Media & Regime

Giornali italiani, le vendite stentano ma i lettori resistono /1

Che l’Italia si sia sempre distinta per un esiguo numero di lettori, sia di libri che di quotidiani è un fatto risaputo e molto noto. Oggi, ci siamo voluti occupare dei lettori dei quotidiani, sia cartacei che digitali, e della loro diffusione, per verificare se le cose nel corso degli ultimi anni siano migliorate o peggiorate.

Cerchiamo di analizzare il problema, come siamo soliti fare, incominciando dai numeri.

Se diamo uno sguardo alla diffusione in un giorno  medio dell’anno (Tabella 1) di tutta la stampa quotidiana in Italia, appare chiaramente che il numero di lettori delle copie cartacee è paurosamente precipitato, riducendosi dal 2005 al 2016 di oltre la metà (-51,7%).

Si potrebbe ritenere che, tuttavia, a fronte di questa diminuzione ci possa essere un costante aumento del numero di lettori, ovvero di quelle persone che, pur non comprando un Quotidiano, leggono quello di un amico, di un parente, di un collega. Invece, anche questa speranza va delusa.

Infatti, anche la percentuale di lettori (Tabella 2) stimata sull’intera popolazione adulta italiana (maggiore di 14 anni), secondo una recente indagine Doxa-Ipsos decresce, passando dall’82% circa (con punte dell’84,5% nel 2011) al 70% (12 punti percentuali in meno, nell’arco di appena 12 anni, 2005-2012) con un’accelerazione del fenomeno cominciata recentemente: tra il 2005 e il 2013, circa l’80% degli adulti leggeva, dopo tale ultima data, si passa ai ¾ nel 2014, fino ad arrivare a circa il 70% nel 2016.

Prima di proseguire nell’analisi, va ricordato che questi dati sono più ottimisti, rispetto a quelli analoghi riportati dall’Istat (Tabella 3), che comprende però una popolazione da 6 anni in poi, che stima un numero di lettori di quotidiani di appena il 43,9% della popolazione nel 2016, in continuo inesorabile calo dal 2006.

Ritornando ai dati Fieg e Audipress, si può osservare attraverso i Grafici 1 e 2 l’andamento dei due fenomeni – vendita e lettura – dei quotidiani dal 2005 al 2016.

E’ chiaro come le vendite siano andate a picco (-51,7%), mentre la lettura ha subito un calo molto più contenuto (-12,1% del complesso dei lettori e -17,5% dei lettori nel giorno medio) grazie anche alla sostituzione della lettura del giornale in versione digitale al posto di quella cartacea.

Sembrerebbe che gli italiani preferiscano informarsi con mezzi più accessibili, ovvero più semplici da reperire, alla propria portata ovunque, meno ingombranti e… meno costosi. Osservando gli ultimi sei anni disponibili 2011-2016 delle vendite dei maggiori quotidiani (Tabella 4), tutti i maggiori giornali hanno seguito le sorti dell’andamento complessivo negativo registrato a livello globale dalla stampa quotidiana.

Anche il settore digitale (2013-2016) non dimostra di essere in grado di recuperare le perdite subite in termini di forte calo del numero di copie cartacee, seguendone all’incirca lo stesso andamento, anche se con un trend negativo meno accentuato.

Anche la diffusione dei maggiori quotidiani non ha avuto sorte migliore delle vendite (Tabella 5): si registra un calo tra il 29,5% (Il Corriere della Sera) e il 38,1% (La Repubblica e Il Messaggero) tra il 2011 e il 2016, considerando sia le copie cartacee che quelle on line.

Che ormai ci si trovi di fronte a una caduta libera (Tabella 6), viene attestato dal trend complessivo di vendite (cartaceo+digitale) che nel 1° semestre 2017, continua ad essere negativo per 10 su 15 dei maggiori quotidiani italiani, con punte elevate per Il Sole 24 Ore (-15,0%), per Il Corriere della Sera (-10,4%), per l’ON-Il Giorno (-7,6%) e per l’ON-La Nazione (-4,6%).

Il trend in discesa continua anche nelle vendite delle copie digitali e riguarda nove quotidiani su 15, con punte ancor più rilevanti (tenendo comunque conto dei valori assoluti che le hanno generate) che per il cartaceo: per Il Messaggero (-22,2%), per Il Gazzettino (-20,6%,), per Il Corriere della Sera (-18,4%) e per Il Secolo XIX (-10,0%).

A livello di diffusione (Tabella 7), il calo risulta più contenuto e in perdita sono, a livello globale (cartaceo+digitale), solo 9 giornali su 15 e, tranne che per Il Sole 24 Ore (-10,4%), per l’ON-Il Giorno (-7,7%) e per L’Avvenire (-6,3%), che subiscono, nel periodo gennaio-giugno 2017, cali sensibili, i decrementi risultano contenuti e ci sono giornali, quali il Dolomiten e Il Messaggero che registrano variazioni positive considerevoli (rispettivamente 9,6,% e 3,3%).

(Ha collaborato Mariano Ferrazzano)

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