“Una marchetta necessaria ad avere i voti per approvare la manovra. Quando non hai i numeri subisci il ricatto dei piccoli gruppi. Per questo sono sempre stato un successo sostenitore del maggioritario. Vedrai con il proporzionale che spettacolo”. Il senatore Pd Stefano Esposito, riferisce l’Agi, avrebbe così motivato lo stanziamento di 3 milioni di euro inserito in extremis nella manovra. Il denaro andrà nel triennio alla IsiameD, società già dedita alla diplomazia che dovrebbe digitalizzare il made in Italy sotto la presidenza dell’ex ministro cristiano democratico Gian Guido Folloni.
Tutto grazie a un emendamento di Ala riformulato dai relatori Magda Zanoni (Pd) e Marcello Gualdani (Alternativa popolare), inserito in finanziaria a poche ore dal via libera definitivo senza che ufficialmente nessuno ne sapesse nulla. Finché l’agenzia di stampa dell’Eni, diretta da un esperto di digitale come Riccardo Luna, non ha portato il caso alla ribalta, chiedendone conto al titolare governativo del settore, Carlo Calenda, che ha preso subito le distanze dell’emendamento bollandolo come una “roba stravagante, a dir poco”.
Emendamento parlamentare mai dato parere positivo. Non ne sapevo nulla finché non segnalato da voi. Non ho la più vaga idea di cosa sia. Mi sembra una roba stravagante, a dir poco https://t.co/LJPqOsXh5I
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) 22 dicembre 2017
Sul tema poi è intervenuto Mario Calderini, professore di Social innovation al Politecnico di Milano che tramite Facebook, ha chiesto conto della mossa direttamente ai politici. Ricevendo in risposta, riferisce sempre l’Agi, prima della dettagliata analisi di Esposito, per il quale “questa è la politica… Il Senato romano era così. Basta fare gli indignati”, un esplicito “regalo di Natale a Verdini” da Stefano Quintarelli (gruppo Misto). Secondo quest’ultimo, però, il problema non sarebbe tanto “la marchetta a Verdini necessaria per ragion di stato per fare approvare la manovra (ma era davvero necessaria?)”, quanto il fatto che lo stanziamento triennale a IsiameD è arrivato mentre venivano tagliate altre norme funzionali alla digitalizzazione del Paese. Tanto che “lo sviluppo dell’ICT italico è stato negletto in questa come nelle precedenti leggi di stabilità e l’unica traccia che c’è è una marchetta. Ecco, secondo me è questo il problema”.
@AlfonsoFuggetta @paolo_barberis @StefanoFirpo @damienlanfrey @giorgis65 @a_cas qualcuno sa farmi capire ? https://t.co/RNraZmAm2A
— Mario Calderini (@mariocalderini) 23 dicembre 2017