Bentornati a Ten Talking Points, l’unica rubrica che il 25 dicembre non festeggia il Natale, bensì il compleanno di Roger Waters
Bentornati a Ten Talking Points, l’unica rubrica che il 25 dicembre non festeggia il Natale, bensì il compleanno di Roger Waters. Altre considerazioni.
1. Mi arrendo: è davvero tutto più grande di me. Nel momento esatto in cui ho visto Icardi sbagliare deliberatamente il rigore contro il Sassuolo, affinché lo scudetto nerazzurro a maggio acquisisse una dimensione ancora più epica, ho capito quanto io sia fortunato a vivere in diretta un’impresa così straordinaria. Siamo già, mani e piedi, ben dentro la Storia. #amala
2. Grazie alle due sconfitte consecutive, il Marchiano Luciano ha costretto i suoi a un surplus di concentrazione, dando al contempo l’illusione vana del primato alle rivali. In questo modo il Conducator della Pinetina ha già abilmente cortocircuitato la psiche degli avversari, come dimostrano le vittorie facili sul Milan (ci vuol poco) nei quarti di Coppa Italia e la tripletta di Lerner alla Lazio sabato 30 dicembre. Incontenibili. #epicbrozo
3. Il Che Gue Sarri vince una partita di importanza capitale contro uno dei suoi alter ego più ispirati (Giampaolo). Gran match. Nel 2017 il Napoli ha fatto 96 punti, che potrebbero diventare 99 sabato. L’orchestra proletaria del Commodoro Marxista è stanca, si scorgono crepe in difesa e certi svolazzi di Reina sono da ritenersi esecrabili. Ghoulam manca come la sinistra al Pd e Mertens è un po’ sbiadito, ma Allan signoreggia e tutto – in questo Napoli – anela arditamente alla Bellezza. Sia dunque Lode.
4. La Juve, in Italia, non è una squadra: è una sentenza.
5. E’ da agosto che ripeto come la Roma sia forte, molto forte, ma non sia da scudetto: è la favorita per il terzo-quarto posto. Per motivi insondabili, qualche romanista se l’è presa e Claudio Amendola ieri mi ha pure bucato la Harley facendosi aiutare dai suoi cazzo di amici scommettitori. Sia come sia, la Roma ha dimostrato anche contro la Juve di essere una squadra splendida. Ma di non essere da scudetto. Infatti ha perso con le prime tre: Napoli, Juve, Inter. In due casi poteva pareggiare (l’errore di Schick è empio) e in uno vincere (l’interista Culovic giganteggiò). Ma le ha comunque perse tutte e tre. Qualcosa vorrà dire.
6. Il Milan non esiste. Solito film anche con l’Atalanta: tiene (male) mezz’ora, poi prende gol e ciao. Nella ripresa sembra cominciare meglio, non segna neanche a pagare, poi prende gol e ciao. Kalinic, sempre più indecente, andava espulso subito. Donnarumma totalmente fuori forma: vendetelo. Kessie che imposta è blasfemia. Squadra senza capo né coda, con un’idea di gioco lucida come un articolo di Cerasa. Senza Suso, questo Milan vale quanto l’Arzachena. Anzi meno. A Gattuso voglio bene: liberatelo da questa gogna, oltretutto si agita troppo e temo (sul serio) per la sua salute. La squadra è già fuori dalla zona Europa League, mercoledì uscirà dalla Coppa Italia e a febbraio trasformerà il Ludogorets nell’Ungheria di Puksas. Che stagione andrearomanica.
6 bis. Tre cose da fare subito a Milanello. Dimissioni di Gattuso. Nardella nuovo allenatore. Orfini capitano, con maglia numero 10 e licenza di inventare. Sarà trionfo, sarà torcida. Moriremo tutti.
7. Il Benevento, in zona Cesarini, le perde tutte. Eppure il Milan è riuscito a farsi riprendere, proprio dal Benevento e proprio in pieno recupero. A suo modo, un’impresa. Un po’ come perdere una gara di profezie con Fassino.
8. Solito Torino incompiuto. Sassuolo e Udinese sicumeriche. L’Atalanta predica un calcio sublime. Pioli, quando non canta nella cover band dei Rem, sa quel che fa. Spal pugnace, Crotone crivellato con agio. Donadoni regna con timidezza d’altri tempi. Oddo maramaldeggia. Piangono le veronesi. La Lazio torna a vedere la quarta piazza. Tre punti d’oro per il Genoa.
8 bis. E’ bello rivedere Pepito Rossi. Gli voglio bene: good luck, Genietto oltraggiato dal Fato.
9. Grandi momenti a Sky Club. Mentre il povero Ravanelli dormiva ascoltando Caressa e Massimo Mauro sfoggiava una giacca rubata chissà come a uno Scaramacai daltonico, Don Fabio Capello dispensava perle di saggezza. Secondo lui, contro la Juve, la Roma ha pagato le prestazioni di “Sick” e “Zekko”. Non so chi siano, ma se un alieno cadesse sulla Terra e sentisse parlare Capello, Cracco e Costanzo, penserebbe che noi italiani parliamo proprio una lingua di merda. E che forse, con la storia della Torre di Babele, abbiamo esagerato.
10. Passare da Arsenal-Liverpool e Real Madrid-Barcellona al 90% delle partite di serie A mi ha fatto sentire come uno che, dopo una jam session interplanetaria di Eric Clapton con Jimi Hendrix e Stevie Ray Vaughan, viene rapito dalla Picierno e si risveglia a un pigiama party a casa di Gozi. La vita è dolore.
Buon Waters a tutti.