchi che contribuiscono continuativamente alla crescita dell’associazione mafiosa senza mai farne parte a livello organico.
Poco importa, però. Perché a causa di un errore dei rappresentanti dello Stato Italiano, la Cedu condannò l’Italia a risarcire Contrada ritenendo che fosse stato condannato illegittimamente. Come l’ex superpoliziotto anche Dell’Utri è stato condannato per fatti avvenuti prima del 1994 – nel caso dell’ex senatore fino al 1992 – e quindi non “coperti” dalla sentenza Demitry. Gli avvocati dello storico braccio destro di Silvio Berlusconi hanno quindi provato la strada dell’incidente di esecuzione davanti alla corte d’appello di Palermo sostenendo l’immediata applicazione del verdetto Cedu al loro assistito. Ma l’istanza, che conteneva la richiesta di sospensione della pena, è stata respinta. Stessa decisione ha preso la Cassazione a cui i legali hanno fatto ricorso: i giudici della Suprema corte però hanno indicato la via del processo di revisione revisione.
Processo che si è aperto davanti ai giudici di Caltanissetta, competenti per legge, visto che Dell’Utri è stato condannato dal tribunale di Palermo. Nel frattempo gli avvocati si sono anche rivolti alla corte di Strasburgo, che però non si è ancora pronunciata. Nel corso della revisione il pg nisseno dunque ha chiesto alla corte d’appello la sospensione dell’esecuzione della pena. Adesso per Dell’Utri si aprono due strade: la corte potrebbe preliminarmente ipotizzare che la sentenza Contrada sia immediatamente applicabile al’ex senatore e sospendere la pena fino alla pronuncia di merito della Cedu. Oppure sostenere che sia necessario un pronunciamento specifico su Dell’Utri da parte dei giudici di Strasburgo e quindi verosimilmente negare la sospensione e rigettare nel merito la richiesta. Di sicuro la richiesta avanzata dal pg è un punto per la difesa dell’uomo che creò dal nulla il partito di Berlusconi.
In merito alla richiesta della procura di Caltanissetta, i legali di Dell’Utri Tullio Padovani e Francesco Centonze specificano che il procedimento “è stato avviato a seguito della pronuncia della Corte di Cassazione che ha indicato la revisione come strumento processuale per l’adeguamento della posizione di Dell’Utri rispetto al giudicato della Corte di Strasburgo nel caso Contrada“. E concludono precisando che “sulle richieste delle difese e del Procuratore Generale la Corte d’Appello si pronuncerà nei prossimi mesi”.