Scorrendo le news leggere di stamani mattina si viene a sapere che Jude Law non ha un profilo Instagram. E che per avere informazioni social del nostro occorre andare a sbirciare il profilo della figlia, che di tanto in tanto posta una sua foto. Una notizia che certo non è destinata a cambiare le sorti del mondo, ma...
Scorrendo le news leggere di stamani mattina si viene a sapere che Jude Law non ha un profilo Instagram. E che per avere informazioni social del nostro occorre andare a sbirciare il profilo della figlia, che di tanto in tanto posta una sua foto. Una notizia che certo non è destinata a cambiare le sorti del mondo, e nemmeno la nostra giornata. Ma che porta subito alla mente uno dei personaggi più iconici interpretati proprio dall’attore inglese, Lenny Belardo. Il giovane e bellissimo Papa di The Young Pope, la serie tv andata in onda sul finire del 2016 e che è valsa a Paolo Sorrentino infiniti apprezzamenti di pubblico e di critica. Tra i tanti punti di forza della fiction, i dialoghi. Impossibile non averne in testa alcuni, impossibile non aver sentito da qualche parte alcuni monologhi pronunciati proprio dal giovane Lenny. Ce n’è uno in particolare, citato e ricitato a sfinimento, dove il nostro pontifica sull’assenza come seme fondamentale della popolarità. Non esserci, non farsi vedere né fotografare. Non apparire. Darsi il meno possibile. Creare attesa, perché è nell’attesa che le cose risplendono. Come Salinger, Kubrik, Jeff Koons, Bansky, i Daft Punk, dice Lenny Belardo.
Quindi, in un contesto dove ‘ci sono tutti’, ogni giorno di più, e dove le vite vere poco hanno a che vedere con quelle spesso ‘gonfiate’ postate sui social, rimanere in disparte è quel che serve per far parlare di sé. Lezione di marketing lungimirante o provocazione morettiana, chi se ne frega. Fatto sta che la teoria Belardo funziona. Se uno prende Liberato, il cantautore napoletano che ha scelto l’anonimato come forma promozionale estrema, capisce che il facile e pure un po’ scontato suggerimento del giovane papa dà i suoi frutti. Ora, nel caso di Liberato c’è da dire che la spasmodica ricerca della sua identità ha spostato troppo l’attenzione sul personaggio, rischio che si corre quando la produzione artistica non è di livello costante. Comunque, lui, il cantautore napoletano, ha raggiunto il suo scopo. Mica facile, in un clima dove agli artisti viene intimato, verbo scelto non per sbaglio, di usare i social ‘altrimenti non esisti’.
Sarà che la saturazione è dietro l’angolo. Sarà che non usarli in toto è anacronistico, roba da vecchi tromboni, ma qui stiamo esagerando, less is more andrebbe impresso su ogni schermata, all’accensione di qualsiasi dispositivo. Anche perché la distanza tra realtà e realtà filtrata sui vari Instagram sta diventando sempre maggiore, roba che quel famoso primo episodio della terza stagione di Black Mirror (chi non l’ha visto lo recuperi, chicca) sembra quasi fin troppo indulgente. Quindi, tornando a Jude Law e a Lenny Belardo poco importa sapere se l’attore si è ispirato al personaggio o se si tratta (come sembra) di una scelta precedente. Quel che è certo è che mette inspiegabilmente di buon umore sapere che una super super star di questo calibro rinuncia consapevolmente a uno strumento che oggi è usatissimo perfino dai cani. E non c’è sarcasmo in questa affermazione né volontà critica verso i migliori amici dell’uomo e relativi padroni. Dato di fatto: i cani, su Instagram, vanno per la maggiore, vedere il nuovissimo profilo del cane della sorella di Chiara Ferragni, @pablovezagni, per credere.