Cari amici del Fatto Quotidiano, eccoci qui a festeggiare il nono Natale insieme. Un anno fa eravamo ancora inebriati dalla grande vittoria del No al referendum, che ci aveva visti protagonisti nel salvataggio della Costituzione. Ma subito avevamo voltato pagina, con lo scoop sullo scandalo Consip che ha poi segnato la politica di questi 12 mesi. E ora, ove mai qualcuno non l’avesse capito, lo scandalo delle banche (non solo di Etruria, ovviamente, ma anche degli altri istituti e delle voragini nella vigilanza di Consob e Bankitalia, che il Fatto aveva denunciato per tempo mentre la politica li scopre soltanto ora, fuori tempo massimo) sta confermando quanto cruciale sia il nodo irrisolto del rapporto fra politica e affari che non ci siamo mai stancati di denunciare; e quanto miope sia stata la classe politica nel lasciarlo incancrenire senza una seria e severa normativa contro i conflitti d’interessi e contro le loro degenerazioni ancor peggiori (dalla corruzione in giù).

Tutto questo per dire che, pur con tutti i nostri limiti, possiamo più che mai rivendicare con orgoglio la funzione civica e civile del nostro quotidiano. Una funzione che può esprimersi in battaglie vinte (come quella del referendum costituzionale) e in battaglie perse (come quelle per una legge elettorale che ci restituisse finalmente il diritto di scegliere i nostri parlamentari, per una riforma delle pensioni di deputati e senatori senza più odiosi privilegi di casta e per il ritorno in Rai di Milena Gabanelli nel posto centrale che le compete). Una funzione che voi lettori e abbonati avete mostrato anche quest’anno di apprezzare e condividere, riconfermandoci la vostra fiducia nel momento più critico del mercato della carta stampata.

Naturalmente il Fatto, ancor prima che per lanciare campagne, è nato per dare notizie (possibilmente in esclusiva) e poi analisi e commenti. E, anche da questo punto di vista, non ci siamo risparmiati, senza sconti per nessuno. Tant’è che, come sempre, siamo finiti nel mirino ora della destra, ora del Pd, ora della sinistra, ora dei 5Stelle: tutte medaglie al valore che premiano la nostra autonomia e indipendenza da tutti i poteri. Non solo sulla politica interna ed estera, sulla cronaca, sull’economia, sulla cultura, sullo sport e così via. Ma anche sulle campagne d’odio online, che abbiamo contribuito a combattere fino a far chiudere le pagine più indecenti di certi social network anche quando infangavano cittadini comuni e indifesi, mentre le autorità politiche si muovevano solo quando venivano toccate in proprio.
L’altro giorno un nostro giornalista è stato chiamato da una collega di un grande giornale nazionale che gli segnalava una notizia importante: il nostro collega le ha domandato perché non la scrivesse sul suo, di quotidiano. Risposta: “L’ho proposta ai miei capi, ma mi hanno risposto che non è roba per il nostro giornale, ma è roba ‘da Fatto’…”. Il che dimostra che molto dei nostri scoop, in aggiunta a quelli realizzati per la bravura delle nostre firme, nasce dalla censura delle testate “concorrenti”. E questa è un altro dei moventi che quasi dieci anni fa ci spinsero a progettare un giornale tutto nostro: quello di poter dare le notizie che gli altri non danno.

In vista della campagna elettorale e in seguito a una ricerca di mercato fra voi lettori (e anche ex lettori), come abbiamo annunciato a fine novembre e come avete potuto toccare con mano nelle ultime settimane, abbiamo lanciato alcune migliorie e innovazioni: una formula di prime pagine da “copertina”, quasi monografiche, per sottolineare un fatto del giorno particolarmente significativo; un viaggio quindicinale (e presto settimanale) nelle grandi città, per raccontare quel che avviene nelle realtà locali troppo spesso ignorate da giornali e telegiornali “romanocentrici”; almeno un pezzo al giorno dedicato al fact checking (“Vero o falso”), per smontare – dati e fatti alla mano – le bufale politiche o giornalistiche che vanno per la maggiore, specie in questa campagna elettorale, anche e soprattutto in bocca ai politici e ai giornalisti che poi strillano alle “fake news” (altrui); una pagina riservata ai lettori completamente rinnovata (“Lo dico al Fatto”), con una lettera al giorno indirizzata a una delle nostre firme (con risposta a rotazione); e un grande cartellone di appuntamenti culturali e ricreativi per il fine settimana, intitolato “Che c’è di bello”. Insomma, un giornale più “di servizio” che aiuti tutti noi a orientarci nella jungla di un’”informazione” (o meglio “comunicazione”) sempre più bombardata, scoordinata e caotica.

