Claudio Micheloni, senatore e leader storico del Pd in Svizzera si è dimesso. Micheloni si era palesemente schierato per il No durante la campagna per il referendum sulle riforme costituzionali e pochi giorni fa ha lasciato il partito nel quale è stato eletto all’estero per ben tre legislature a partire dal 2006, quindi pur non avendo con 15 anni di legislatura sulle spalle ed essendo candidabile.
La sua uscita ha comportato l’azzeramento del Partito democratico in Svizzera ed in mezza Europa. A seguirlo segretario e Presidente del Pd in Europa, componenti del Cgie (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero) e tutto il mondo associativo delle Colonie Libere dal quale Micheloni proviene e che in Svizzera detiene il maggior numero di consensi nell’elettorato. Sono usciti anche molti presidenti dei Comites, i comitati degli italiani all’estero presenti nelle circoscrizioni consolari. Il Pd all’estero e soprattutto attraverso i voti in Svizzera ha sempre eletto da 2 a 3 deputati ed 1 senatore quasi sempre in Svizzera o in Germania. Con questa fuga che è stata attuata con irrevocabili lettere e comunicati il Pd è davvero nei guai. “Il tutto è avvenuto senza le necessarie assemblee e ritualità regolamentare”, lamentano alcuni militanti sorpresi dall’uscita in massa e dalla chiusura dei circoli. È quasi certo che tutti questi militanti passino nel movimento di Grasso, perché si tratta di militanti storici, molto attivi nel partito e provenienti dal Pci. In Liberi ed Uguali adesso qualcuno comincia a chiedersi: “E adesso, dove li mettiamo?”. Le accuse alla politica del marketing del Pd nella quale il Senatore Micheloni “non si riconosce più”, avranno un peso nelle prossime elezioni. Il Pd rischia di dilapidare tutto quel consenso che dalla nascita del voto all’estero aveva custodito in cassaforte con l’elezione di deputati e senatori che avevano portato a Roma le istanze e le speranze di centinaia di migliaia di italiani all’estero. Micheloni ha cominciato a far politica nel Pci distribuendo l’Unità nelle stazioni in Svizzera clandestinamente quando negli anni ’70 il giornale in territorio elvetico era considerato “stampa eversiva”.
Oggi nelle sue parole tutta la amarezza per ciò che questo Pd rappresenta e la forte preoccupazione per le sorti della democrazia in Italia. Senza i circoli dem in Svizzera, Belgio e Germania, la competizione elettorale del Pd all’estero si annuncia tutta in salita. Senza i rappresentanti nei Comites che hanno ormai abbandonato il partito il crollo appare inevitabile. Così come l’approdo di molti elettori verso Liberi ed Uguali, ma anche verso il M5S che nelle scorse elezioni ha già eletto un parlamentare (poi uscito dal Movimento).