Il loro gusto, secondo chi li ha assaggiati, va dalla nocciola alla vaniglia al sentore di agrumi: sono ancora pochi in Italia coloro che hanno osato provare gli insetti, che siano tostati, essiccati o cotti partendo dal materiale vivo. Gli insetti commestibili, secondo la Fao, sono 1900, i più consumati nel mondo sono i grilli, le tarme della farina, la mosca soldato nera. Molto amate sono poi le cavallette. Dal primo gennaio 2018 anche gli italiani, se lo vorranno, potranno consumarli. E l’imminente applicazione del regolamento Ue sui Novel Food (EU2283/2015) ha innescato un notevole fermento. L’evento pre-natalizio al Parco Tecnologico Padano di Lodi, che ha raccolto curiosi, appassionati e possibili operatori di mercato era molto affollato. E negli ultimi mesi del 2017 si sono moltiplicate le degustazioni private, organizzate utilizzando prodotti ordinati online e importati dall’estero nonostante il rischio di vederli bloccati in dogana. Il potenziale è enorme e il business alimentare vale oro, ma il nostro paese non è ancora pronto.
Nonostante l’entrata in vigore della regolamentazione Ue, infatti, passeranno mesi prima che gli insetti facciano realmente la loro comparsa nei supermercati o nei ristoranti. Anche più tempo trascorrerà prima che sia possibile trovare in vendita insetti commestibili e loro derivati allevati in Italia. “L’Italia sarà un player passivo, almeno all’inizio. Siamo in ritardo. Manca il quadro normativo nazionale per la produzione”, commenta Marco Ceriani, Ceo e fondatore di ItalBugs, startup italiana incubata nell’acceleratore Alimenta del Parco Tecnologico Padano ma costretta a spostarsi in Olanda per la produzione. Per entrare sul mercato Ue le nostre aziende potrebbero impiegare mesi per completare le procedure necessarie. La regolamentazione europea prevede infatti che il nuovo alimento sia presentato alla Commissione Ue provvisto di una lunga serie di documenti che ne attestino la sicurezza, oltre che il corretto processo di produzione. Se la Commissione non sarà convinta, potrà chiedere una valutazione da parte di EFSA, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare. E mentre l’Italia si presenta all’appuntamento con gli insetti sprovvista di regole interne, i produttori di Belgio, Olanda, Gran Bretagna e Francia aumentano il loro vantaggio grazie a legislazioni nazionali che hanno consentito l’avvio di aziende di produzione professionali. Per quanto riguarda i paesi extra Ue, se supereranno il processo di selezione della Commissione Ue, potranno entrare nel territorio europeo. La Thailandia si sta preparando: ha già emanato i codici di esportazione doganali per grilli, cavallette, larve e altri insetti.
Così, i primi a essere messi in vendita saranno insetti e derivati prodotti da aziende estere. Per il nostro Paese, al momento, non esiste legislazione interna, benché il regolamento Ue sui Novel Food risalga al 2015: “Importeremo e non potremo allevarli e produrre cibo a base d’insetti sul nostro territorio. Mancano le leggi che regolamentino un allevamento”, spiega ancora Marco Ceriani. Un danno per gli allevatori italiani che producono da anni per la sola alimentazione animale e che attendono di capire come trasformare il loro allevamento per l’alimentazione umana. “E’ il mio sogno – conferma Michele Bruno, che alleva grilli e camole dal 2007 – ma in questa situazione non posso operare. I miei grilli e le mie camole sono stati analizzati e potrebbero essere consumati anche dall’uomo senza alcun timore”. Così la soluzione per chi non rinuncia a lavorare resta oltre confine, nel resto d’Europa. Anche 21bites, il primo eCommerce europeo che commercializza insetti e derivati ha deciso di stabilirsi fuori dall’Italia. Fondato da un italiano, Lorenzo Pezzato, ha sede a Londra.
In molti indicano gli insetti come cibo del futuro, per le loro proprietà e la loro sostenibilità, ma c’è anche una partita economica da giocare. “Il mercato c’è – afferma convinto Ceriani. A Bruxelles il commissario per la Food Quality, Vytenis Andriukaitis, ha definito il settore ‘un mercato giovane e interessante’. Ci sono circa un centinaio di aziende europee che lavorano sugli insetti. La Svizzera ha investito 8 milioni di franchi, una cifra comparabile a quella investita in Olanda”. Diverse analisi di mercato fatte da istituti di ricerca internazionali confermano le potenzialità economiche del settore anche perché, rispetto ad allevamenti di bovini o polli, gli investimenti iniziali sono ridotti. Secondo una previsione di Global Market Insignts, nel 2023 il mercato globale degli insetti supererà il mezzo miliardo di dollari. E il solo mercato europeo si attesterà sui 46 milioni di dollari. Secondo Persistence Market Research, che ha analizzato le prospettive dal 2016 fino al 2024, l’Europa potrà godere di un tasso di rendimento medio (CAGR), nel periodo considerato, del 7.3%, il più alto fra le regioni analizzate (Europa, Nord America, Asia e Pacifico, Medio Oriente e Africa). Qualunque sia la paternità della ricerca, tutti gli istituti indicano l’Europa come una regione con un ottimo tasso di crescita.
In Francia l’azienda Ynsect si sta attrezzando per automatizzare molte fasi del processo di produzione con lo scopo massimizzare gli standard sanitari e la capacità produttiva abbattendo i costi. Nel 2017 l’azienda è stata premiata al World AgriTech Innovation Summit di San Francisco, evento che si concentra sull’adozione di tecnologie che favoriscano la sostenibilità in ambito agricolo. E mentre ci avviamo verso un pianeta che nel 2050 potrebbe ospitare una popolazione di 9,8 miliardi di esseri umani, gli insetti sembrano essere una fonte sostenibile di proteine, ricca di fibre e micronutrienti oltre che di Omega 3. Per il loro allevamento serve molta meno acqua, producono meno gas serra e hanno un alto tasso di conversione nutrizionale: si sa infatti che gli insetti possono convertire 2 kg di cibo in un kg di massa corporea mentre per un bovino servono ben 8 kg di cibo per avere 1 kg di peso corporeo. I detrattori sostengono che, soprattutto in Italia dove la cultura del cibo tradizionale è molto sentita, gli insetti non avranno futuro. Eppure le degustazioni che due blogger e divulgatrici scientifiche, Giulia Tacchini e Giulia Maffei, organizzano con la loro associazione, Entonote, da un anno sono sempre esauriti. Il pastaio Riccardo Felicetti di Pasta Felicetti ha annunciato che sta sperimentato la farina di grillo in impianti separati rispetto a quelli utilizzati per la pasta tradizionale, dimostrando disponibilità a investire. E secondo una fonte interna a una delle aziende fra i maggiori player mondiali di pasta “ci vorrà ancora qualche anno ma prima di quanto s’immagini arriverà nei supermercati la pasta fatta con farina di insetti”. La grande distribuzione è poi pronta: “Stanno solo aspettando di potere inserire i prodotti sugli scaffali, sono stato contattato più volte”, conferma Marco Ceriani di ItalBugs.