In Italia, oramai, in politica anche la verità è diventata opinabile. Difficile, quindi, concentrasi su chi ha o non ha ragione. Ci sono i tifosi, ci sono alcuni organi di stampa di oggettiva partigianeria, ci sono i politici saltimbanco a convenienza, ci sono gli editori in politica, ci sono le tv e le radio di proprietà di Berlusconi, ci sono le lobby e gli interessi di parte e poi ci sono pochi indifferenti e altri liberi veramente. Insomma, le notizie ci arrivano nel bene o nel male filtrate da chi le diffonde e le propina.
Veniamo al caso Boschi. La ex ministra, non ha commesso alcun reato e non è indagata per nessun fatto. Questo è un dato certo e inconfutabile. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze, con Decreto n. 45 del 10.2.2015, ha disposto, su proposta della Banca d’Italia, il commissariamento della Banca Popolare dell’Etruria.
In precedenza, Banca d’Italia aveva chiesto all’istituto popolare di trovare un partner di elevato standing per un’aggregazione. Due aspetti sono oggettivi. Uno è che la Banca d’Italia prima del commissariamento le dice: trova un partner o verrai commissariata. Due, il governo Renzi, commissaria Banca Etruria.
Ora analizziamo il ruolo del padre della Boschi. Il padre dell’ex ministra, era vicepresidente di Banca dell’Etruria dal maggio 2014 e componente del cda dal 3 aprile 2011. Quindi, il padre della Boschi era già nel cda prima che la figlia diventasse ministra del governo Renzi. Fino a qui possiamo tranquillamente dire che la ex ministra per le Riforme nulla abbia commesso di strano o addirittura illecito? Come visto, il governo Renzi a febbraio 2015 di certo non agevola o favorisce Banca Etruria ma la commissaria. E non lo fa neanche quando il padre della Boschi, da maggio 2014 a febbraio 2015 diventa Vice Presidente della Banca. Il governo Renzi a fine novembre 2015 approva il Decreto Salva Banche. Ossia, Banca Marche, Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, Cassa di Risparmio di Ferrara, CariChieti vengono messe in sicurezza grazie a uno sforzo ripartito tra l’intero sistema bancario, azionisti e titolari delle obbligazioni subordinate.
Non si salvano i dirigenti ma i dipendenti e correntisti. Da qui inizia lo stillicidio continuo di accuse alla Boschi. Il governo Renzi finisce nel dicembre 2016 e la Boschi nel 2017 diventa Sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio. A maggio 2017 viene pubblicato il libro di Ferruccio De Bortoli, Poteri Forti, in cui a pag. 209 scrive: “L’allora ministra delle Riforme, nel 2015 non ebbe problemi a rivolgersi direttamente all’amministratore delegato di Unicredit. Maria Elena Boschi chiese quindi a Federico Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria”.
Da qui nuovamente accuse di conflitto d’interesse della Boschi e del Pd. Il 13 luglio 2017 viene istituita formalmente, su volere del PD, la Commissione Parlamentare d’inchiesta sul sistema Bancario. Iniziano le audizioni e tutte le attenzioni sono rivolte sempre alla Boschi e alla “frase” che avrebbe detto a Ghizzoni. Dopo le audizioni di Vegas e Visco, i quali tutti smentiscono pressioni da parte della Boschi, Ghizzoni afferma: “Incontrai la Boschi il 12 dicembre 2014 (quindi non come detto da De Bortoli) e mi chiese se era pensabile per Unicredit valutare un’acquisizione o un intervento su Etruria“. “Risposi che per acquisizioni non ero grado di dare risposta positiva o negativa – ha continuato Ghizzoni – ma che avevamo già avuto contatto con la banca e che avremmo dato risposta. Cosa su cui il ministro convenne. Fu un colloquio cordiale e non avvertii pressioni da parte del ministro, ci lasciammo su queste basi”.
Insomma questo il grande scandalo. Il grande conflitto d’interesse. La grande truffa a danno dei cittadini. La grande Banda del Pd. Basta vedere tutti gli articoli e i titoli dei vari giornali per capire anche la difformità di certe frasi riportate. Nessuna pressione o altro. Anche perché è bene ricordarlo e lo dice anche Ghizzoni, era stata Banca d’Italia a suggerire a Banca Etruria di cercare un partner onde evitare il Commissariamento. Insomma quelle due parole fra la Boschi e Ghizzoni rimangono insignificanti e prive di alcun effetto. Da questa semplice conversazione un maremoto di volgarità mai vista. In tutto questo nessun approfondimento da parte degli altri Partiti e dei vari organi di stampa sul reale problema del sistema Bancario in generale.
Ma si sa, conta di più il gossip mediatico. I giudizi sommari e poco importa la verità e la credibilità di chi parla o accusa. L’importante è urlare e scegliere un nome per fare ascolto. Sentire chiedere le dimissione della Boschi da parte di Forza Italia è una barzelletta. Inutile ricordare i veri conflitti d’interesse di Berlusconi. Inutile ricordare che una legge seria sul conflitto d’interesse non è stata fatta per colpa di D’Alema e Bersani. Sentire parlare il Movimento 5 Stelle è desolante. Inutile ricordare i loro sindaci realmente imputati o indagati per falso e per i quali non certo chiedono le dimissioni. Insomma, il problema dell’Italia è la semplice conversazione della ex Ministra Boschi. Mentre chi in questi decenni, dove Renzi e Boschi neanche esistevano, hanno usato le banche, le istituzioni e i loro evidenti conflitti d’interesse ora fanno anche i moralisti. Questi i fatti, tutto il resto solo le solite offese e le solite ipocrisie.