“Ho chiesto al Tribunale di Roma il giudizio immediato nel procedimento aperto nei miei confronti dalla procura capitolina. Desidero che sia accertata quanto prima la verità giuridica dei fatti”. Così la sindaca di Roma Virginia Raggi su Facebook, riguardo l’inchiesta nomine che vede l’esponente del M5s indagata per falso ideologico in relazione alla nomina di Renato Marra, fratello di Raffaele, alla direzione turismo del Campidoglio. “Sono certa della mia innocenza e non voglio sottrarmi ad alcun giudizio. Ho piena fiducia nella giustizia e credo fermamente che la trasparenza sia uno dei valori più importanti della nostra amministrazione”, ha aggiunto. Il giudizio immediato è un rito alternativo con il quale si salta l’udienza preliminare e si va direttamente in dibattimento.
Una decisione, quella dei legali della sindaca, che le consente di non presentarsi il 9 gennaio all’udienza preliminare davanti al Gup: “Non parteciperemo all’udienza preliminare perché avendo depositato la richiesta di giudizio immediato il Gup può decidere lo stralcio della nostra posizione e il rinvio a un altro Gip”, ha detto il legale di Raggi, Alessandro Mancori.
I fatti: il 12 dicembre 2016 Virginia Raggi era stata chiamata a dare chiarimenti alla responsabile anticorruzione del Campidoglio, Maria Rosaria Turchi, sulla nomina di Renato Marra. In una memoria inviata a quest’ultima e destinata all’Anac, la sindaca scriveva che il ruolo di Raffaele Marra rispetto alla nomina del fratello era stato “di mera pedissequa esecuzione delle determinazioni da me assunte, senza alcuna partecipazione alle fasi istruttorie, di valutazione e decisionali, peraltro affidate in via esclusiva dalla normativa vigente. Il Dott. Raffaele Marra – proseguiva la sindaca – si è limitato a compiti di mero carattere compilativo“. Ma le intercettazioni raccontavano un’altra verità, cioè che l’ex braccio destro della Raggi aveva avuto un ruolo centrale nella decisione.
La Procura di Roma aveva chiesto il rinvio a giudizio del sindaco di Roma il 28 settembre, sollecitando l’archiviazione per il reato di abuso d’ufficio. Il falso è contestato per la nomina del fratello dell’ex finanziere Raffaele Marra, arrestato il 16 dicembre 2016, al vertice del dipartimento del turismo. L’abuso d’ufficio riguardava la promozione di Salvatore Romeo , il funzionario che aveva intestato alla sindaca due polizze vita per un valore di 33mila euro, a capo della segreteria politica. Nella richiesta di processo per il sindaco, i magistrati avevano fatto cadere l’aggravante “dell’aver commesso il reato per eseguirne od occultarne un altro” e nel motivare l’archiviazione per l’abuso d’ufficio avevano sottolineato che nella nomina di Romeo, per la cui posizione è stata chiesta l’archiviazione, non è riscontrabile il dolo da parte del sindaco.
Il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Francesco Dall’Olio avevano anche chiesto di archiviare la Raggi dall’accusa di abuso d’ufficio in relazione alla nomina di Marra. Reato contestato anche al fratello Raffaele, all’epoca capo del personale del sindaco, per il quale i pm hanno chiesto il processo. L’ex braccio destro del sindaco, attualmente sotto processo per corruzione, secondo la Procura si sarebbe dovuto astenere da quella nomina in quanto coinvolgeva il fratello e invece se ne occupò in prima persona.