Ora noi vorremmo che, col vostro aiuto, “Lo dico al Fatto” diventasse un pensiero fisso per tutta la nostra comunità di giornalisti e lettori, affinché chiunque voglia chiederci un chiarimento o una spiegazione, inviarci un suggerimento o una preghiera, segnalarci uno scandalo o un sopruso, condividere una bella notizia, ci scriva una lettera (a Il Fatto Quotidiano, via di Sant’Erasmo 2, 00184 – Roma, indicando il nome del giornalista destinatario) o una mail (a segreteria@ilfattoquotidiano.it o lettere@ilfattoquotidiano.it) Noi, nei limiti delle nostre forze, ci impegnamo a rispondere.

Intanto, come avevamo promesso, la nostra società editoriale ha varato tre progetti nuovi, che stanno raccogliendo grande successo, sempre grazie a voi: due sono ostinatamente di “carta” (la collana di libri Paper First, diretta da Marco Lillo, e il mensile Fq Millennium, diretto da Peter Gomez come il nostro sito web in continua espansione); l’altro è Loft, la piattaforma televisiva che va ben oltre i confini del nostro quotidiano sotto il coordinamento della nostra vulcanica amministratrice delegata Cinzia Monteverdi. Un bel cocktail di carta, web, tv e libri che anche quest’anno, l’ottavo consecutivo, consente alla nostra società presieduta dal nostro primo direttore Antonio Padellaro di chiudere il bilancio con un piccolo margine di utile (caso piuttosto raro nel panorama editoriale non solo italiano, ma anche europeo).

Dei nostri errori anche quest’anno, come sempre, ci scusiamo e rispondiamo personalmente. Assicurando però che sono avvenuti in buona fede e mai per conto terzi, visto che il Fatto è nato come (ed è rimasto) una comunità di giornalisti liberi, spesso con opinioni diverse, ma legati da un progetto comune: lo stesso progetto dei lettori e degli abbonati che continuano a sostenerci, per lasciarci liberi da ogni condizionamento, politico ed economico.

Dalla ricerca di mercato che abbiamo commissionato fra i lettori e gli ex lettori, è emerso un dato che ci ha fatti riflettere: la nostra comunità è molto più ampia rispetto ai numeri delle nostre copie vendute in edicola e in abbonamento. E questo è dovuto non soltanto al fatto che una copia del Fatto viene letta da più persone, in famiglia, nei locali pubblici, negli ambienti di lavoro; ma anche alla saltuarietà con cui molti di voi – per ragioni di tempo, o di budget, o per la chiusura di molte edicole – acquistano il nostro giornale. Accanto ai molti che lo fanno a cadenza quotidiana, tanti altri lo comprano un giorno sì e altri no. Spetta dunque a noi rendere il giornale sempre più interessante, prezioso, indispensabile per “fidelizzare” maggiormente voi lettori, per convincervi a compiere ogni giorno quell’”atto di fede laico” che si compie in edicola. Ma spetta anche a voi modificare un po’ le vostre abitudini, accordandoci una fiducia ancora maggiore, se apprezzerete questi nostri sforzi. La battaglia contro l’astensionismo informativo è altrettanto importante di quella contro l’astensionismo elettorale. Se potete, aiutateci ad “affezionare” sempre più cittadini alla lettura del Fatto: acquistandolo con più assiduità e, per chi già lo è abbonandovi anche quest’anno o per la prima volta al nostro quotidiano e “presentandolo” o regalandolo ad amici e conoscenti.

Senza di voi, non esisteremmo. Con voi, anche nel 2018, faremo grandi cose. Per votare e soprattutto pensare informàti.

Cari amici, a nome di tutte le nostre redazioni, Buon Natale e Buon Anno con il Fatto Quotidiano!
Marco Travaglio, Antonio Padellaro e Peter Gomez

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