Dopo il tam-tam sul web, arriva l'appello di diversi esponenti democratici: prolungare di qualche giorno la legislatura permettendo la votazione del provvedimento sulla cittadinanza. Manconi: "È anche colpa del Pd". Pollastrini e Cuperlo chiamano in causa il premier e Renzi: "Sollecitino il Quirinale". LeU: "Per la terza volta viene meno la parola di Gentiloni". Verdi: "Grasso convochi il Senato". Forza Italia: "No, decidano gli italiani"
Rimasto in un cassetto al Senato per mesi, rispolverato all’ultimo secondo utile, in coda a tutti gli altri provvedimenti, e affondato definitivamente dalle assenze (della destra, dei 5 Stelle, ma anche di una parte del Partito democratico) che hanno impedito addirittura la discussione in Aula. Adesso lo Ius soli torna tra gli argomenti di discussione del Pd, non fosse altro per quei 29 banchi vuoti a Palazzo Madama tra le file dem. Una figuraccia che non va giù a diversi esponenti dem, da Cociancich a Manconi passando per Cuperlo e la vicepresidente del partito Pollastrini. Tutti pronti a chiedere di aspettare ancora un po’, di allontanare lo scioglimento delle Camere per dare il tempo di votare. Arrabbiati, allo stesso tempo, perché – pur consapevoli che la presenza dei colleghi non sarebbe bastata per far passare il provvedimento sulla cittadinanza, già approvato alla Camera – sanno bene che resta l’elemento politico, il mancato segnale agli alleati che lo votarono a Montecitorio e ora hanno cambiato idea. E pure agli elettori, nonché ai protagonisti, agli 800mila ragazzi nati in Italia “senza un documento che lo possa testimoniare”, come ha scritto il movimento Italiani senza cittadinanza nell’appello rivolto a Sergio Mattarella affinché posticipi la fine della legislatura dando tempo al Senato di approvare il ddl.
“Il partito chieda di posticipare lo scioglimento”
Così a poche ore dal momento in cui il Colle dovrebbe dare il “liberi tutti” ai parlamentari, anche spezzoni dello stesso Pd invocano un intervento del partito per sollecitare una mossa in extremis del Quirinale. “Dovremmo tutti unire la nostra voce per chiedere al presidente della Repubblica di posticipare di qualche giorno lo scioglimento delle Camere e di consentire al Senato di discutere lo Ius soli”, dice il senatore Roberto Cociancich, dirigente renziano e responsabile nazionale del dipartimento Cooperazione internazionale del Pd. “Se guardiamo a ciò che è successo negli altri Paesi europei dove ci sono stati attentati terroristici – prosegue il parlamentare dem – vediamo che essi si sono verificati proprio laddove il processo di integrazione non si è compiuto, là dove sono state creati dei ghetti”. “Vogliamo seguire questi esempi? Chi oggi predica l’esclusione si rende corresponsabile dell’ingiustizia e della ribellione di domani. Questa legge – conclude Cociancich – è importante per il nostro futuro, è possibile, è giusta, è nel nostro interesse”.
Cuperlo e Pollastrini: “Intervengano Gentiloni e Renzi”
Per Gianni Cuperlo “non può e non deve finire così”. Ovvero, con una conclusione “che mortifica le ragioni del diritto e della democrazia“. Quegli scranni vuoti al Senato nell’ultimo giorno utile, “la fuga dei senatori 5 Stelle, quel brindisi leghista, il dispiacere profondo per quelle assenze di parlamentari del Pd, sono una immagine da cancellare”, dice il deputato dem. E si rivolge direttamente a Paolo Gentiloni e a Matteo Renzi affinché “chiedano al presidente Mattarella di prolungare la legislatura di pochi giorni – è l’appello di Cuperlo – Ciò consentirebbe di riconvocare l’Aula di Palazzo Madama alla ripresa così da poter discutere e votare una legge giusta e di civiltà“. Fa sintesi Barbara Pollastrini, vicepresidente del Pd: “La porta alla cittadinanza è chiusa. Solo una magia può riaprirla. Mi rivolgo al segretario del Pd, al presidente del Pd, perché non dimentico la loro convinzione per questa legge di civiltà – dice – Mi appello al presidente del Consiglio, perché conosco la sua sensibilità. Usate la vostra autorevolezza per una buona causa. La richiesta del partito più grande al Capo dello Stato può riaprire uno spiraglio: qualche giorno in più della legislatura e il ricorso alla fiducia possono portare a compimento ciò che è naufragato da molti anni”.
