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Londra, è morto l’ultimo dei “secret listeners”: spiavano i generali nazisti chiusi in ville di lusso. E scoprirono V2 e lager

Fritz Lustig aveva 98 anni: rifugiato dalla Germania, era diventato un agente segreto di Sua Maestà. Ma, come altri cento tedeschi diventati inglesi, ha combattuto senza pistole e carrarmati. Piuttosto con le cuffie alle orecchie. Nei sotterranei ascoltava e traduceva le conversazioni tra gli alti ufficiali del Reich prigionieri in ville extralusso dove li aveva chiusi Churchill. E loro, i nazisti, ci cascarono cominciando a parlare di tutti i segreti militari

“Quello che farete qui è più importante che sparare con la pistola in azione o guidare un carrarmato” gli annunciò il colonnello Thomas Kendrick, ufficiale del MI6. Lui, Fritz Lustig, tedesco diventato inglese, raccontava: “Non ci sentivamo più tedeschi, perché sapevamo dei campi di concentramento”. Lustig è morto domenica a 98 anni nella sua casa di Muswell Hill, vicino a Londra. Era l’ultimo dei secret listeners, gli ascoltatori segreti, un centinaio di rifugiati tedeschi assoldati dall’intelligence del Regno Unito per ascoltare e spiare le conversazioni i prigionieri nazisti di alto rango “ospitati” in Gran Bretagna in ville di lusso, come a Trent Park o Latimer House. Fu così che gli Alleati ebbero le prime conferme dello sterminio di massa nei confronti degli ebrei. Fu così che Londra scoprì l’esistenza del V2 e riuscì a neutralizzarlo. Fu anche così che la resistenza inglese guidata da Churchill ribaltò l’esito della Seconda guerra mondiale.

Le tattiche dei sottomarini, le tecnologie dei radar aerei, le prime prove dei crimini di guerra furono tutte informazioni captate da loro. In particolare, si ritiene che la scoperta degli ordigni V1 e V2 direttamente dalle bocche dei generali di Trent Park, insieme alla decriptazione del codice Enigma ad opera di Alan Turing, abbia accorciato la guerra di 4 anni. Salvando quindi molte vite. Ma “il nostro lavoro era così top secret che non sapevamo neppure se aveva un qualche effetto o no sull’esito della guerra, perché non abbiamo mai avuto nessun feedback – ha detto Lustig un anno fa – Ora che i documenti sono stati desecretati è possibile capire che il lavoro dei secret listeners ha giocato un ruolo cruciale nella guerra segreta”.

Fritz, trasformato da rifugiato a agente segreto
Lustig, nato a Berlino e battezzato come protestante, non era considerato ariano. Avendo chiaro ciò che lo aspettava, a 20 anni, nel 1939, scappò in Inghilterra, deciso a combattere i nazisti. Internato sull’Isola di Man come rifugiato, da lì si arruolò nei Royal Pioneer Corps. Presto, però, la sua conoscenza del tedesco gli aprì una strada inaspettata: fu contattato per un colloquio. L’ufficiale che lo accolse sapeva già tutto della sua famiglia emigrata in Portogallo prima ancora che Fritz glielo dicesse. Fu subito chiaro che era dei servizi segreti. Fritz accettò l’incarico a scatola chiusa e fu condotto in uno stanzone sotterraneo insieme a un centinaio di altri rifugiati tedeschi.

I generali del Reich tra piscine, maggiordomi e campi da golf. Per volere degli 007 inglesi
Da stanzoni nascosti nel sottosuolo, tra il 1942 e il 1945, Lustig e i suoi compagni, tutti perseguitati da Hitler, ascoltavano, grazie a una fitta rete di microspie, le confidenze che si facevano gli ufficiali nazisti tenuti “prigionieri” in mega ville di lusso sopra le loro teste, a un centinaio di chilometri da Londra, tra piscine, maggiordomi, vino, ottimo cibo e campi da golf. Un agio estremo voluto appositamente dagli 007 inglesi per i generali del Reich in modo da farli rilassare e, quindi, parlare. Grazie a questa operazione top secret, l’Inghilterra scoprì, dalla viva voce dei nazisti ignari del piano, informazioni importantissime per l’andamento della Seconda guerra mondiale. Lustig, che ha rivelato il segreto ai suoi due figli solo 20 anni fa, non si è mai sentito un traditore della Germania. “Non ci sentivamo più tedeschi – ha raccontato – Volevamo combattere i tedeschi per tutto quello che avevano fatto, non solo a noi, ma anche perché sapevamo pure cosa accadeva nei campi di concentramento”. La battaglia contro i tedeschi – sua e degli altri rifugiati tedeschi – fu con le cuffie in testa, ad ascoltare le conversazioni tra i prigionieri nazisti di alto rango che vivevano sopra le loro teste, in uno stato di cattività extralusso. Dal momento in cui i generali si alzavano la mattina a quello in cui andavano a letto la sera, passando da un party a un bagno in piscina, Lustig e i compagni, molti dei quali ebrei, dovevano stare seduti, indossare le cuffie e seguire le vite dei loro ex aguzzini, come in un Truman Show in salsa nazista.

