Dall’1 gennaio riparte la rivalutazione delle pensioni, congelata da due anni. L’Inps, sulla base di quanto disposto da un decreto del ministero dell’Economia, ha comunicato che chi riceve fino a tre volte il minimo riceverà un adeguamento dell’1,1%. Quindi l’assegno minimo salirà da 501,89 a 507,42 euro al mese. In un anno l’aumento sarà di circa di 72 euro. Ai pensionati che ricevono mille euro sarà riconosciuto un incremento di 11 euro mensili.
Per gli importi tra tre e quattro volte il minimo è riconosciuto il 95% dell’inflazione, quindi l’1,045% dell’assegno, mentre per quelli tra quattro e cinque volte il minimo è riconosciuto il 75%, pari allo 0,825% del totale. Ai trattamenti tra cinque e sei volte il minimo è riconosciuto il 50% dell’inflazione (quindi lo 0,550%) mentre per gli importi oltre sei volte il minimo l’assegno viene rivalutato dello 0,45% rispetto all’inflazione (quindi dello 0,495%). Per una pensione superiore a 3.011 euro al mese la rivalutazione sarà inferiore a 180 euro l’anno, pari a 14,9 euro in più al mese.
A gennaio, comunica sempre l’istituto previdenziale, tutte le pensioni e le indennità saranno erogate da Poste e banche il 3, secondo giorno bancabile del mese. Nei mesi successivi, poi, gli assegni verranno sempre pagati il primo del mese o il giorno successivo “se festivo o non bancabile”. Lo ha previsto un emendamento alla manovra riformulato e approvato dalla commissione Bilancio della Camera che ha posto fine a incertezze e polemiche sulla data dell’assegno. Nel 2016 doveva infatti scattare il pagamento il secondo giorno bancabile che rischiava però, se a ridosso del weekend, di diventare anche il 4 o il 5 del mese. La misura era stata congelata per il 2016 e il 2017 e ora è stata definitivamente sostituita.