Gira Compagna, gira, nello spazio senza fine
Ora che la musica sta per spegnersi, come in quel vecchio gioco, resta solo la curiosità di vedere su quale sedia si farà trovare 
Luigi Compagna, senatore di Federazione della Libertà, fino a domani, perlomeno. In quarant’anni ha cambiato 8 partiti, negli ultimi cinque della diciassettesima legislatura è passato di gruppo in gruppo 10 volte. Gigi la trottola, una pallina da flipper: “Nell’espressione cambio casacca c’è qualcosa di denigratorio – ha detto una volta Compagna, figlio del ministro meridionalista Francesco – Io proporrei cambio di canottiera, poiché non son le magliette dei partiti veri che tra l’altro ho l’impressione non esistano più”. Così sembrava che fosse l’emiciclo a girare intorno a Compagna: quello si alzava e si siedeva e si ritrovava sempre in un posto diverso, ‘ndo-cojo-cojo. Gigi la trottola, il senatore pronto intervento: spesso la canottiera l’ha cambiata per salvare da morte certa i raggruppamenti che finivano sotto la soglia dei 10 componenti, necessaria per mantenere la dignità di gruppo e soprattutto il gruzzolo della slot machine di Palazzo Madama.

Con la forza di queste spiegazioni filologiche e morali, alla fine la sfilza di gruppi parlamentari che ha frequentato Compagna potrebbe far comodo a qualche insonne al posto delle pecore da contare. Per non rischiare di fare come coi sette nani, servono carta e penna.  Rieletto in Parlamento (a 29 anni dalla prima volta) con il Popolo delle Libertà, Compagna dopo 4 giorni ha scoperto che del Pdl non gliene fregava niente ed è passato al gruppo Misto. Giusto un saluto, prima di iscriversi – il giorno dopo – al Gal. Si stufa presto tra i sudisti: 8 mesi dopo nasce Area Popolare e ci si butta di testa. Altro fuoco fatuo, perché dopo 4 giorni (quattro, sì) torna al Gal. Con i vecchi amici non sembra più l’atmosfera di un tempo, così dopo 10 giorni scrive di nuovo agli alfaniani: sto tornando. Qui, almeno, rimane per due anni: vede cadere Letta, salire Renzi, il Jobs Act, l’Italicum. Una volta, era il dicembre del 2015, dev’essere successo che Compagna è passato davanti alla stanza di Gal ed è rimasto sopraffatto dai ricordi. Così, mentre si asciugava una lacrima, si è unito di nuovo alla vecchia banda. Sembrava tutto liscio, ma quando è nato un nuovo gruppo – quello dei fittiani Conservatori e Riformisti – non ha resistito. Dal trenino dei Cor è sceso dopo un annetto: un giorno nel Misto e, oplà, tutte le strade portano al Gal. Siamo a maggio 2017. Fine? No, ancora un lento l’ultimo oramai, e si ritrova dentro la Federazione della Libertà, il nuovo gruppo di Quagliariello. “Non sono ondivago – assicurò all’Espresso – Resto sulle mie posizioni e convinzioni”. E’ che lo disegnano così.

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