Qualche giorno ricevo un messaggio molto carino che mi indica un audio realizzato in modo particolare e su suggerimento di un bambino dieci anni che vive la realtà di essere fratello di un ragazzino disabile. Anche le sorelle di Diletta vivono questa realtà da sempre. Nonostante a volte riusciamo a dimenticarlo e a vivere tranquillamente, accade molto più spesso che qualcuno riesca brutalmente a farci sentire diversi, distinti, e di serie aliena. Questo il motivo per cui sono stata destinataria dell’audio che in pochissimi giorni sta facendo il giro di scuole e discorsi di auguri e che vale la pena di ascoltare.

Scrive bene nei commenti pubblici Pamela Pompei, Consigliere CDMX, e madre di un bambino e di un alieno. Il percorso è riconoscibile a chi vive le medesime quotidianità. Mi commuovo, telefono alla mia amica mamma di alieno anche lei, come Pamela e come me e come molte altre. Poi, giunta a casa, chiedo alle mie figlie di ascoltarlo. Mi chiedono di ascoltarlo di nuovo. Si fanno più attente e concentrate la seconda volta.

I commenti mi hanno fanno riflettere molto e li riporto. Daniela 11 anni tra poco: “Io non capisco chi è l’alieno, è il fratello disabile? Ma chi lo vede alieno? E’
tutto carino, le voci mi piacciono ma io penso che dire alieno sia un’offesa“. Ne parliamo a lungo, poi Daniela preferisce continuare a giocare ritenendo esaurito un commento che secondo lei, svanirà presto, lasciando che ognuno continui a pensare ciò che vuole. “Mamma, a me non me ne importa niente, anche Diletta se non la conosci pensi che è aliena e allora?”. Diana 14 anni: “Una bella iniziativa , anche se gli alieni sono quelli che hanno bisogno di un audio per capire qualche cosa in più. Bella iniziativa, ma ogni vita è come ognuno di quei suoni: diversa , per fortuna”.

A questo punto ho proposto l’ascolto a molte persone con disabilità e non. Tutte le persone non interessate direttamente o indirettamente alla disabilità hanno ascoltato per cortesia. Non hanno compreso benissimo ma hanno mostrato disagio nel riferire chiaramente il loro imbarazzo. Tra coloro che invece si interessano di disabilità è stato un progetto valido, efficace, positivo e connotato da punti di vista anche molto lontani ma tutti orientati alla bontà del messaggio.

Personalmente ribadisco quanto detto all’inizio: mi ha commossa e mi sono riletta in alcuni aspetti. Nel mio caso però non sono predominanti. Non trovo alla portata di tutti leggere tra le righe dell’utilizzo della parola alieno. Per la gente comune potrebbe essere la semplice schietta realtà tanto evidente quanto pietistica o invece una provocazione dettata da una condizione di disperazione della famiglia, dei genitori, dei fratelli eccetera. E’ impossibile trovare l’equilibrio quando in realtà si mettono insieme tante persone classificandole per caratteristiche distintive e non bene riconosciute e accettate dalla società.

Sono rimasta molto colpita dalla bellezza della semplicità e del suono, ammirata dalla magia che si riproduce e romanticamente allietata da questa idea filosofica del poi, dell’immenso. Chissà se qualcuno si fermerà sul dolore che sente un fratellino che accetta tutto fino a immaginare una realtà oltre, ma che in fondo, porta già e porterà sempre sulla pelle i suoni molto meno astratti di tutte quelle cattiverie che dovrà ascoltare, di tutti quei gesti ignoranti fino alla perfidia che dovrà metabolizzare. I fratelli e le sorelle che vivono gravi disabilità sono condannati invisibili a volte più alieni degli alieni. Subiscono indifferenza, sentono responsabilità enormi, vivono e convivono con discriminazione e bullismo che spesso nascondono per non gravare oltre la disabilità.

Quella vocina del narratore mi rimbomba in testa perché è lei ad avermi stretto l’anima: ho sentito la vocina delle sorelle di Diletta e ho immaginato quante volte nonostante il mio e il nostro impegno di genitori, volano al vento suoni di angeli invisibili nel loro essere apparentemente perfetti e fortunati. Bravissimi mamma e fratellini che hanno offerto a tutti la possibilità di capire qualcosa in più rispetto un trema, quello dell’inclusione, sul quale c’è ancora davvero tanto da fare. Buon Natale a tutti.

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