Il giudice sportivo sostiene che la fotografia di Federico Aldrovandi costituisca una provocazione nei confronti delle forze dell’ordine. Quelle stesse forze dell’ordine cui appartenevano quei poliziotti che il 25 settembre del 2005 Federico lo hanno ucciso. Quelle stesse forze dell’ordine cui appartenevano quei poliziotti che il 27 marzo del 2013 hanno manifestato sotto l’ufficio della mamma di Federico per solidarietà con i colleghi assassini. Quelle stesse forze dell’ordine cui appartenevano quei poliziotti che il 29 aprile 2014 hanno tributato un’ovazione di applausi ai tre agenti condannati per l’omicidio.
Andiamo con ordine. Federico Aldrovandi è morto a diciotto anni su un marciapiede di Ferrara, mentre rientrava da una serata con gli amici, con i polsi ammanettati dietro la schiena, soffocato dal torace schiacciato sul pavimento mentre gridava “smettetela, sto morendo”. Nell’estate del 2009 quattro poliziotti sono stati condannati a 3 anni e mezzo di carcere per un delitto colposo. Tre anni dopo la Cassazione confermerà la condanna.
Da allora, gli amici di Federico portano allo stadio bandiere con il suo volto. Lo scorso primo dicembre, in occasione della partita Roma-Spal, le bandiere non sono state fatte entrare allo Stadio Olimpico. Come pacifica protesta, i tifosi ferraresi sono rimasti in assoluto silenzio per interi 90 minuti. Mancava l’autorizzazione della questura, è stato spiegato, che nessuno sapeva di dover chiedere. Va bene, è stato un problema di burocrazia, le forme sono forme e su questo non dico nulla.
I tifosi di tutta Italia però non ci stanno. Non ritengono giusto che la foto di un ragazzo morto tragicamente non possa essere utilizzata dagli amici come un segno di ricordo, di affetto e anche di rabbia per l’accaduto. In vari stadi italiani le bandiere con il volto di Federico compaiono sugli spalti. In Champions League, in serie A, nelle serie inferiori. In occasione della partita Siena-Prato di alcuni giorni fa, arriva la decisione del giudice sportivo che richiamavo all’inizio: le due squadre vengono multate. Ma sono le motivazioni del provvedimento che lasciano senza parole. Le due tifoserie, secondo il giudice, avrebbero infatti esposto “uno striscione di contenuto provocatorio nel confronti delle forze dell’ordine”.
Torno a chiedere: per quali appartenenti a quali forze dell’ordine il viso di Federico costituirebbe una provocazione? Non certo per i tanti poliziotti onesti che mai avrebbero gestito con quella violenza, in quattro, un ragazzino di diciotto anni fino a farlo morire soffocato in una pozza di sangue. E purtroppo neanche per quei poliziotti che in questi anni hanno compiuto gesti secondo me spavaldi, arroganti, offensivi, disgustosi che ho ricordato. Spero vivamente che la Figc intervenga nella questione. Il calcio, in Italia e in tante parti del mondo, ha una voce forte e ascoltata da tantissimi giovani. Spero che le autorità sportive chiariscano che il viso di una ragazzino ucciso non è una provocazione. Patrizia Moretti e Lino Aldrovandi hanno perso il loro Federico. La vicinanza e l’affetto degli stadi era una delle piccole cose che ancora potevano scaldare il cuore.