Il generale nazista che invitava la famiglia a raggiungerlo
Gli ufficiali nazisti, prigionieri nelle ville di lusso, non sospettavano di niente. Anzi, magari invitavano la famiglia a raggiungerli, come scrive in una lettera inviata a casa il generale nazista Erwin Menny. “Grandi campi con statue di marmo – scriveva ai parenti – un bosco magnifico con cedri e grosse querce. Un campo da golf, una grande piscina, un bello stagno con un’anatra selvatica”. Come gli altri, anche Menny non si insospettì mai di un trattamento tanto speciale. “Sentivano di essere trattati in accordo al loro status” ha spiegato la storica Fry. Una volta a settimana un certo Lord Aberfeldy andava a Londra a fare shopping per loro: calzini, schiuma da barba. In realtà era un ufficiale dell’intelligence, ma i nazisti non lo hanno mai intuito. E pensare che, tra le conversazioni registrate, c’erano anche numerose considerazioni su quanto fossero stupidi gli inglesi.

Il Truman Show di Winston Churchill con budget illimitato
Inizialmente nelle ville furono tenuti gli equipaggi catturati dei sottomarini U-Boot e i piloti della Luftwaffe, l’aviazione tedesca, poi una sessantina di generali. Il tavolo da biliardo, i paralumi, i caminetti, i vasi, persino gli alberi nei giardini colorati di narcisi gialli: tutto, nelle tre magioni di Wilton Park, Latimer House e Trent Park, in cui finivano i papaveri del Terzo Reich prigionieri, era disseminato di microfoni potentissimi, prodotti negli Stati Uniti. Solo per cablare Trent Park, magione di lusso che in passato aveva ospitato anche Charlie Chaplin e Lawrence d’Arabia, ci vollero tra i quattro e i sei mesi. L’operazione era risultata promettente fin dai suoi esordi, al punto che il governo di Winston Churchill vi destinò un budget illimitato, stando a quanto afferma la storica Helen Fry, autrice di The M Room: Secret Listeners who bugged the Nazis.

Nascosti vicino a ognuna delle tre residenze, Lustig e gli altri sono rimasti in ascolto per tre anni nelle cosiddette M Room, le stanze microfonate, pronti ad avviare il grammofono e a registrare tutto su vinile, ogni volta che la conversazione tra i nazisti toccava temi sensibili.

Dal V2 ai lager: tutte le conferme arrivate dalle conversazioni spiate
Ed è successo tante volte, 100mila per l’esattezza: tante sono le registrazioni trascritte, desecretate nel 1999 e conservate nei National Archives, che dettero agli inglesi informazioni inestimabili sulla potenza tecnologica e militare tedesca. Grazie a Lustig e ai suoi compagni, ad esempio, la Gran Bretagna scoprì esattamente dove si trovava il temibile ordigno V2, il missile nazista pronto a schiantarsi sul Regno Unito, che fu così bombardato dagli Alleati nel 1943, a Peenemünde, sulla costa nord della Germania. Non solo.

L’operazione dei secret listeners svelò pure in modo inequivocabile che non solamente le SS, ma anche gli ufficiali tedeschi sapevano dei campi di concentramento e dei massacri all’ordine del giorno nell’Europa dell’Est. “Sicuramente le registrazioni fatte a Trent Park dimostravano che alcuni generali sapevano cosa accadeva – ha ricordato in vecchiaia Lustige – perciò anche il governo inglese lo sapeva. Cosa ho sentito? Le atrocità contro gli ebrei. Le stragi, i massacri, i campi di sterminio”. Un racconto che smentisce una volta di più la tesi che lo sterminio dei lager fosse conosciuto solo a pochi gerarchi nazisti.

“Non sentivamo alcuna colpa. Non erano più nostri connazionali”
Qualsiasi cosa sentissero, però, Fritz e compagni dovevano rimanere impassibili e freddi, pronti a registrare. “Emotivamente, eravamo completamente distaccati dalle persone che ascoltavamo” raccontò Fritz. I secret listeners non provavano nessuna pietà per quei tedeschi. “Noi ascoltatori  non sentivamo più i prigionieri come nostri connazionali. Sapevamo di tutte le cose orribili che stavano accadendo nell’Europa dell’Est, con il massacro degli ebrei, e sapevamo cosa ci sarebbe successo se fossimo rimasti in Germania”. Per Lustig fu un onore servire il Regno Unito. “Non sentivamo alcuna colpa. Al contrario, ci sentivamo orgogliosi di poter contribuire allo sforzo bellico inglese. Sono orgoglioso di quel che abbiamo compiuto”.

Né onori né medaglie: i secret listeners hanno tenuto il segreto fino alla fine
Fritz Lustig ha tenuto il suo segreto per una vita. L’unica a sapere tutto era sua moglie Susan, sposata nel 1945. “Ho sposato la ragazza con cui mi sono messo insieme là alla sede dei secret listeners, quindi non c’è stato nessun segreto con lei” ha rivelato Fritz. Ai loro figli, Robin, ex giornalista della Bbc, e Stephen, ha raccontato questa storia solo 20 anni fa. Prima di Fritz, se n’era andata, ad ottobre, Alison Robins e, a febbraio, Eric Mark, che si era pronunciato a sostegno di un museo sui secret listeners, ma di lui non esistono notizie più recenti. Questi almeno sono gli ascoltatori conosciuti. Nessuno di loro infatti ha mai ricevuto onori ufficiali, perché la loro storia è rimasta sepolta a lungo. “Abbiamo dovuto firmare un documento di segretezza – aveva detto Lustig qualche mese prima di morire – perciò forse in giro ci sono altri secret listener che non sanno di poter parlare adesso”. Le sue registrazioni, insieme a quelle degli altri secret listeners, hanno risparmiato al mondo anni di violenza e morte. “Sono fiero di aver contribuito allo sforzo bellico, ma quando sento dire di altri ex rifugiati che si sono arruolati come volontari tra i paracadutisti o i commandos e hanno portato la loro vita sul fronte, sento di aver vissuto una guerra ingiustamente facile“. Ma determinante.