Manconi: “Mancata approvazione è anche colpa del Pd”
Anche Luigi Manconi si unisce alla richiesta e alle critiche ai 29 colleghi di partito che non erano in Aula, alcuni motivando l’assenza in maniera fantasiosa come Stefano Esposito, che ha preferito trascorrere qualche ora in più in famiglia con i propri figli “tanto i numeri non c’erano”. Il senatore, che di Esposito è collega a Palazzo Madama, chiede “due settimane in più” a Mattarella e spiega come il suo partito non possa autoassolversi per la mancata approvazione: “Attribuisco la colpa per un verso alla destra, che ha mobilitato la paura manipolandola e presentando questo provvedimento sacrosanto e saggio come una misura che puntasse ad attribuire la cittadinanza italiana a coloro che sbarcano quotidianamente sulle nostre coste, il che rappresenta un falso clamoroso“, spiega il presidente della commissione Diritti umani. Poi però puntualizza: “E per un altro verso al Pd perché quei 29 senatori assenti dicono che il Pd non ci credeva abbastanza. Il dato politico è inequivocabile“. Per Manconi, che parla “con tranquillità e con dolore”, “il compito della politica deve essere quello di spiegare, motivare” e ricorda come “ben 6 ministri dell’interno hanno sottoscritto un documento in cui si dice che la riforma della cittadinanza è un contributo prezioso alla sicurezza collettiva“. Ecco perché la mancata conclusione dell’iter per l’approvazione “oscilla tra il grottesco e l’indegno“. Il mancato numero legale, a suo avviso, “va interpretato o come manifestazione di infingardaggine (fuga per le vacanze, irresponsabilità politica, indifferenza morale)” o “come espressione di meschino calcolo politico (ostilità verso una legge sacrosanta)”.
FI: “Decidano italiani”. LeU: “Gentiloni aveva garantito”
Mentre le opposizioni, da Fdi alla Lega, arrivano a chiedere all’Unicef di correggere le accuse lanciate nei confronti del Parlamento e Forza Italia dice no alle pressioni su Mattarella affinché sia gli italiani a scegliere “tra chi vuole lo Ius soli e chi dice no”, il deputato di Liberi e Uguali, Alfredo D’Attore mette nel mirino direttamente il primo ministro: “Per la terza volta da quando ha assunto l’incarico, il presidente del Consiglio Gentiloni si appresta a venir meno meno alla parola data su una questione di grande rilevanza”. “È accaduto con i voucher – ricorda D’Attorre – reintrodotti di soppiatto dopo aver aggirato il referendum promosso dalla Cgil. È accaduto con la legge elettorale, con l’imposizione di otto voti di fiducia, nonostante l’impegno assunto all’atto dell’insediamento a rispettare la lezione del 4 dicembre e a non umiliare più il Parlamento in materia elettorale e costituzionale. Sta accadendo in modo altrettanto clamoroso con lo Ius soli, su cui invece Gentiloni, dopo l’ennesimo rinvio nell’estate scorsa, aveva assicurato a più riprese l’impegno diretto del governo per giungere all’approvazione ‘entro l’autunno'”.
Verdi: “Grasso convochi il Senato”
Se nella conferenza stampa di fine anno, Gentiloni si limiterà “a ripetere la tiritera che non ci sono i numeri in Parlamento – prosegue D’Attore – sarà la conferma che per lui, come per il gruppo dirigente del Pd, la convenienza personale ed elettorale conta di più dei principi e del rispetto degli impegni assunti”. Secondo il deputato di LeU, infatti, “ammesso davvero che i numeri non ci siano, per il governo sarebbe molto più dignitoso chiudere la sua esperienza con una sconfitta su una questione di principio, piuttosto che certificare la sua ignavia con questo epilogo inglorioso“. Da evitare anche secondo i Verdi, per i quali sarebbero “non solo opportuno ma necessario che il presidente Grasso provi a convocare il Senato prima della fine dell’anno”. “Lo chiedono tutti i cittadini che in queste ore si stanno mobilitando, nonostante le festività, in un tam-tam per chiedere una legge di civiltà – scrivono Angelo Bonelli, Luana Zanella e Gianluca Carrabs – ma anche gli 800mila bambini e giovani che non hanno avuto la possibilità di ricevere un trattamento che rispecchi uguaglianza e pieno sviluppo della persona umana come previsto dall’articolo 3 della nostra Costituzione”