In tutta la letteratura su post-neo-e nazi-fascismo, spicca un recente post di Diego Fusaro. Approfitto del clima natalizio per dichiararmi d’accordo con lui: il fascismo è un falso bersaglio, il vero nemico è, per dir così, la ristrutturazione capitalistica. Avverto però che uso questi paroloni paleo-marxisti solo per aprire un dialogo con Fusaro stesso, anche a costo di giocarmi tre dei quattro lettori che mi restano. Ma soprattutto, aderisco alla sua tesi solo a patto di discordare sui dettagli. Che saranno pure dettagli, come dice la parola stessa, ma nei quali il diavolo si annida, si crogiola, si stiracchia, ridendo sgangheratamente di lui e di me.

Il principale dettaglio è che sì, magari il fascismo non esiste, è un’invenzione del Pd e di Repubblica per farci credere che ci sia ancora una sinistra e che Renzi ne faccia parte. Però i fascisti esistono: ce n’è anzi una marea, in Italia e dintorni. Non usano più il fez e il manganello, salvo a Ostia Lido, anzi portano pacchi di pasta ai poveri (ariani) e aiutano ad attraversare la strada le vecchiette (ariane). Ma anche se tutto ciò il Fusaro non fosse disposto a concederlo, mi concederà che esiste la parola “fascismo”, che sta scritta in Costituzione, e che qualcosa dovremo pur farcene, di questi tempi più-che-neri, neroblù, come in Austria.

Un uso di “fascismo” che suggerisco è a proposito dell’Alta velocità. Una volta insegnavo a Bologna, e ci andavo in interregionale da Genova, in tre ore e con poche lire. Oggi no, oggi c’è l’Alta velocità. Dunque, devo passare da Milano, prendere la Freccia per Roma e pagare uno sfracello di euro, attorniato da manager ebeti che si fanno prenotare i viaggi dalla segretaria. Non parliamo poi di andare a Trieste: oggi ci metto più che negli anni Ottanta, e a volte mi càpita, come una settimana fa, di metterci dodici ore solo perché aveva nevicato 36 ore prima. L’unica cosa positiva è stato ingannare le tre ore d’attesa al bar della stazione di Tortona facendo lo scemo con un bella caraibica, peraltro rivelatasi una trans.

Cosa c’entra tutto questo con il fascismo, direte voi? C’entra. E non solo perché il fascismo pretendeva di fare arrivare i treni in orario, mentre questi non sanno che pesci pigliare. Il punto è che il tracollo delle ferrovie, dette dello Stato solo per dirottare verso quest’ultimo le ire dei viaggiatori, è uno dei tanti frutti del nuovo fascismo globale che Fusaro designa ancora, mezzo secolo dopo Pasolini, con l’espressione un po’ vintage “capitalismo“. È andata così: qualcuno, in qualche punto del mondo non segnato su Google Maps, ha fascisticamente deciso di puntare sull’Alta velocità, che interesserà il cinque per cento della popolazione. Scegliendo, naturalmente, di lasciare il restante 95 per cento sui carri-bestiame per pendolari.

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