Secondo Aristotele (come ha poi dimostrato la moderna nerurologia…) le mani sono una diramazione del cervello. Del resto – scrive il formatore e business coach Mario Catarozzo – la mano, «composta da almeno 27 ossa […], riveste un ruolo importante nella comunicazione. Ciò vale tanto nel public speaking, quanto nella comunicazione one to one (…). Non a caso gli oratori, i politici, gli attori, i comici (l’ordine non è casuale) hanno dedicato tempo allo studio della gestualità». E non tutti sanno che il 55% della comunicazione passa attraverso il non-verbale.
Lilia Angela Cavallo ha dedicato ai gesti manuali un divertente librettino senza pretese scientifiche, in tre lingue (italiano, inglese e francese), intitolato Il dizionario dei gesti, appena uscito per Iacobelli Editore, corredato da oltre 250 fotografie dei vari gesti che quotidianamente fanno parte del nostro comunicare e di quello di chi ci circonda. Diviso in due parti (Gesti di ogni tipo e Gesti “altri”), il volumetto è delle dimensioni di un messale tascabile, ben più “portatile” rispetto all’ormai mitico e voluminoso Dizionario dei gesti di Bruno Munari del 1994, laddove l’autore, in copertina, col dito indice appoggiato al naso, fa segno ai potenziali lettori di fare silenzio. A titolo di esempio, cito un paio di casi di gestualità estreme. Estreme sì, ma anche volgari, visto che l’autrice, giustamente, non si censura, mostrando e commentando anche esagerate trivialità che ormai fanno parte del patrimonio gestuale quotidiano di (molte) persone (non tutte, per fortuna). Si va dallo stagionato “ti faccio un culo così” per il quale con entrambe le mani, indice e pollice aperto all’altezza dell’addome, si mette in guardia l’ “avversario”, con una metafora della penetrazione anale, ormai svuotata dall’originario significato sessuale, fino al militaresco rumoroso “prrr”: si posiziona il braccio, piegato su se stesso, ad altezza petto con il pugno chiuso e si provvede a rumoreggiare creando una sorta di vuoto d’aria sotto l’ascella. Roba da film di Pierino.
A portare l’attenzione sullo studio analitico della gestualità è stata anche una serie tv americana (Lie To Me, ovvero “Mentimi”) trasmessa in Italia su Fox e poi “in chiaro” su Rete 4 e Top Crime. Il protagonista è Cal Lightman (Tim Roth), uno studioso inglese naturalizzato americano, specializzato in cinesica, ovvero lo studio dei caratteri individuali attraverso i movimenti caratteristici del corpo e, soprattutto, della faccia. La serie (che, attenzione, è pur sempre fiction, dunque la scientificità degli eventi va presa con le pinz…) si ispira agli studi dello psicologo Paul Ekman (peraltro, consulente scientifico di Lie To Me), esperto di linguaggio del corpo e di espressioni facciali. Ekman ha stabilito che buona parte dei gesti che noi facciamo, in Europa piuttosto che a New York, sono gli stessi degli abitanti di Papua, Nuova Guinea. I gesti, insomma, sono un archetipo globalizzato. Sono biologici. Si sfata così il mito della “italianità” dei gesti?
Il progetto Wizards, realizzato da Ekman insieme con Maureen O’Sullivan, ha messo in luce inoltre come le micro-espressioni facciali possano far comprendere se una persona mente o dice il vero. Un po’ come il vecchio poligrafo di Leonarde Keeler, più noto come macchina della verità, che si basa, però, su fattori fisiologici come la pressione arteriosa o la respirazione.
Chi si occupa di cinesica dev’essere dotato anche di una sorta di talento naturale, innato, non propriamente scientifico. Un test condotto su 20.000 soggetti di svariati ceti sociali, ha stabilito che soltanto 50 persone analizzate (dette “Truth Wizards”) avevano la capacità di individuare l’inganno, pur senza alcun addestramento specifico. Le ricerche di Ekman e O’Sullivan hanno portato al cosiddetto Facial Action Coding System (FACS) che classifica ogni espressione del viso (ma non solo). Considerando che le micro-espressioni facciali (involontarie e dunque incontrollabili in tutti noi) appaiono in un 1/25 di secondo per poi scomparire, l’intuizione immediata è fondamentale per “leggerle”.
Si tratta di di sette espressioni: rabbia, paura, tristezza, disgusto, sorpresa, disprezzo e felicità. Ekman sostiene che chiunque possa imparare a individuare le emozioni nascoste se preparato adeguatamente. Anche per questo – ma anche grazie al successo di Lie To Me – i corsi di cinesica (seri o truffaldini) si stanno diffondendo a macchia d’olio. Anche in Italia. Attenti, dunque, cari pinocchietti, non solo il Grande Fratello tecnologico vi controlla, ma anche la cinesica…