La vittima si chiamava Khadija Bencheikh ed era nata in Marocco nel 1971. Dagli esiti degli accertamenti effettuati dall'anatomopatologo sulla decina di parti del cadavere, la 46enne è stata colpita più volte violentemente alla testa. La morte, dunque, potrebbe essere avvenuta al termine di un litigio
Si chiamava Khadija Bencheikh ed era nata in Marocco nel 1971, la donna il cui cadavere è stato scoperto il 31 dicembre, smembrato in più pezzi, in una zona di campagna a Valeggio sul Mincio, nel Veronese. Il suo nome è stato diffuso idai carabinieri che stanno svolgendo le indagini sul delitto. Dagli esiti degli accertamenti effettuati dall’anatomopatologo a Verona sulla decina di parti del cadavere, la 46enne è stata colpita più volte violentemente alla testa con un corpo contundente non affilato che ha provocato lesioni al cervello. L’autopsia, secondo quanto riferisce l’Ansa, ha anche confermato che il cadavere è stato tagliato con una sega circolare.
La morte, dunque, potrebbe essere avvenuta al termine di un litigio con una persona che la donna conosceva. Gli investigatori stanno scandagliando la vita sentimentale della vittima, dall’ex marito all’attuale compagno, senza trascurare altre frequentazioni recenti. Khadija Bencheikh, divorziata dal marito nel 2009, viveva regolarmente in Italia da una ventina d’anni, e da qualche anno si era stabilita a Verona. Le indagini avevano già accertato che la donna non è stata uccisa nei campi dove è stato ritrovato il suo cadavere smembrato.
Chi l’ha assassinata, sezionandola dopo la morte, ha trasportato con un sacchetto di nylon azzurro e una sacca da palestra blu i monconi del cadavere, abbandonandoli nel campo. Addosso la 46enne aveva solo la biancheria intima: un paio di slip a righe rosse e blu e dei calzini bianchi. E’ altrettanto sicuro che la macabra messinscena – le parti sezionate erano sparse a semicerchio in un raggio di 3-4 metri – risalga a non più di 24 ore prima della scoperta. I vari pezzi sono stati abbandonati in un uliveto frequentato abitualmente da animali selvatici, nella speranza, probabilmente, che i resti venissero cancellati.