La richiesta di sospensiva revocata il 29 dicembre? “Potrà essere reiterata”. Il ricorso al Tar contro il decreto del presidente del Consiglio dei Ministri che contiene il Piano Ambientale per Ilva? “Non verrà ritirato”. A 24 ore dal passo indietro rispetto alle mosse che secondo il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda rischiavano di sfociare nello spegnimento del siderurgico tarantino, il governatore pugliese Michele Emiliano e il sindaco di Taranto Rindalo Melucci riaccendono la polemica con il governo. Facendo sapere che chiederanno “un atto giuridicamente rilevante che modifichi il Dpcm che contiene il piano ambientale Ilva nella direzione richiesta da Regione Puglia e Comune di Taranto”.
Questo sulla base “della disponibilità del Mise” ad elaborare un documento in questa direzione. Fino alla stipula di questa intesa, il ricorso al Tar “non verrà ritirato”. E la richiesta di sospensiva revocata “potrà essere reiterata, se si blocca la trattativa”, ha spiegato Emiliano al termine di una riunione con Melucci e gli staff tecnici di Regione e Comune. “Per la Regione Puglia oggi Taranto è una sorta di linea del Piave”, ha ribadito il presidente della Regione. “Non possiamo fare un passo indietro rispetto al nostro diritto-dovere di tutelare la salute dei cittadini tarantini. Ora aspettiamo la convocazione dal presidente del Consiglio Gentiloni, perché io e il sindaco di Taranto gli andremo a consegnare le ipotesi su cui intendiamo lavorare, e chiediamo al presidente del Consiglio che dia personalmente gli indirizzi di lavoro ai vari uffici tecnici”, perché la sua “terzietà è l’unica garanzia della buona prosecuzione del lavoro”.
Emiliano ha aggiunto che nel Dpcm “ci sono moltissimi vizi” e “ci stavano chiedendo di revocare gli atti di impugnativa per evitare che questa illegittimità fosse dichiarata dal Tar”. “Noi – ha precisato – pensiamo invece che questi profili di illegittimità possano essere corretti con un atto giuridicamente rilevante che vincoli governo, Regione, Comune, l’acquirente e i sindacati all’accoglimento, in tutto o in parte, delle osservazioni avanzate da Regione e Comune”. Quanto a una possibile richiesta di accelerare gli interventi di ambientalizzazione, Melucci ha detto che “dalle analisi dei nostri tecnici, dopo il tavolo istituzionale romano, siamo saliti a una quota di migliorie tecnologiche e di tempistica proposte dalla comunità locale, pari quasi al 20% delle potenzialità dell’Aia”.
Intanto il presidente di Peacelink Alessandro Marescotti ha diffuso una nota in cui sostiene che “senza la sospensiva il ricorso penderà come una spada di Damocle su una multinazionale che già ha ottenuto che il contratto di cessione rimanga segreto e che ora chiede per di più garanzie finanziarie nel caso il Tar dia ragione agli enti locali, attraverso una modifica del contratto di cessione”. Per questo “è arrivato il momento di chiedere a gran voce che venga reso pubblico il contratto di cessione dell’Ilva ad ArcelorMittal“.