Anche i non iscritti al Movimento 5 Stelle potranno essere candidati alle prossime elezioni politiche. Ma l’ultima parola sui nomi spetterà comunque a Luigi Di Maio, dopo essersi consultato con Beppe Grillo. È una delle fondamentali novità contenute nelle nuove regole per le parlamentarie del M5s. Una mossa che segna l’apertura dei 5 Stelle alla società civile con l’obiettivo di esprimere candidature forti nei collegi uninominali. La notizia, diffusa dalle agenzie di stampa e confermata al fattoquotidiano.it da fonti pentasellate, segna un cambiamento epocale nelle regole interno al Movimento.
Una modifica dettata dalle tante richieste di professionisti, imprenditori e altre figure che si sono avvicinate al Movimento negli ultimi tempi, senza però iscriversi formalmente: con le vecchie regole grilline non potrebbero candidarsi. Adesso, invece, potranno quindi proporre la propria candidatura anche persone esterne al Movimento che si sono distinte sul territorio per la loro professionalità e competenza. La data delle Parlamentarie, tra l’altro, è sempre più vicina e potrebbe essere annunciata già nelle prossime ore.
Sulla possibilità di candidatura anche per i non iscritti, però, vigerà un inedito filtro di qualità. Contro il pericolo di “imbarcare di tutto“, come l’avrebbe definito Beppe Grillo, il candidato premier Luigi Di Maio, potrà stabilire se tra gli aspiranti parlamentari grillini ci siano condotte contrarie al codice e ai dettami del movimento. Ed esprimere, in tal caso, parere contrario e vincolante. Ovviamente solo dopo aver sentito il parere di Grillo, in quanto garante del Movimento. Un passaggio quello del “filtro di qualità”, di cui si discute molto ai piani alti del Movimento. E che è stato ideato per arrivare alla formazione di un gruppo parlamentare coeso anche grazie a una scrematura sulle qualità dei singoli parlamentari.
E sempre con l’obiettivo di avere un gruppo più unito il M5s vuole anche tutelarsi dai voltagabbana. Il modo? Introdurre anche a livello nazionale quanto già avviene a livello locale e cioè una multa nel codice dei futuri parlamentari. Chi vuole lasciare il M5s dovrebbe pagare 100mila euro ma il rischio è che il tentativo sia comunque vano: la Costituzione non prevede infatti un vincolo di mandato per i deputati e senatori. Per questo motivo, secondo l’agenzia Ansa, sarebbe stata avanzata l’idea di inserire la sanzione in una scrittura privata, una sorta di contratto, facendo sì che non sia legata direttamente al possibile cambio di casacca.
Assieme alle regole per le candidature e al nuovo codice di comportamento per gli eletti arriverà anche un nuovo cambio del “non Statuto” del M5s. L’ultimo modifica del carta fondativa del Movimento risale al settembre del 2016, quando furono introdotte pesanti modifiche in materia di sospensione ed espulsioni degli iscritti con l’introduzione, tra l’altro, di un collegio dei probiviri.