Un romanzo familiare e forse criminale. Un padre muore, il figlio maggiore sospetta dell’omicidio il proprio fratello. Che stando alla Procura di Napoli ,il 28 novembre 2016, lo ammazza con 40 coltellate. Il nuovo capitolo di questa storia è stato scritto ieri pomeriggio a Siviglia quando Luca Materazzo, 36 anni una laurea in giurisprudenza, è stato arrestato per la morte dell’ingegnere Vittorio Materazzo, 51 anni, trucidato, nell’androne della sua abitazione in via Maria Cristina di Savoia, nel quartiere di Chiaia, a Napoli. Sul coltello trovato a poca distanza dal cadavere è stato trovato il suo Dna acquisito facendogli bere una camomilla. Poco giorni dopo l’omicidio del fratello l’uomo era sparito nel nulla.
La polizia spagnola lo ha catturato in un bar del centro dove l’uomo lavorava come cameriere: nei suoi confronti era stata emessa il 21 dicembre 2016 un’ordinanza di custodia cautelare in carcere con l’accusa di omicidio premeditato. L’arresto di ieri è avvenuto durante un controllo di una pattuglia dell’Udyco Grupo III. L’uomo, prima sospettato poi indiziato, era riuscito a far perdere le sue tracce. Era stato localizzato l’ultima volta il 10 dicembre 2016 a Napoli, da dove si era spostato in bus verso Genova. Gli investigatori di Squadra Mobile, Ros e Gico avevano concentrato le ricerche in Spagna, Francia e Inghilterra. Durante le indagini tutto il mondo relazionale di Materazzo era stato costantemente monitorato e scandagliato, costringendolo probabilmente ad isolarsi, a recidere ogni tipo di rapporto con parenti e conoscenti, per non consentire agli investigatori di localizzarlo.
Materazzo era stato anche indagato per la morte del padre, ma il pm lo scorso giugno aveva chiesto l’archiviazione del fascicolo sulla morte di Lucio Materazzo, spirato nel 2013 all’età di 81 anni, perché dall’autopsia eseguita sulla salma che venne riesumata nel marzo scorso, non era stato possibile stabilire la causa del decesso. L’unico risultato scaturito dalla perizia medico-legale fu l’assenza di fratture. A sollecitare l’apertura di una indagine era stato nel 2014 Vittorio, convinto che il padre non fosse morto per cause naturali, ma in seguito a una violenta aggressione. Vittorio aveva avanzato sospetti su Luca che, dopo la riapertura del caso, era stato iscritto nel registro degli indagati anche per questo delitto. Il movente alla base dell’omicidio – questa la tesi degli inquirenti – sarebbe costituito da questioni di interesse economico e di eredità in ambito familiare.
Gli avvocati di Luca Materazzo avevano chiesto l’intervento del Ris per l’esame del Dna sostenendo che su uno dei coltelli trovati a
poca distanza dal corpo dell’ ingegner Vittorio Materazzo “non c’era traccia del Dna del fratello Luca” e la famiglia dell’ingegnere ha sempre espresso fiducia nella magistratura credendo nell’innocenza del 36enne. Con il rientro a Napoli l’indagato potrà rispondere alle domande del giudice per le indagini preliminari nell’interrogatorio di garanzia.